Esistono architetture le cui travagliate vicissitudini, se comprese in rapporto con la storia della città cui appartengono, finiscono per far assumere, alle stesse architetture, un ruolo emblematico e simbolico. Se, oltretutto, la città di riferimento per queste architetture è Palermo, si finisce per constatare, inevitabilmente, come la sua principale attitudine sembra essere stata, nel corso di una lunga storia edificatrice, una disseminazione di architetture o di fatti urbani in cui rispecchiarsi, in quanto vere e proprie sineddoche, parti rappresentative del tutto. Sembrerebbe, quasi, che Palermo ritragga se stessa, con le sue molteplici contraddizioni, in molte delle architetture che più la rappresentano e ne riproducono la "forma" intesa come eidos, nella sfera concettuale del lógos e nelle relazioni di questo con il mýthos. Parafrasando il celebre aforisma di Karl Kraus, «in un vero ritratto si deve riconoscere quale pittore esso rappresenta», e traslitterandolo dall’arte pittorica a quella architettonica, potremmo affermare che in ogni “vera architettura”, se profondamente radicata nella cultura e nella storia di un luogo, si dovrebbe poter identificare la città o l’idea di città che raffigura. Palazzo Ventimiglia di Belmonte è senza alcun dubbio una di queste effigi urbane intrise di una dimensione simbolica e mitopoietica per certi versi unica. Essa è, infatti, una delle dimore nobiliari più emblematiche, simboliche e paradigmatiche e rappresentative della città intra mœnia, nonostante nella sua immagine e nella sua residua configurazione fisica attuale, evocatrice di una straordinaria e aulica condizione ormai definitivamente perduta, mostri una facies temporalmente più vicina al nostro presente che alle millenarie origini della Panormos fenicio-punica nel cui cuore sorge e si erge.
Di Benedetto, G. (2025). Dagli Afflitto ai Ventimiglia ai Riso: Palazzo Belmonte metafora della città. In Riso Open (pp. 25-47). Palermo : Riso Museo Regionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Palermo.
Dagli Afflitto ai Ventimiglia ai Riso: Palazzo Belmonte metafora della città
Di Benedetto, Giuseppe
2025-05-01
Abstract
Esistono architetture le cui travagliate vicissitudini, se comprese in rapporto con la storia della città cui appartengono, finiscono per far assumere, alle stesse architetture, un ruolo emblematico e simbolico. Se, oltretutto, la città di riferimento per queste architetture è Palermo, si finisce per constatare, inevitabilmente, come la sua principale attitudine sembra essere stata, nel corso di una lunga storia edificatrice, una disseminazione di architetture o di fatti urbani in cui rispecchiarsi, in quanto vere e proprie sineddoche, parti rappresentative del tutto. Sembrerebbe, quasi, che Palermo ritragga se stessa, con le sue molteplici contraddizioni, in molte delle architetture che più la rappresentano e ne riproducono la "forma" intesa come eidos, nella sfera concettuale del lógos e nelle relazioni di questo con il mýthos. Parafrasando il celebre aforisma di Karl Kraus, «in un vero ritratto si deve riconoscere quale pittore esso rappresenta», e traslitterandolo dall’arte pittorica a quella architettonica, potremmo affermare che in ogni “vera architettura”, se profondamente radicata nella cultura e nella storia di un luogo, si dovrebbe poter identificare la città o l’idea di città che raffigura. Palazzo Ventimiglia di Belmonte è senza alcun dubbio una di queste effigi urbane intrise di una dimensione simbolica e mitopoietica per certi versi unica. Essa è, infatti, una delle dimore nobiliari più emblematiche, simboliche e paradigmatiche e rappresentative della città intra mœnia, nonostante nella sua immagine e nella sua residua configurazione fisica attuale, evocatrice di una straordinaria e aulica condizione ormai definitivamente perduta, mostri una facies temporalmente più vicina al nostro presente che alle millenarie origini della Panormos fenicio-punica nel cui cuore sorge e si erge.File | Dimensione | Formato | |
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