Il concetto di abilismo e della sua negazione dis-abilismo sono frutto di una costruzione storica, sociale e culturale che legano e relegano l’inserimento nella società degli esseri umani e la loro accettazione ad eventuali caratteristiche e specificità del loro corpo; una società che tende a negare, omettere e/o punire il corpo, divenuto nel tempo depositario di ogni forma di discriminazione ed emarginazione. I concetti di razza, genere e abilismo fanno, infatti, riferimento ad un corpo altro, rispetto al normativo modello occidentale di uomo bianco e abile, in quanto potenzialmente produttivo. I Disability Critical Race Studies (DisCrit) studiano come i marcatori di identità si intersechino con la disabilità, producendo iniquità ed esclusione e come l’interdipendenza delle loro componenti costituisca il fondamento della concezione della normalità. Il modello intersezionale dei DisCrit punta a mostrare come il razzismo e dell’abilismo siano in realtà “processi di normalizzazione interconnessi e collusivi” che si catalizzano e alimentano in modo reciproco, diventando generatori di esclusione e marginalizzazione anche nella sfera educativa. (Ferri, 2015) Studi condotti in ambito di psicologia cognitiva e neuroscienza sottolineano il legame tra il cervello, il movimento e la "comprensione pratica" della realtà. La percezione umana si configura come un processo che prepara il corpo a reagire all'ambiente mediante azioni, basato su esperienze passate memorizzate a livello cerebrale. Questo meccanismo consente di evitare situazioni svantaggiose e perseguire scelte vantaggiose, sottolineando come l'apprendimento sia fortemente connesso alle esperienze corporee. Nello specifico contesto scolastico, queste ricerche mettono in evidenza la scuola come strumento di controllo e costrizione corporea. Le pratiche e le valutazioni orientate alla standardizzazione e alla classificazione, sostenute dal concetto socialmente costruito di abilità, mirano all'esercizio del potere e del controllo. Spesso le prospettive convenzionali sull'apprendimento pongono l'enfasi sulla mente trascurando il ruolo cruciale del corpo, valorizzano la capacità di astrazione, generalizzazione e applicazione di principi e regole, trascurando come le esperienze dirette e corporee con il mondo esterno possano generare un apprendimento significativo. La decostruzione del concetto di razzismo e abilismo nonché l’attenzione ai contesti giuridici, storici, ideologici e culturali in cui sono stati generati e perpetrati richiama ad un nuovo paradigma, come emerge in modo implicito da numerosi contributi in campo educativo e neuroscientifico. Si ritiene, dunque, necessario un nuovo modello incentrato sulla totalità ed unicità della persona in tutti i settori della sua vita, che non ometta, emargini o sacrifichi la corporeità e che conduca all’emancipazione del corpo da detentore della discriminazione a scrigno della ricchezza della diversità.

Capaci, C., Scolaro, I. (2025). Il ruolo del corpo nell’inclusione: una prospettiva dai Disability Studies e dai DisCrit. In Il ruolo del corpo nell’inclusione: una prospettiva dai Disability Studies e dai DisCrit. Pensa MultiMedia®.

Il ruolo del corpo nell’inclusione: una prospettiva dai Disability Studies e dai DisCrit

Claudia Capaci
;
Ilaria Scolaro
2025-01-01

Abstract

Il concetto di abilismo e della sua negazione dis-abilismo sono frutto di una costruzione storica, sociale e culturale che legano e relegano l’inserimento nella società degli esseri umani e la loro accettazione ad eventuali caratteristiche e specificità del loro corpo; una società che tende a negare, omettere e/o punire il corpo, divenuto nel tempo depositario di ogni forma di discriminazione ed emarginazione. I concetti di razza, genere e abilismo fanno, infatti, riferimento ad un corpo altro, rispetto al normativo modello occidentale di uomo bianco e abile, in quanto potenzialmente produttivo. I Disability Critical Race Studies (DisCrit) studiano come i marcatori di identità si intersechino con la disabilità, producendo iniquità ed esclusione e come l’interdipendenza delle loro componenti costituisca il fondamento della concezione della normalità. Il modello intersezionale dei DisCrit punta a mostrare come il razzismo e dell’abilismo siano in realtà “processi di normalizzazione interconnessi e collusivi” che si catalizzano e alimentano in modo reciproco, diventando generatori di esclusione e marginalizzazione anche nella sfera educativa. (Ferri, 2015) Studi condotti in ambito di psicologia cognitiva e neuroscienza sottolineano il legame tra il cervello, il movimento e la "comprensione pratica" della realtà. La percezione umana si configura come un processo che prepara il corpo a reagire all'ambiente mediante azioni, basato su esperienze passate memorizzate a livello cerebrale. Questo meccanismo consente di evitare situazioni svantaggiose e perseguire scelte vantaggiose, sottolineando come l'apprendimento sia fortemente connesso alle esperienze corporee. Nello specifico contesto scolastico, queste ricerche mettono in evidenza la scuola come strumento di controllo e costrizione corporea. Le pratiche e le valutazioni orientate alla standardizzazione e alla classificazione, sostenute dal concetto socialmente costruito di abilità, mirano all'esercizio del potere e del controllo. Spesso le prospettive convenzionali sull'apprendimento pongono l'enfasi sulla mente trascurando il ruolo cruciale del corpo, valorizzano la capacità di astrazione, generalizzazione e applicazione di principi e regole, trascurando come le esperienze dirette e corporee con il mondo esterno possano generare un apprendimento significativo. La decostruzione del concetto di razzismo e abilismo nonché l’attenzione ai contesti giuridici, storici, ideologici e culturali in cui sono stati generati e perpetrati richiama ad un nuovo paradigma, come emerge in modo implicito da numerosi contributi in campo educativo e neuroscientifico. Si ritiene, dunque, necessario un nuovo modello incentrato sulla totalità ed unicità della persona in tutti i settori della sua vita, che non ometta, emargini o sacrifichi la corporeità e che conduca all’emancipazione del corpo da detentore della discriminazione a scrigno della ricchezza della diversità.
2025
Capaci, C., Scolaro, I. (2025). Il ruolo del corpo nell’inclusione: una prospettiva dai Disability Studies e dai DisCrit. In Il ruolo del corpo nell’inclusione: una prospettiva dai Disability Studies e dai DisCrit. Pensa MultiMedia®.
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