La rinuncia al confronto critico con l’esistente con le sue specificità e connotazioni identitarie in conseguenza di una massificazione pervasiva dominata dalle culture mediatiche globalizzate. La rinuncia in architettura alla regola che, come affermava Gregotti, «è comunque fondamento anche dell’eccezione ma non ostentata o dell’eccezione come regola», e infine la rinuncia «dell’opera architettonica intesa come metafora di eternità» in conseguenza della continua esaltazione della provvisorietà, della continua riciclabilità, di un continuo flusso instabile assunto come unico aspetto valoriale. Credo che le parole di Gregotti mettano in luce una chiave di lettura interpretativa fondamentale che ci aiuta a comprendere come le forme emergenti del paesaggio antropogeografico, oggi più che mai nell’intera dimensione esistenziale dell’abitare la terra, sono espressione dello stridente convivere duale e antinomico del silenzio della natura, naturalis o artificialis che sia, e della sopraffazione del frastuono generato dai costanti processi modificativi del tempo recente. Tali forme devono essere sempre re-interpretate come gli elementi principali dei fattori identitari degli stessi luoghi.
Di Benedetto G (2021). Alla ricerca del tempo silente. In M. Giammetti (a cura di), Stare nella distanza (pp. 208-213). Siracusa : LetteraVentidue.
Alla ricerca del tempo silente
Di Benedetto G
2021-09-01
Abstract
La rinuncia al confronto critico con l’esistente con le sue specificità e connotazioni identitarie in conseguenza di una massificazione pervasiva dominata dalle culture mediatiche globalizzate. La rinuncia in architettura alla regola che, come affermava Gregotti, «è comunque fondamento anche dell’eccezione ma non ostentata o dell’eccezione come regola», e infine la rinuncia «dell’opera architettonica intesa come metafora di eternità» in conseguenza della continua esaltazione della provvisorietà, della continua riciclabilità, di un continuo flusso instabile assunto come unico aspetto valoriale. Credo che le parole di Gregotti mettano in luce una chiave di lettura interpretativa fondamentale che ci aiuta a comprendere come le forme emergenti del paesaggio antropogeografico, oggi più che mai nell’intera dimensione esistenziale dell’abitare la terra, sono espressione dello stridente convivere duale e antinomico del silenzio della natura, naturalis o artificialis che sia, e della sopraffazione del frastuono generato dai costanti processi modificativi del tempo recente. Tali forme devono essere sempre re-interpretate come gli elementi principali dei fattori identitari degli stessi luoghi.File | Dimensione | Formato | |
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