Gli anni che precedono il primo Maxiprocesso sono anni di particolare sconquasso della storia repubblicana, in cui la ferocia repressiva di Cosa nostra si manifesta nella vertiginosa lista di morti ammazzati: non soltanto personaggi di primissimo piano del panorama istituzionale, ma anche i numerosi servitori dello stato caduti nell’assolvimento del proprio dovere; a questi si aggiunge la massa di affiliati alle diverse cosche mafiose. È in questo clima di isolamento e violenza schizofrenica che all’interno dell’aula bunker dell’Ucciardone si affacciano volti e voci di chi la mafia la rappresenta e di chi invece la contrasta. Coloro i quali avevano agito nel silenzio proprio e della società ora parlano attraverso strategie (linguistiche, prossemiche e pragmatiche) di comunicazione che, in quanto esposte sui media, diventano pubbliche e quindi palesi a tutti; questa forma di narrazione si inserisce all’interno del più ampio storytelling antiomertoso delle istituzioni, le quali condannano pubblicamente il fenomeno criminale-sociale-politico-culturale mafioso. Da questa potente macchina che inciderà per sempre l’immaginario di una mafia invincibile, sortirà una nuova narrazione (anch’essa non senza luci e ombre) dell’antimafia. Nell’articolo ci si interrogherà su come il Maxiprocesso costituisca l’akmé di una reazione pubblica, che smonta il concetto stesso di monoliticità della mafia – ora declinata anche nello status di pentito e/o di vittima – e che da corpo fonico al detto, al non detto e all’indicibile. Gli interrogatori e i confronti al banco degli imputati costituiranno il corpus dialogico della ricerca, in modo da consentire la ricostruzione degli atteggiamenti espliciti ed impliciti dei diversi personaggi di quel set comunicativo d’eccezione.
Giulia Tumminello (2024). Maxiprocesso: spartiacque di un nuovo storytelling del sud?. In D. Reichardt, D.E. Cicala, L. Fournier-Finocchiaro, M. La Luna, C. Akieudji, C. Van den Bergh (a cura di), Benvenuti al Nuovo Sud. Costellazioni, collaborazioni e trasformazioni transculturali. (pp. 73-81). Firenze : Cesati.
Maxiprocesso: spartiacque di un nuovo storytelling del sud?
Giulia TumminelloPrimo
2024-11-01
Abstract
Gli anni che precedono il primo Maxiprocesso sono anni di particolare sconquasso della storia repubblicana, in cui la ferocia repressiva di Cosa nostra si manifesta nella vertiginosa lista di morti ammazzati: non soltanto personaggi di primissimo piano del panorama istituzionale, ma anche i numerosi servitori dello stato caduti nell’assolvimento del proprio dovere; a questi si aggiunge la massa di affiliati alle diverse cosche mafiose. È in questo clima di isolamento e violenza schizofrenica che all’interno dell’aula bunker dell’Ucciardone si affacciano volti e voci di chi la mafia la rappresenta e di chi invece la contrasta. Coloro i quali avevano agito nel silenzio proprio e della società ora parlano attraverso strategie (linguistiche, prossemiche e pragmatiche) di comunicazione che, in quanto esposte sui media, diventano pubbliche e quindi palesi a tutti; questa forma di narrazione si inserisce all’interno del più ampio storytelling antiomertoso delle istituzioni, le quali condannano pubblicamente il fenomeno criminale-sociale-politico-culturale mafioso. Da questa potente macchina che inciderà per sempre l’immaginario di una mafia invincibile, sortirà una nuova narrazione (anch’essa non senza luci e ombre) dell’antimafia. Nell’articolo ci si interrogherà su come il Maxiprocesso costituisca l’akmé di una reazione pubblica, che smonta il concetto stesso di monoliticità della mafia – ora declinata anche nello status di pentito e/o di vittima – e che da corpo fonico al detto, al non detto e all’indicibile. Gli interrogatori e i confronti al banco degli imputati costituiranno il corpus dialogico della ricerca, in modo da consentire la ricostruzione degli atteggiamenti espliciti ed impliciti dei diversi personaggi di quel set comunicativo d’eccezione.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
MAXIPROCESSO.pdf
Solo gestori archvio
Descrizione: capitolo
Tipologia:
Versione Editoriale
Dimensione
104.63 kB
Formato
Adobe PDF
|
104.63 kB | Adobe PDF | Visualizza/Apri Richiedi una copia |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.