Parafrasando il celebre aforisma di Karl Kraus ‒ «in un vero ritratto si deve riconoscere quale pittore esso rappresenta» ‒ e traslitterandolo alla straordinarietà delle espressioni d’arte di Enzo Venezia, potremmo affermare che, in ognuna delle sue opere della mostra “Ruggine”, si riesce ad identificare la città e l’idea di città che raffigura ma, soprattutto, come in un continuo autoritratto, l’artefice di questa narrazione artistica. Enzo Venezia, prova costantemente a restituire l’ontogenesi delle città di Palermo, riassumendola nella processualità della sua complessa filogenesi. Tutte le dimensioni visionarie della città proposte costituiscono una eloquente espressione del vero reale respiro fisiologico di Palermo, costituto dalla dialettica e forzata compresenza, nel suo unico multiforme corpo, delle antiche plurime anime del passato e dell’unica anima del presente, espressione di una interiorità fragile ed asfittica. Potremmo affermare che “Ruggine” restituisca, nelle sue variegate espressioni figurali, quel processo epistemologico proprio del pensiero platonico che trova nella triade Mimesis, Metessi e Parusia i fondamenti stessi dell’azione conoscitiva delle cose, della realtà sensibile e tangibile, ma soprattutto delle idee che la sostanziano. Nella sublime e sublimante visionarietà artistica di Enzo Venezia si cela, in realtà, una precisa eidos di Palermo, con solidi fondamenti archetipici, in grado di divenire espressione fisica ed eloquente che richiama altro da sé in quanto, secondo la formula agostiniana propria del concetto filosofico di interpretazione, essa è aliquid stat pro aliquo. Ovvero, essa costituisce, nella visibile tangibilità delle opere, qualcosa che rimanda sempre a qualcos’altro. Un altro che diviene immateriale e invisibile, in quanto manifestazione di una εἶδος, ovvero di una forma e aspetto dell’essenza dell’intuizione concettuale delle cose. Questo carattere d’ambiguità, questo “dire” senza “definire”, questo rappresentare attraverso la complessità armonica di un ricco e variegato repertorio iconico e, talvolta, attraverso il “silenzio” dei quadri bicromatici, pervade la magistrale arte di Enzo Venezia.

Di Benedetto, G. (2025). Costellazioni simboliche e immaginali della trasmutata Palermo. In E. Di Stefano (a cura di), Ruggine (pp. 40-44). Lecco : Piuma.

Costellazioni simboliche e immaginali della trasmutata Palermo

Di Benedetto, Giuseppe
2025-01-01

Abstract

Parafrasando il celebre aforisma di Karl Kraus ‒ «in un vero ritratto si deve riconoscere quale pittore esso rappresenta» ‒ e traslitterandolo alla straordinarietà delle espressioni d’arte di Enzo Venezia, potremmo affermare che, in ognuna delle sue opere della mostra “Ruggine”, si riesce ad identificare la città e l’idea di città che raffigura ma, soprattutto, come in un continuo autoritratto, l’artefice di questa narrazione artistica. Enzo Venezia, prova costantemente a restituire l’ontogenesi delle città di Palermo, riassumendola nella processualità della sua complessa filogenesi. Tutte le dimensioni visionarie della città proposte costituiscono una eloquente espressione del vero reale respiro fisiologico di Palermo, costituto dalla dialettica e forzata compresenza, nel suo unico multiforme corpo, delle antiche plurime anime del passato e dell’unica anima del presente, espressione di una interiorità fragile ed asfittica. Potremmo affermare che “Ruggine” restituisca, nelle sue variegate espressioni figurali, quel processo epistemologico proprio del pensiero platonico che trova nella triade Mimesis, Metessi e Parusia i fondamenti stessi dell’azione conoscitiva delle cose, della realtà sensibile e tangibile, ma soprattutto delle idee che la sostanziano. Nella sublime e sublimante visionarietà artistica di Enzo Venezia si cela, in realtà, una precisa eidos di Palermo, con solidi fondamenti archetipici, in grado di divenire espressione fisica ed eloquente che richiama altro da sé in quanto, secondo la formula agostiniana propria del concetto filosofico di interpretazione, essa è aliquid stat pro aliquo. Ovvero, essa costituisce, nella visibile tangibilità delle opere, qualcosa che rimanda sempre a qualcos’altro. Un altro che diviene immateriale e invisibile, in quanto manifestazione di una εἶδος, ovvero di una forma e aspetto dell’essenza dell’intuizione concettuale delle cose. Questo carattere d’ambiguità, questo “dire” senza “definire”, questo rappresentare attraverso la complessità armonica di un ricco e variegato repertorio iconico e, talvolta, attraverso il “silenzio” dei quadri bicromatici, pervade la magistrale arte di Enzo Venezia.
2025
Settore CEAR-09/A - Composizione architettonica e urbana
Di Benedetto, G. (2025). Costellazioni simboliche e immaginali della trasmutata Palermo. In E. Di Stefano (a cura di), Ruggine (pp. 40-44). Lecco : Piuma.
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