Mio padre, Antonino Corsello, che nel 2023 appena trascorso avrebbe compiuto 100 anni, era un pediatra. Dagli anni ’50 del secolo scorso, per oltre cinquant’anni, ha lavorato come pediatra a Cefalù, paese della costa tirrenica della Sicilia, al centro di un vasto comprensorio di comuni piccoli e grandi sprovvisti di reparti pediatrici ospedalieri e spesso molto distanti dagli ospedali di Palermo e Messina. Un giorno del 1968 nel suo studio si presentò una signora italo-americana un po’ avanti negli anni, molto curata per aspetto e portamento. Parlava una lingua italiana rudimentale, infarcita di termini dialettali siciliani ormai in disuso e con un accento tipicamente statunitense. Dopo essersi presentata gli mostrò un foglio sgualcito su cui era scritto con caratteri sbiaditi il nome e il cognome di mio nonno e il nome del paese in cui viveva: Campofelice di Roccella. Mio padre riconobbe subito la grafia di mio nonno. La signora gli raccontò questa storia. Quando aveva 8 anni, nel 1905, sua madre, rimasta sola, vedova e senza risorse economiche con tre figli di cui lei era la più grande, decise di mandarla in America da alcuni parenti che potessero prendersene cura e provvedere alle sue esigenze. Con difficoltà riuscì a racimolare la cifra necessaria per un viaggio in transatlantico da Palermo a New York. Aveva paura a farla viaggiare da sola come “minore non accompagnata” e cercava sulla banchina qualcuno a cui affidarla. Incrociò un distinto signore, mio nonno, in partenza anche lui per raggiungere per un breve periodo due suoi fratelli che vivevano negli USA e gliela affidò. Lungo la traversata la bambina trovò in mio nonno guida e protezione, sino alla “consegna” ai parenti che l’attendevano sulla banchina del porto di New York. Quella bambina sposò poi un ricco impresario e dopo alcuni anni richiamò con sé in America la madre e i fratelli. Non era più tornata in Sicilia e ora cercava le tracce di quel signore verso cui sentiva ancora la riconoscenza per la protezione ricevuta durante il suo lungo viaggio verso una nuova vita, la sua fuga dalla indigenza e dalla povertà
Corsello, G. (2024). MIGRANTI DI IERI E MIGRANTI DI OGGI TRA STORIA E CRONACA: CHE FARE?. MEDICO E BAMBINO, 43(2), 129-132.
MIGRANTI DI IERI E MIGRANTI DI OGGI TRA STORIA E CRONACA: CHE FARE?
Corsello, GPrimo
2024-02-01
Abstract
Mio padre, Antonino Corsello, che nel 2023 appena trascorso avrebbe compiuto 100 anni, era un pediatra. Dagli anni ’50 del secolo scorso, per oltre cinquant’anni, ha lavorato come pediatra a Cefalù, paese della costa tirrenica della Sicilia, al centro di un vasto comprensorio di comuni piccoli e grandi sprovvisti di reparti pediatrici ospedalieri e spesso molto distanti dagli ospedali di Palermo e Messina. Un giorno del 1968 nel suo studio si presentò una signora italo-americana un po’ avanti negli anni, molto curata per aspetto e portamento. Parlava una lingua italiana rudimentale, infarcita di termini dialettali siciliani ormai in disuso e con un accento tipicamente statunitense. Dopo essersi presentata gli mostrò un foglio sgualcito su cui era scritto con caratteri sbiaditi il nome e il cognome di mio nonno e il nome del paese in cui viveva: Campofelice di Roccella. Mio padre riconobbe subito la grafia di mio nonno. La signora gli raccontò questa storia. Quando aveva 8 anni, nel 1905, sua madre, rimasta sola, vedova e senza risorse economiche con tre figli di cui lei era la più grande, decise di mandarla in America da alcuni parenti che potessero prendersene cura e provvedere alle sue esigenze. Con difficoltà riuscì a racimolare la cifra necessaria per un viaggio in transatlantico da Palermo a New York. Aveva paura a farla viaggiare da sola come “minore non accompagnata” e cercava sulla banchina qualcuno a cui affidarla. Incrociò un distinto signore, mio nonno, in partenza anche lui per raggiungere per un breve periodo due suoi fratelli che vivevano negli USA e gliela affidò. Lungo la traversata la bambina trovò in mio nonno guida e protezione, sino alla “consegna” ai parenti che l’attendevano sulla banchina del porto di New York. Quella bambina sposò poi un ricco impresario e dopo alcuni anni richiamò con sé in America la madre e i fratelli. Non era più tornata in Sicilia e ora cercava le tracce di quel signore verso cui sentiva ancora la riconoscenza per la protezione ricevuta durante il suo lungo viaggio verso una nuova vita, la sua fuga dalla indigenza e dalla povertàFile | Dimensione | Formato | |
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