Perché studiare l’attesa? Perché l’attesa la fa da padrona nella maggior parte del tempo, nei momenti più ordinari e meno ordinari dell’esistenza, attraverso le forme aspettualizzate del vissuto (il compiuto e l’incompiuto, il perfettivo e l’imperfettivo, etc.): di fatto, aspettiamo al panificio e dal dottore, al supermercato e dal meccanico, al pronto soccorso e in parrocchia, davanti un ascensore e dietro un semaforo, al cospetto di un tizio e alle spalle di un altro, al botteghino di un teatro e aspettano pure, molte volte, i migranti dopo lo sbarco, infreddoliti, scampati alla traversata in mare aperto. Aspettiamo noi, aspettano gli altri. La domanda che rivolgo a me stesso e al lettore, allora, è la seguente: che vuol dire, oggigiorno, in un’epoca pensata da molti studiosi come estremamente mobile, indugiare nell’attesa e nell’ascolto? Prendendo piede da questa osservazione, a partire da un vissuto in parte autoetnografico, prendo in conto congiuntamente la nozione di attesa e di aspettualizzazione al fine di mostrarne una valenza talvolta inaspettatamente positiva, comunque fondativa dal punto di vista antropologico. Parlo dunque concretamente dell’attesa e dell’aspettualizzazione della temporalità mettendole in scena nell’intreccio prodotto con l’intersecarsi di alcuni miei spaccati di vita (al bar, dopo un convegno; nella sala d’attesa di un medico) e ricorrendo al contempo ad alcuni usi dell’attesa praticati da parte di due antropologi: Malinowski e Clifford. Se per Malinowski la ricerca sul campo si svolge all’insegna del perfettivo, del concluso e puntuale che annulla il valore positivo dell’attesa, per Clifford al contrario la ricerca è dell’ordine dell’imperfettivo e del non concluso, durativo e iterativo; se per Malinowski la ricerca è aspettualizzata dall’ordine della programmazione che annulla il valore del caso e dall’ostentazione dell’azione che offuscherebbe il valore dell’attesa, per Clifford la ricerca è aspettualizzata dal caso e dai processi polifonici in atto.

Montes, S. (2018). Aspettare e aspettualizzare. Uno sguardo semioantropologico su esistenza e fieldwork. DIALOGHI MEDITERRANEI, 29, 1-21.

Aspettare e aspettualizzare. Uno sguardo semioantropologico su esistenza e fieldwork

Montes, Stefano
2018-01-01

Abstract

Perché studiare l’attesa? Perché l’attesa la fa da padrona nella maggior parte del tempo, nei momenti più ordinari e meno ordinari dell’esistenza, attraverso le forme aspettualizzate del vissuto (il compiuto e l’incompiuto, il perfettivo e l’imperfettivo, etc.): di fatto, aspettiamo al panificio e dal dottore, al supermercato e dal meccanico, al pronto soccorso e in parrocchia, davanti un ascensore e dietro un semaforo, al cospetto di un tizio e alle spalle di un altro, al botteghino di un teatro e aspettano pure, molte volte, i migranti dopo lo sbarco, infreddoliti, scampati alla traversata in mare aperto. Aspettiamo noi, aspettano gli altri. La domanda che rivolgo a me stesso e al lettore, allora, è la seguente: che vuol dire, oggigiorno, in un’epoca pensata da molti studiosi come estremamente mobile, indugiare nell’attesa e nell’ascolto? Prendendo piede da questa osservazione, a partire da un vissuto in parte autoetnografico, prendo in conto congiuntamente la nozione di attesa e di aspettualizzazione al fine di mostrarne una valenza talvolta inaspettatamente positiva, comunque fondativa dal punto di vista antropologico. Parlo dunque concretamente dell’attesa e dell’aspettualizzazione della temporalità mettendole in scena nell’intreccio prodotto con l’intersecarsi di alcuni miei spaccati di vita (al bar, dopo un convegno; nella sala d’attesa di un medico) e ricorrendo al contempo ad alcuni usi dell’attesa praticati da parte di due antropologi: Malinowski e Clifford. Se per Malinowski la ricerca sul campo si svolge all’insegna del perfettivo, del concluso e puntuale che annulla il valore positivo dell’attesa, per Clifford al contrario la ricerca è dell’ordine dell’imperfettivo e del non concluso, durativo e iterativo; se per Malinowski la ricerca è aspettualizzata dall’ordine della programmazione che annulla il valore del caso e dall’ostentazione dell’azione che offuscherebbe il valore dell’attesa, per Clifford la ricerca è aspettualizzata dal caso e dai processi polifonici in atto.
2018
Settore SDEA-01/A - Discipline demoetnoantropologiche
Montes, S. (2018). Aspettare e aspettualizzare. Uno sguardo semioantropologico su esistenza e fieldwork. DIALOGHI MEDITERRANEI, 29, 1-21.
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