Nell’ambito dell’attività dell’Atlante Linguistico della Sicilia è attualmente in cantiere il modulo venatorio del Vocabolario-atlante della cultura dialettale siciliana in ragione della disponibilità di un vastissimo corpus di inchieste effettuate prevalentemente da G. Ruffino, a partire dagli anni Settanta, e condotte mediante un questionario di 312 quesiti distribuiti nelle seguenti sezioni: 1) La selvaggina; 2) Il cacciatore; 3) Il cane; 4) Il furetto; 5) Gli arnesi (il fucile, cartucce e piombini, trappole, tagliole, richiami); 6) Il terreno; 7) La battuta di caccia. L’attenzione in prospettiva geolinguistica a un ambito come quello venatorio permette di accostarsi a un settore della cultura dialettale decisamente interessante e producente per diverse ragioni: 1) indagare sulla caccia permette di raccogliere informazioni anche su altri settori etnodialettali particolarmente importanti come la geomorfologia, la fauna, la flora; 2) il lessico venatorio, più di ogni altro vocabolario settoriale, lascia emergere una forte componente creativa per la quale un ruolo cruciale è giocato dalla metafora; 3) la lingua dei cacciatori, pur appartenendo alla sfera dei linguaggi specialistici, arricchisce la lingua comune, mentre, per converso, molti termini ed elementi della lingua comune transitano via metafora nel lessico venatorio. Per il primo caso, si consideri, a esempio, il sostantivo furettu che dal linguaggio venatorio siciliano, dove designa il mustelide impiegato per la caccia al coniglio, transita nella lingua comune a indicare una “persona assai svelta”, ma anche il “membro virile”; Per il secondo, è altrettanto interessante il caso di sagnari, verbo la cui accezione comune “salassare, effettuare un salasso”, diventa all’ambito venatorio “l’intervento mediante il quale il cacciatore riduce la quantità di polvere’, praticando un intacco sulla cartuccia mal dosata”. Nella prospettiva di realizzare un Vocabolario-atlante delle pratiche venatorie, al momento attuale, sono state pubblicate alcune voci di saggio: Coniglio selvatico non ancora adulto (Ruffino 2009); Alloggiamento del furetto durante la caccia (Ruffino 2009); Abbaiare (sull’usta e sulla preda) (Ruffino 2011); Il furetto giovane/adulto (Rizzo 2011); La pietraia (Sottile 2011). Usta, effluvio, passata (Ruffino in stampa) Nel corso dell’intervento, dopo aver chiarito le ragioni che hanno indotto alla documentazione della cultura dialettale siciliana secondo il modello di Vocabolario-Atlante e dopo averne discusso la struttura complessiva, sarà presentata una voce del modulo venatorio per la quale saranno esposti i valori semantici, la proiezione areale, i tipi lessicali con la relativa batteria di etnotesti e il relativo commento storico-etimologico.
Giovanni Ruffino, Roberto Sottile (2020). Vocabolario-atlante delle pratiche venatorie in Sicilia: i nomi dello schioppo. In J. Visconti, M. Manfredini, L. Coveri (a cura di), LINGUAGGI SETTORIALI E SPECIALISTICI. Sincronia, diacronia, traduzione, variazione. Atti del XV Congresso SILFI. Società Internazionale di Linguistica e Filologia Italiana (Genova, 28-30 maggio 2018) (pp. 327-337). Firenze : Cesati.
Vocabolario-atlante delle pratiche venatorie in Sicilia: i nomi dello schioppo
Giovanni Ruffino
;Roberto Sottile
2020-01-01
Abstract
Nell’ambito dell’attività dell’Atlante Linguistico della Sicilia è attualmente in cantiere il modulo venatorio del Vocabolario-atlante della cultura dialettale siciliana in ragione della disponibilità di un vastissimo corpus di inchieste effettuate prevalentemente da G. Ruffino, a partire dagli anni Settanta, e condotte mediante un questionario di 312 quesiti distribuiti nelle seguenti sezioni: 1) La selvaggina; 2) Il cacciatore; 3) Il cane; 4) Il furetto; 5) Gli arnesi (il fucile, cartucce e piombini, trappole, tagliole, richiami); 6) Il terreno; 7) La battuta di caccia. L’attenzione in prospettiva geolinguistica a un ambito come quello venatorio permette di accostarsi a un settore della cultura dialettale decisamente interessante e producente per diverse ragioni: 1) indagare sulla caccia permette di raccogliere informazioni anche su altri settori etnodialettali particolarmente importanti come la geomorfologia, la fauna, la flora; 2) il lessico venatorio, più di ogni altro vocabolario settoriale, lascia emergere una forte componente creativa per la quale un ruolo cruciale è giocato dalla metafora; 3) la lingua dei cacciatori, pur appartenendo alla sfera dei linguaggi specialistici, arricchisce la lingua comune, mentre, per converso, molti termini ed elementi della lingua comune transitano via metafora nel lessico venatorio. Per il primo caso, si consideri, a esempio, il sostantivo furettu che dal linguaggio venatorio siciliano, dove designa il mustelide impiegato per la caccia al coniglio, transita nella lingua comune a indicare una “persona assai svelta”, ma anche il “membro virile”; Per il secondo, è altrettanto interessante il caso di sagnari, verbo la cui accezione comune “salassare, effettuare un salasso”, diventa all’ambito venatorio “l’intervento mediante il quale il cacciatore riduce la quantità di polvere’, praticando un intacco sulla cartuccia mal dosata”. Nella prospettiva di realizzare un Vocabolario-atlante delle pratiche venatorie, al momento attuale, sono state pubblicate alcune voci di saggio: Coniglio selvatico non ancora adulto (Ruffino 2009); Alloggiamento del furetto durante la caccia (Ruffino 2009); Abbaiare (sull’usta e sulla preda) (Ruffino 2011); Il furetto giovane/adulto (Rizzo 2011); La pietraia (Sottile 2011). Usta, effluvio, passata (Ruffino in stampa) Nel corso dell’intervento, dopo aver chiarito le ragioni che hanno indotto alla documentazione della cultura dialettale siciliana secondo il modello di Vocabolario-Atlante e dopo averne discusso la struttura complessiva, sarà presentata una voce del modulo venatorio per la quale saranno esposti i valori semantici, la proiezione areale, i tipi lessicali con la relativa batteria di etnotesti e il relativo commento storico-etimologico.File | Dimensione | Formato | |
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