Il Manicomio di Sassari fu costruito tra il 1896 e il 1904, in località Rizzeddu, dall’ingegnere della Provincia di Sassari Domenico Cordella sulla base del progetto redatto nel 1894 da Eugenio Manunta Bruno con la consulenza dell’alienista Federico Rivano. Il progetto era improntato alla massima economicità, all’utilizzo razionale delle strutture ricettive e consistente in un sistema di sei distinti padiglioni isolati disposti secondo un doppio sistema assiale. Lungo l’asse principale, in direzione nord-ovest sud-est, erano ubicati l’edificio dell’amministrazione e il padiglione dei servizi comuni, mentre lungo il secondo asse erano distribuiti, opportunamente distanziati, i quattro padiglioni per i degenti, due per ciascun sesso, suddivisi per gli internati “tranquilli” e per quelli “agitati”. Le ristrettezze economiche avevano impedito la realizzazione, prevista da Manunta Bruno, della “tettoia in zinco sostenuta da colonnine in ghisa” che aveva lo scopo di collegare l’intero sistema degli edifici “senza far uso di porticati, troppo costosi, o di gallerie, le quali dovrebbero essere assolutamente bandite in queste costruzioni” . L’impianto generale sembra essere allusivo di una dimensione urbana fortemente gerarchizzata attorno all’asse gravitazionale composto dalla duplice polarità chiesa-casina dell’amministrazione. Allo stesso modo, il disegno del parco non costituisce un mero episodio collaterale al sistema architettonico, ma diviene elemento fondamentale della qualità dell’intervento. L’insieme dei padiglioni destinati agli internati appare estremamente castigato nelle forme espressive dei singoli edifici che risultano scevri da qualunque apparato decorativo. Le piante, a sviluppo rettilineo, presentano un lieve aggetto del blocco centrale stretto tra le due ali dei dormitori e destinato ai servizi. Il tema compositivo uniforme delle facciate è costituito da possenti paraste bugnate che incorniciano teorie di slanciate finestre rettangolari con sopraluce Numerosi furono gli ampliamenti realizzati, a più riprese, tra il 1907 e il 1957 quando sarà completato lo scenario dell’area manicomiale che, nella sua massima espansione, si comporrà di sedici distinte strutture immerse in un vasto parco di pioppi, cipressi e pini. Rimase in funzione sino al 1998, ma già nel 1982 le competenze erano state trasferite all’Asl locale che, oggi, ne mantiene la proprietà insieme all’Ersu. Entrambe le istituzioni hanno avviato un piano di recupero e riutilizzazione

Di Benedetto, G. (2013). Manicomio Rizzeddu di Sassari. In C. Ajroldi, C. Lenza, M.L. Neri, M.A. Crippa, L.A. Guardamagna (a cura di), I complessi manicomiali in Italia tra Otto e Novecento (pp. 10-13). MIlano : Electa.

Manicomio Rizzeddu di Sassari

DI BENEDETTO, Giuseppe
2013-01-01

Abstract

Il Manicomio di Sassari fu costruito tra il 1896 e il 1904, in località Rizzeddu, dall’ingegnere della Provincia di Sassari Domenico Cordella sulla base del progetto redatto nel 1894 da Eugenio Manunta Bruno con la consulenza dell’alienista Federico Rivano. Il progetto era improntato alla massima economicità, all’utilizzo razionale delle strutture ricettive e consistente in un sistema di sei distinti padiglioni isolati disposti secondo un doppio sistema assiale. Lungo l’asse principale, in direzione nord-ovest sud-est, erano ubicati l’edificio dell’amministrazione e il padiglione dei servizi comuni, mentre lungo il secondo asse erano distribuiti, opportunamente distanziati, i quattro padiglioni per i degenti, due per ciascun sesso, suddivisi per gli internati “tranquilli” e per quelli “agitati”. Le ristrettezze economiche avevano impedito la realizzazione, prevista da Manunta Bruno, della “tettoia in zinco sostenuta da colonnine in ghisa” che aveva lo scopo di collegare l’intero sistema degli edifici “senza far uso di porticati, troppo costosi, o di gallerie, le quali dovrebbero essere assolutamente bandite in queste costruzioni” . L’impianto generale sembra essere allusivo di una dimensione urbana fortemente gerarchizzata attorno all’asse gravitazionale composto dalla duplice polarità chiesa-casina dell’amministrazione. Allo stesso modo, il disegno del parco non costituisce un mero episodio collaterale al sistema architettonico, ma diviene elemento fondamentale della qualità dell’intervento. L’insieme dei padiglioni destinati agli internati appare estremamente castigato nelle forme espressive dei singoli edifici che risultano scevri da qualunque apparato decorativo. Le piante, a sviluppo rettilineo, presentano un lieve aggetto del blocco centrale stretto tra le due ali dei dormitori e destinato ai servizi. Il tema compositivo uniforme delle facciate è costituito da possenti paraste bugnate che incorniciano teorie di slanciate finestre rettangolari con sopraluce Numerosi furono gli ampliamenti realizzati, a più riprese, tra il 1907 e il 1957 quando sarà completato lo scenario dell’area manicomiale che, nella sua massima espansione, si comporrà di sedici distinte strutture immerse in un vasto parco di pioppi, cipressi e pini. Rimase in funzione sino al 1998, ma già nel 1982 le competenze erano state trasferite all’Asl locale che, oggi, ne mantiene la proprietà insieme all’Ersu. Entrambe le istituzioni hanno avviato un piano di recupero e riutilizzazione
2013
Settore ICAR/14 - Composizione Architettonica E Urbana
Di Benedetto, G. (2013). Manicomio Rizzeddu di Sassari. In C. Ajroldi, C. Lenza, M.L. Neri, M.A. Crippa, L.A. Guardamagna (a cura di), I complessi manicomiali in Italia tra Otto e Novecento (pp. 10-13). MIlano : Electa.
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