Alla luce di critiche e teorie su riscrittura e narrativa storica femminista esaminiamo le intersecazioni tra rappresentazioni di memoria, corpo e identità (di genere, etnica e nazionalista) strutturate in Cancellanda di Marina Warner che, tramite storie specifiche di donne in fuga, svela rischi e ambiguità della riarticolazione narrativa della memoria identitaria e culturale. Si tratta di in particolare di una figura di madre situata entro processi mobili o di anticipazione della perdita di identità (personale e comunitaria), con il ricorso preventivo a una definizione memoriale (epigrafica) di sé come resistenza anticipata, o di adattamento progressivo agli effetti delle condizioni di fuga, con il ricorso permanentemente rinnovato a specifici impianti memoriali affatto atemporali. Insieme alle soluzioni stilistiche per le strategie memoriali che rispondono a tali tensioni mutevoli e contrastanti, si prendono qui in considerazione i rischi di rienfatizzazione essenzialistica delle rappresentazioni delle donne in fuga (e delle complicità di genere nella loro trasmissione decontestualizzata) come anche il loro effetto di oscuramento delle forze di potere in gioco e di esaltazione del principio di autorità patriarcale che regola i conflitti. Esse infatti conducono a una rinaturalizzazione generalizzata della donna come bisognosa di tutela che rivitalizza la dicotomia donna vittima - eroe maschio /soldato protettore e garante della nazione/etnia, il solo abilitato a combattere pubblicamente per diritti e libertà. Lo dimostra Cancellanda, “combat myth” che rivisita, dall’Iraq contemporaneo, lo sguardo all’indietro della moglie di Lot. Esso riscrive una figura femminile etnicamente posizionata, collegandola a una memoria storica non atavistica, e riaffrontando sia il tema del ricollegamento equivoco tra ruolo materno e nazionalismo, sia quello delle vergini e della violenza tacitata. L’opera denuncia così, in quanto funzionale alla reinvenzione storica pubblica di tradizioni nazionaliste patriarcali, quegli acritici clichés memoriali romanticizzanti (specie sull'opposizione corporeità materna o sublimata) letterari e popolari che concorrono a un ulteriore depotenziamento delle donne all’interno come all’esterno dei confini della fuga.

Corona, P.D. (2009). Risky Memory. Preventive Strategies and Emancipatory Resistance in Cancellanda by Marina Warner. TEXTUS, 22(2).

Risky Memory. Preventive Strategies and Emancipatory Resistance in Cancellanda by Marina Warner

CORONA, Pietra Daniela
2009-01-01

Abstract

Alla luce di critiche e teorie su riscrittura e narrativa storica femminista esaminiamo le intersecazioni tra rappresentazioni di memoria, corpo e identità (di genere, etnica e nazionalista) strutturate in Cancellanda di Marina Warner che, tramite storie specifiche di donne in fuga, svela rischi e ambiguità della riarticolazione narrativa della memoria identitaria e culturale. Si tratta di in particolare di una figura di madre situata entro processi mobili o di anticipazione della perdita di identità (personale e comunitaria), con il ricorso preventivo a una definizione memoriale (epigrafica) di sé come resistenza anticipata, o di adattamento progressivo agli effetti delle condizioni di fuga, con il ricorso permanentemente rinnovato a specifici impianti memoriali affatto atemporali. Insieme alle soluzioni stilistiche per le strategie memoriali che rispondono a tali tensioni mutevoli e contrastanti, si prendono qui in considerazione i rischi di rienfatizzazione essenzialistica delle rappresentazioni delle donne in fuga (e delle complicità di genere nella loro trasmissione decontestualizzata) come anche il loro effetto di oscuramento delle forze di potere in gioco e di esaltazione del principio di autorità patriarcale che regola i conflitti. Esse infatti conducono a una rinaturalizzazione generalizzata della donna come bisognosa di tutela che rivitalizza la dicotomia donna vittima - eroe maschio /soldato protettore e garante della nazione/etnia, il solo abilitato a combattere pubblicamente per diritti e libertà. Lo dimostra Cancellanda, “combat myth” che rivisita, dall’Iraq contemporaneo, lo sguardo all’indietro della moglie di Lot. Esso riscrive una figura femminile etnicamente posizionata, collegandola a una memoria storica non atavistica, e riaffrontando sia il tema del ricollegamento equivoco tra ruolo materno e nazionalismo, sia quello delle vergini e della violenza tacitata. L’opera denuncia così, in quanto funzionale alla reinvenzione storica pubblica di tradizioni nazionaliste patriarcali, quegli acritici clichés memoriali romanticizzanti (specie sull'opposizione corporeità materna o sublimata) letterari e popolari che concorrono a un ulteriore depotenziamento delle donne all’interno come all’esterno dei confini della fuga.
2009
Corona, P.D. (2009). Risky Memory. Preventive Strategies and Emancipatory Resistance in Cancellanda by Marina Warner. TEXTUS, 22(2).
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