Nel corso del Novecento l’impiego dei diffusori di vetro per la realizzazione di elementi tecnici traslucidi in grado di captare la luce naturale ha subito alterne vicende. Dopo un periodo di intenso utilizzo a cavallo del XIX e XX secolo e dopo la realizzazione, in Europa, negli anni a cavallo tra le due guerre, di alcuni edifici divenuti emblematici del Movimento Moderno, l’impiego di questo prodotto “innovativo” per l’epoca, venne progressivamente “relegato” alle parti più nascoste degli edifici per la “pragmatica” risoluzione di problematiche legate, ad es., alla presenza di particolari vincoli urbanistici senza che, quindi, ne venissero ulteriormente indagate le potenzialità espressive. Si è dovuto attendere fino agli anni ’70 del se¬colo scorso per veder “riapparire” il vetromattone sulle “facciate principali” degli edifici, grazie alle sperimentazioni formali condotte dalla nuova generazione di architetti giapponesi, così come dai Neorazionalisti italiani che, però, l’hanno impiegato ad esclusivo vantaggio dell’aspetto dell’edificio trascurando, spesso, le problematiche connesse ad altre classi di esigenza quali, in particolar modo, il benessere e la sicurezza. L’adozione di un sistema di messa in opera “ad umido” ha, inoltre, comportato una limita¬zione nella realizzazione di involucri traslucidi in vetromattone in edifici con uno sviluppo prevalente in altezza. I pannelli preassemblati di vetromattoni, utiliz¬zati comunemente per la costruzione delle fac¬ciate, infatti, sono formati da blocchi di vetro posati con malta cementizia e rinforzati con barre di acciaio. Per offrire una risposta ai limiti posti dalla tec¬nica di assemblaggio “ad umido” è stato stu¬diato, quindi, un sistema di assemblag¬gio innovativo capace di fornire ai pannelli una rigidezza adeguata anche in direzione normale al loro piano di posa. Si è cercato di sfruttare al meglio le buone caratteristiche di resistenza meccanica dei vetromattoni renden¬doli “attivi” nella risposta del pannello alle solle¬citazioni esterne, rivalutandone ed ampliandone l’usuale funzione che li vede impiegati come semplici elementi di tam¬ponamento e attribuendo loro una ulteriore funzione di carattere più prettamente strutturale. L’articolo illustra le problematiche derivate dalla realizzazione di un pannello traslucido precompresso, per l’incremento della sua resistenza meccanica e che prevede l’assemblaggio “a secco” di vetromattoni standard e “modificati”, questi ultimi messi a punto nell’ambito dello stesso lavoro di ricerca (che l’articolo tende ad illustrare) per ridurne il valore di tramittanza ed incrementarne così l’efficienza energetica.

Corrao, R. (2010). Involucri Traslucidi in Vetromattone: nuove tecniche di assemblaggio a secco ed incremento prestazionale del prodotto per la riduzione del valore di trasmittanza. In A. Cottone, T. Basiricò, S. Bertorotta, G. Vella (a cura di), Benedetto Colajanni. Opere, progetti e scritti in suo onore (pp. 485-496). Palermo : Edizioni Fotograf.

Involucri Traslucidi in Vetromattone: nuove tecniche di assemblaggio a secco ed incremento prestazionale del prodotto per la riduzione del valore di trasmittanza

CORRAO, Rossella
2010-01-01

Abstract

Nel corso del Novecento l’impiego dei diffusori di vetro per la realizzazione di elementi tecnici traslucidi in grado di captare la luce naturale ha subito alterne vicende. Dopo un periodo di intenso utilizzo a cavallo del XIX e XX secolo e dopo la realizzazione, in Europa, negli anni a cavallo tra le due guerre, di alcuni edifici divenuti emblematici del Movimento Moderno, l’impiego di questo prodotto “innovativo” per l’epoca, venne progressivamente “relegato” alle parti più nascoste degli edifici per la “pragmatica” risoluzione di problematiche legate, ad es., alla presenza di particolari vincoli urbanistici senza che, quindi, ne venissero ulteriormente indagate le potenzialità espressive. Si è dovuto attendere fino agli anni ’70 del se¬colo scorso per veder “riapparire” il vetromattone sulle “facciate principali” degli edifici, grazie alle sperimentazioni formali condotte dalla nuova generazione di architetti giapponesi, così come dai Neorazionalisti italiani che, però, l’hanno impiegato ad esclusivo vantaggio dell’aspetto dell’edificio trascurando, spesso, le problematiche connesse ad altre classi di esigenza quali, in particolar modo, il benessere e la sicurezza. L’adozione di un sistema di messa in opera “ad umido” ha, inoltre, comportato una limita¬zione nella realizzazione di involucri traslucidi in vetromattone in edifici con uno sviluppo prevalente in altezza. I pannelli preassemblati di vetromattoni, utiliz¬zati comunemente per la costruzione delle fac¬ciate, infatti, sono formati da blocchi di vetro posati con malta cementizia e rinforzati con barre di acciaio. Per offrire una risposta ai limiti posti dalla tec¬nica di assemblaggio “ad umido” è stato stu¬diato, quindi, un sistema di assemblag¬gio innovativo capace di fornire ai pannelli una rigidezza adeguata anche in direzione normale al loro piano di posa. Si è cercato di sfruttare al meglio le buone caratteristiche di resistenza meccanica dei vetromattoni renden¬doli “attivi” nella risposta del pannello alle solle¬citazioni esterne, rivalutandone ed ampliandone l’usuale funzione che li vede impiegati come semplici elementi di tam¬ponamento e attribuendo loro una ulteriore funzione di carattere più prettamente strutturale. L’articolo illustra le problematiche derivate dalla realizzazione di un pannello traslucido precompresso, per l’incremento della sua resistenza meccanica e che prevede l’assemblaggio “a secco” di vetromattoni standard e “modificati”, questi ultimi messi a punto nell’ambito dello stesso lavoro di ricerca (che l’articolo tende ad illustrare) per ridurne il valore di tramittanza ed incrementarne così l’efficienza energetica.
2010
Settore ICAR/10 - Architettura Tecnica
Corrao, R. (2010). Involucri Traslucidi in Vetromattone: nuove tecniche di assemblaggio a secco ed incremento prestazionale del prodotto per la riduzione del valore di trasmittanza. In A. Cottone, T. Basiricò, S. Bertorotta, G. Vella (a cura di), Benedetto Colajanni. Opere, progetti e scritti in suo onore (pp. 485-496). Palermo : Edizioni Fotograf.
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