Per quasi vent’anni, dopo la sua morte, Pasolini è rimasto presente nel cinema con i suoi film. Solo a partire dagli anni ‘90 il cinema ha ricominciato a parlare di lui, a “raccontarlo” proprio attraverso la sua morte. Prima silenziosamente (Caro Diario di Nanni Moretti), poi con opere molto diverse e per certi versi complementari: Marco Tullio Giordana (Pasolini, un delitto italiano ) ha ricostruito l’inchiesta e i processi; Federico Bruno (Pasolini, la verità nascosta) e David Grieco (La macchinazione) hanno indagato sul complotto politico che ha portato all’omicidio; Aurelio Grimaldi (Nerolio) ha condiviso la pista omosessuale, mentre solo il Pasolini di Abel Ferrara si è smarcato dalla prospettiva dell’investigazione prendendo la strada della finzione. Non ha trovato il suo regista la tesi più estrema – evocata solo sulla pagina scritta – di una morte voluta, teorizzata e organizzata come unica possibilità di esprimersi compiutamente: idea paradossalmente cinematografica (Bresson, Kaurismaki), ma ben lontana dalla ricerca, fin qui delusa, della verità.
Volpe, S. (2023). Il cinema racconta Pasolini. In L. Spalanca (a cura di), Il sogno del centauro. I sovvertimenti di Pasolini tra pedagogia e linguaggi (pp. 184-195). Milano : Franco Angeli.
Il cinema racconta Pasolini
Volpe, S
2023-11-01
Abstract
Per quasi vent’anni, dopo la sua morte, Pasolini è rimasto presente nel cinema con i suoi film. Solo a partire dagli anni ‘90 il cinema ha ricominciato a parlare di lui, a “raccontarlo” proprio attraverso la sua morte. Prima silenziosamente (Caro Diario di Nanni Moretti), poi con opere molto diverse e per certi versi complementari: Marco Tullio Giordana (Pasolini, un delitto italiano ) ha ricostruito l’inchiesta e i processi; Federico Bruno (Pasolini, la verità nascosta) e David Grieco (La macchinazione) hanno indagato sul complotto politico che ha portato all’omicidio; Aurelio Grimaldi (Nerolio) ha condiviso la pista omosessuale, mentre solo il Pasolini di Abel Ferrara si è smarcato dalla prospettiva dell’investigazione prendendo la strada della finzione. Non ha trovato il suo regista la tesi più estrema – evocata solo sulla pagina scritta – di una morte voluta, teorizzata e organizzata come unica possibilità di esprimersi compiutamente: idea paradossalmente cinematografica (Bresson, Kaurismaki), ma ben lontana dalla ricerca, fin qui delusa, della verità.File | Dimensione | Formato | |
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