Conoscenza e interpretazione delle aree archeologiche: problematiche peculiari e proposta metodologica

Research on archaeological sites poses the peculiar problem of knowledge and interpretation of data to produce a conservation and enhancement project. This cognitive process is in part supported by the new italian Codice dei Contratti Pubblici (D.lgs. 36/2023), which, however, presents gaps precisely in the field of archaeological areas valorisation projects and, more generally, in the definition of the degree of depth of investigations. The paper will illustrate the various critical issues that are often encountered in the knowledge process of archaeological areas, such as the fragility of artefacts, the difficulty in finding sources, often fragmentary, and accessibility issues, and will propose a methodological process that aims at quality knowledge. This process must use integrated and interdisciplinary contributions in order to interpret historical and archaeological data as comprehensively as possible. This must therefore take place between the disciplines of Restoration, History and Representation. but above all by establishing an ongoing dialogue with archaeologists. Knowledge must be followed by understanding and interpretation, a practice fostered by the Charter of Ename (2008), in which the interpretation of cultural heritage is considered a fundamental resource for the community's understanding of heritage history and this is substantial to foster interest in conservation and to ensure wider and more accurate accessibility, as suggested by the Faro Convention (2005). As an example of the application of this method, the archaeological area of Solunto, a Hellenistic-Roman city close to Palermo, was chosen. Through this example it will be illustrated how an interdisciplinary approach to archaeological excavation and conservation is crucial for a correct interpretation of the site. Central to the full understanding of this site was the analysis of the interrupted relationship between the archaeological site and the museums that preserve its artefacts, which needs to be re-established.

La ricerca sui siti archeologici pone il peculiare problema della conoscenza e dell'interpretazione dei dati per produrre un progetto di conservazione e valorizzazione. Questo processo conoscitivo è in parte supportato dal nuovo Codice dei contratti pubblici italiano (D.Lgs. 36/2023), che, però, presenta lacune proprio nel campo dei progetti di valorizzazione delle aree archeologiche e, più in generale, nella definizione del grado di profondità delle indagini. Il contributo illustrerà le diverse criticità che spesso si incontrano nel processo di conoscenza delle aree archeologiche, come la fragilità dei manufatti, la difficoltà nel reperire fonti, spesso frammentarie, e le problematiche di accessibilità, e proporrà un percorso metodologico che mira alla qualità conoscenza. Questo processo deve avvalersi di contributi integrati e interdisciplinari al fine di interpretare i dati storici e archeologici nel modo più esaustivo possibile. Ciò deve avvenire quindi tra le discipline del Restauro, della Storia e della Rappresentazione. ma soprattutto instaurando un dialogo costante con gli archeologi. Alla conoscenza deve seguire la comprensione e l'interpretazione, una pratica favorita dalla Carta di Ename (2008), in cui l'interpretazione del patrimonio culturale è considerata una risorsa fondamentale per la comprensione della storia del patrimonio da parte della comunità e ciò è sostanziale per favorire l'interesse per la conservazione e l'interpretazione. garantire un’accessibilità più ampia e puntuale, come suggerito dalla Convenzione di Faro (2005). Come esempio di applicazione di questo metodo è stata scelta l'area archeologica di Solunto, città ellenistico-romana vicina a Palermo. Attraverso questo esempio verrà illustrato come un approccio interdisciplinare allo scavo archeologico e alla conservazione sia cruciale per una corretta interpretazione del sito. Centrale per la piena comprensione di questo sito è stata l'analisi del rapporto interrotto tra il sito archeologico e i musei che ne conservano i reperti, che necessita di essere ristabilito.