Durante gli ultimi venti anni, l'architettura contemporanea ha visto emergere un nuovo approccio dello spazio costruito, relativo alle nozioni di involucro, al principio di smaterializzazione della facciata, di traslucidità, che ha determinato nuove codificazioni dello spazio interno dell'edificio e che ha contribuito a ridefinire le relazioni di quest'ultimo all’intorno urbano ed alla città. Interrogarsi sulle origini e le modalità di definizione di tale approccio nella concezione e nella costruzione dell'edificio conduce ad identificare una tematica complessa, in cui il ruolo svolto dalle nuove teorie che riguardano lo spazio costruito e la sua percezione è indissociabile da quello dei progressi tecnologici. Il saggio dimostra che una nuova nozione di dettaglio e del suo ruolo nel progetto si delinea per l'architettura europea già al volgere degli anni trenta. Accanto ai maestri che si prefiggono di costruire esclusivamente in cemento armato, secondo un approccio plastico della progettazione, altri moderni intraprendono a quest'epoca la via della costruzione in acciaio, ed in particolare quella della prefabbricazione. L'analisi della prima produzione prefabbricata degli anni 1925-1935 permette di illustrare i legami tra queste nuove pratiche e l'emergenza di un metodo in cui non si tratta più di concepire lo spazio come elemento tridimensionale, ma piuttosto di vederlo derivare a posteriori dall’assemblaggio di elementi bidimensionali prefiniti. Tale condizione di fondo comporta altre conseguenze, che agiscono sulla relazione fra dettaglio e totalità in questo nuovo processo di determinazione del progetto, e che anticipano modelli operativi oggi attivi nella produzione di numerosi architetti. I progetti in acciaio degli architetti dell’UAM in occasione dell'esposizione OTUA al Salon d’ Automne del 1934, come altri promossi dallo stesso Ufficio Tecnico, si pongono all'origine di un procedimento secondo cui, essendo i pannelli isomorfi, il dettaglio appare solo in seguito all'assemblaggio delle componenti. Se osservare il dettaglio è ancora questione di facciata (interna o esterna dell'edificio), là dove l'occhio coglie la formalizzazione dell’incastro o del montaggio fra le parti, progettare il dettaglio è invece ormai questione di sezione, cioè di giunti, di scanalature, di tamponi ammortizzatori, tutti elementi isolati che solo l'assemblaggio renderà significanti in termini spaziali. Tramite tali procedure, si modifica la nozione di dettaglio codificata nell’iconologia classica, in cui il termine è portatore di un significante chiarificatore per la totalità cui appartiene; che lo valuta come indizio, chiave interpretativa, passaggio obbligato per accedere al senso generale dell’opera. Tale nuovo tipo di dettaglio trasmette invece un'informazione parziale, diversa dal messaggio globale dell’opera, o addirittura indifferente a quest'ultimo. Si può dunque ricorrere ad altre codificazioni in iconografia, che vedono coincidere le ipotesi di Georges Didi- Huberman relative al concetto di pan e le implicazioni legate a tale nozione di dettaglio. Allo stesso tempo, indicando non più ciò che riguarda la piccola scala, ma qualificando la modalità di relazione che lega le componenti (montaggio, assemblaggio), il dettaglio si pone come categoria tramite cui il progetto attinge alle sue qualità generali. Risulta che, nel corso della transizione dal moderno al contemporaneo, la pratica di un procedimento progettuale ispirato a tale nuova valenza del dettaglio influisca sul procedimento di separazione della facciata dallo spazio interno dell’edificio, mediante la riduzione progressiva dello spessore degli elementi che svolgono il ruolo di perimetro. Se i moderni, costruendo in cemento armato, si misurano con una nuova declinazione della facciata tuttavia ancora legata ad una scansione canonica (attacco a terra, elevazione, coronamento), l’ approccio fondato sull'assemblaggio porta a determinare invece i caratteri di una facciata concepita come mero involucro, e svela in filigrana le implicazioni poi legate all’avvento della nuova dimensione architettonica delle membrane sensibili.
TESORIERE, Z., Arici, M., Balsamo, M., Cardamone, G., Cottone, A., Culotta, P., et al. (2008). Il montaggio del dettaglio. Nuove concezioni dello spazio in architettura. In M.I. Vesco (a cura di), La concezione dello spazio in architettura (pp. 144-153). Palermo : Grafill.
Il montaggio del dettaglio. Nuove concezioni dello spazio in architettura
TESORIERE, Z;Arici, M;Balsamo, M;Cardamone, G;Cottone, A;Culotta, P;De Simone, F;Di Leo, P;Giunta, S;Leone, G;Leone, M;Leone, NG;Panzarella, M;Sturiano, FA;Vesco, MI
2008-01-01
Abstract
Durante gli ultimi venti anni, l'architettura contemporanea ha visto emergere un nuovo approccio dello spazio costruito, relativo alle nozioni di involucro, al principio di smaterializzazione della facciata, di traslucidità, che ha determinato nuove codificazioni dello spazio interno dell'edificio e che ha contribuito a ridefinire le relazioni di quest'ultimo all’intorno urbano ed alla città. Interrogarsi sulle origini e le modalità di definizione di tale approccio nella concezione e nella costruzione dell'edificio conduce ad identificare una tematica complessa, in cui il ruolo svolto dalle nuove teorie che riguardano lo spazio costruito e la sua percezione è indissociabile da quello dei progressi tecnologici. Il saggio dimostra che una nuova nozione di dettaglio e del suo ruolo nel progetto si delinea per l'architettura europea già al volgere degli anni trenta. Accanto ai maestri che si prefiggono di costruire esclusivamente in cemento armato, secondo un approccio plastico della progettazione, altri moderni intraprendono a quest'epoca la via della costruzione in acciaio, ed in particolare quella della prefabbricazione. L'analisi della prima produzione prefabbricata degli anni 1925-1935 permette di illustrare i legami tra queste nuove pratiche e l'emergenza di un metodo in cui non si tratta più di concepire lo spazio come elemento tridimensionale, ma piuttosto di vederlo derivare a posteriori dall’assemblaggio di elementi bidimensionali prefiniti. Tale condizione di fondo comporta altre conseguenze, che agiscono sulla relazione fra dettaglio e totalità in questo nuovo processo di determinazione del progetto, e che anticipano modelli operativi oggi attivi nella produzione di numerosi architetti. I progetti in acciaio degli architetti dell’UAM in occasione dell'esposizione OTUA al Salon d’ Automne del 1934, come altri promossi dallo stesso Ufficio Tecnico, si pongono all'origine di un procedimento secondo cui, essendo i pannelli isomorfi, il dettaglio appare solo in seguito all'assemblaggio delle componenti. Se osservare il dettaglio è ancora questione di facciata (interna o esterna dell'edificio), là dove l'occhio coglie la formalizzazione dell’incastro o del montaggio fra le parti, progettare il dettaglio è invece ormai questione di sezione, cioè di giunti, di scanalature, di tamponi ammortizzatori, tutti elementi isolati che solo l'assemblaggio renderà significanti in termini spaziali. Tramite tali procedure, si modifica la nozione di dettaglio codificata nell’iconologia classica, in cui il termine è portatore di un significante chiarificatore per la totalità cui appartiene; che lo valuta come indizio, chiave interpretativa, passaggio obbligato per accedere al senso generale dell’opera. Tale nuovo tipo di dettaglio trasmette invece un'informazione parziale, diversa dal messaggio globale dell’opera, o addirittura indifferente a quest'ultimo. Si può dunque ricorrere ad altre codificazioni in iconografia, che vedono coincidere le ipotesi di Georges Didi- Huberman relative al concetto di pan e le implicazioni legate a tale nozione di dettaglio. Allo stesso tempo, indicando non più ciò che riguarda la piccola scala, ma qualificando la modalità di relazione che lega le componenti (montaggio, assemblaggio), il dettaglio si pone come categoria tramite cui il progetto attinge alle sue qualità generali. Risulta che, nel corso della transizione dal moderno al contemporaneo, la pratica di un procedimento progettuale ispirato a tale nuova valenza del dettaglio influisca sul procedimento di separazione della facciata dallo spazio interno dell’edificio, mediante la riduzione progressiva dello spessore degli elementi che svolgono il ruolo di perimetro. Se i moderni, costruendo in cemento armato, si misurano con una nuova declinazione della facciata tuttavia ancora legata ad una scansione canonica (attacco a terra, elevazione, coronamento), l’ approccio fondato sull'assemblaggio porta a determinare invece i caratteri di una facciata concepita come mero involucro, e svela in filigrana le implicazioni poi legate all’avvento della nuova dimensione architettonica delle membrane sensibili.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.