È possibile che nella nostra società audiovisiva non vi sia più spazio per un momento di silenzio, per una zona di separazione, per una pausa, per un between tra suono e suono, tra immagine e immagine, tra percetto e percetto? Ed ecco che nella – affollatissima – vetrina d’una qualunque libreria ci viene in aiuto l’ultimo li- bro di Gillo Dorfles: significativamente intitolato "Horror Pleni". Già da tempo, Dorfles s’è fruttuosamente occupato di queste circostanze, più in generale dell’impatto massmediatico sulla produzione materiale e artistica del nostro tempo; per esempio in un libro del 1980 intitolato – altrettanto significativamente – L’intervallo perduto: Esiste un vo- cabolo greco che rende forse meglio di quello italiano – e oltretutto con maggiore “autorità” – il concetto che intendo affrontare e illustrare in queste pagine ed è diastema. Diastema significa, appunto, qualcosa che separa due eventi, due oggetti, due note (nel caso della matematica); ed è proprio una situazione adiastematica, o antidiastematica, di assenza intervallare, quella contro la quale ritengo si debba reagire. La cosa non è certo da prendere sotto gamba, anzi è piuttosto grave, perché perdere l’intervallo (e, soprattutto, la coscienza dell’intervallo) significa ottundere la nostra sensibilità temporale e accostarsi a una situazione di annichilimento della propria cro- nestesia: della propria sensibilità per il passare del tempo e per la discontinuità del suo procede- re. In breve: ci troviamo di fronte al più colossale e ubiquitario “inquinamento immaginifico” cui la nostra civiltà abbia mai assistito.

RUSSO, D. (2008). GILLO DORFLES, Horror Pleni. La (in)civiltà del rumore, Castelvecchi, Roma, 2008.

GILLO DORFLES, Horror Pleni. La (in)civiltà del rumore, Castelvecchi, Roma, 2008

RUSSO, Dario
2008-01-01

Abstract

È possibile che nella nostra società audiovisiva non vi sia più spazio per un momento di silenzio, per una zona di separazione, per una pausa, per un between tra suono e suono, tra immagine e immagine, tra percetto e percetto? Ed ecco che nella – affollatissima – vetrina d’una qualunque libreria ci viene in aiuto l’ultimo li- bro di Gillo Dorfles: significativamente intitolato "Horror Pleni". Già da tempo, Dorfles s’è fruttuosamente occupato di queste circostanze, più in generale dell’impatto massmediatico sulla produzione materiale e artistica del nostro tempo; per esempio in un libro del 1980 intitolato – altrettanto significativamente – L’intervallo perduto: Esiste un vo- cabolo greco che rende forse meglio di quello italiano – e oltretutto con maggiore “autorità” – il concetto che intendo affrontare e illustrare in queste pagine ed è diastema. Diastema significa, appunto, qualcosa che separa due eventi, due oggetti, due note (nel caso della matematica); ed è proprio una situazione adiastematica, o antidiastematica, di assenza intervallare, quella contro la quale ritengo si debba reagire. La cosa non è certo da prendere sotto gamba, anzi è piuttosto grave, perché perdere l’intervallo (e, soprattutto, la coscienza dell’intervallo) significa ottundere la nostra sensibilità temporale e accostarsi a una situazione di annichilimento della propria cro- nestesia: della propria sensibilità per il passare del tempo e per la discontinuità del suo procede- re. In breve: ci troviamo di fronte al più colossale e ubiquitario “inquinamento immaginifico” cui la nostra civiltà abbia mai assistito.
2008
RUSSO, D. (2008). GILLO DORFLES, Horror Pleni. La (in)civiltà del rumore, Castelvecchi, Roma, 2008.
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