Secondo la declaratoria emanata dal Ministero dell’Università e della Ricerca, i contenuti scientifico disciplinari caratterizzanti l’Architettura degli Interni riguardano aspetti teorici focalizzati sulle relazioni tra spazi fruibili, ma anche tra oggetti, immagini, persone, con conseguenti riverberazioni per il progetto, l’arredamento, l’allestimento, la museografia, la decorazione, la scenografia. Seguendo il campo teorico/applicativo generale, pertanto, una riflessione sui temi che sovrintendono la disciplina non riconduce, almeno in prima istanza, a un inquadramento scalare quanto, piuttosto, a una definizione tipologica ascrivibile a un’idea di spazio. In seno a tale assunto Ludwig Hilberseimer, nella sua monografia su Mies van der Rohe pubblicata a Chicago nel 1956, tradotta in italiano da Antonio Monestiroli nel 1984, scrive: «L’architettura esiste nello spazio e costituisce un problema di spazio. Noi non possiamo avere l’esperienza di uno spazio senza limiti». Lo stesso prosegue più avanti precisando: «L’architettura si colloca nello spazio e al tempo stesso lo racchiude in sé» (Hilberseimer, 2003: 45). Seguendo l’autore tedesco nel suo ragionamento, dunque, è possibile affermare che l’idea stessa di architettura, al di là di ogni possibile collocazione scalare, possa ascriversi, sempre, alla composizione di un interno
Russo, A. (2023). INTERNO. In L. Arrighi, E. Canepa, C. Lepratti, B. Moretti, D. Servente (a cura di), Le parole e le forme (pp. 684-689). ProArch Società scientifica nazionale del progetto.
INTERNO
Russo, Antonello
2023-01-01
Abstract
Secondo la declaratoria emanata dal Ministero dell’Università e della Ricerca, i contenuti scientifico disciplinari caratterizzanti l’Architettura degli Interni riguardano aspetti teorici focalizzati sulle relazioni tra spazi fruibili, ma anche tra oggetti, immagini, persone, con conseguenti riverberazioni per il progetto, l’arredamento, l’allestimento, la museografia, la decorazione, la scenografia. Seguendo il campo teorico/applicativo generale, pertanto, una riflessione sui temi che sovrintendono la disciplina non riconduce, almeno in prima istanza, a un inquadramento scalare quanto, piuttosto, a una definizione tipologica ascrivibile a un’idea di spazio. In seno a tale assunto Ludwig Hilberseimer, nella sua monografia su Mies van der Rohe pubblicata a Chicago nel 1956, tradotta in italiano da Antonio Monestiroli nel 1984, scrive: «L’architettura esiste nello spazio e costituisce un problema di spazio. Noi non possiamo avere l’esperienza di uno spazio senza limiti». Lo stesso prosegue più avanti precisando: «L’architettura si colloca nello spazio e al tempo stesso lo racchiude in sé» (Hilberseimer, 2003: 45). Seguendo l’autore tedesco nel suo ragionamento, dunque, è possibile affermare che l’idea stessa di architettura, al di là di ogni possibile collocazione scalare, possa ascriversi, sempre, alla composizione di un internoFile | Dimensione | Formato | |
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