Il tema dello spazio pubblico è ormai da anni al centro del dibattito non solo disciplinare. La loro realizzazione, ma soprattutto la loro gestione, risulta complessa e spesso bloccata negli ingranaggi burocratici e di competenze che caratterizzano, ormai, la maggior parte delle amministrazioni. Costruire politiche innovative che avviino processi virtuosi mirati alla realizzazione condivisa di spazi pubblici può essere una possibile “cura” a questo male. Le riflessioni qui presentate su questa possibile nuova declinazione del progetto dello spazio pubblico, partendo da una teoria, si sviluppano grazie a un’esperienza concreta cui i due autori hanno preso parte. Nel 2015 il Comune di Palermo inaugura un “Laboratorio Palermo città educativa”, con l’obiettivo di sviluppare politiche per l’infanzia e l’adolescenza mirate, tra l’altro, alla riscoperta del legame identitario con il territorio. L’occasione ha permesso di provare a trasformare una teoria in una pratica, avviando un processo, ancora in itinere, che si sta dimostrando virtuoso. In particolare si è lanciata l’ipotesi di individuare alcune aree verdi, comunali e in stato di abbandono o di degrado per riappropriarsene in nome delle comunità di quartiere, mirando a trasformarle in orti o giardini urbani nei quali organizzare attività educative rivolte a tutte le età, attraverso un processo partecipativo faticoso ma che ha mostrato i primi segni di consapevolezza. La sfida è quella di avviare il processo e, non senza un continuo monitoraggio anche su possibili criticità, farlo diventare prassi operativa.
Schilleci, F., Picone, M. (2017). Da Vicolo Corto a Parco della Vittoria. Storie di Urban Community Gardens a Palermo. In URBANISTICA E/È AZIONE PUBBLICA. LA RESPONSABILITÀ DELLA PROPOSTA (pp. 1508-1515). Roma : Planum Publisher.
Da Vicolo Corto a Parco della Vittoria. Storie di Urban Community Gardens a Palermo
Schilleci, Filippo
;Picone, Marco
2017-01-01
Abstract
Il tema dello spazio pubblico è ormai da anni al centro del dibattito non solo disciplinare. La loro realizzazione, ma soprattutto la loro gestione, risulta complessa e spesso bloccata negli ingranaggi burocratici e di competenze che caratterizzano, ormai, la maggior parte delle amministrazioni. Costruire politiche innovative che avviino processi virtuosi mirati alla realizzazione condivisa di spazi pubblici può essere una possibile “cura” a questo male. Le riflessioni qui presentate su questa possibile nuova declinazione del progetto dello spazio pubblico, partendo da una teoria, si sviluppano grazie a un’esperienza concreta cui i due autori hanno preso parte. Nel 2015 il Comune di Palermo inaugura un “Laboratorio Palermo città educativa”, con l’obiettivo di sviluppare politiche per l’infanzia e l’adolescenza mirate, tra l’altro, alla riscoperta del legame identitario con il territorio. L’occasione ha permesso di provare a trasformare una teoria in una pratica, avviando un processo, ancora in itinere, che si sta dimostrando virtuoso. In particolare si è lanciata l’ipotesi di individuare alcune aree verdi, comunali e in stato di abbandono o di degrado per riappropriarsene in nome delle comunità di quartiere, mirando a trasformarle in orti o giardini urbani nei quali organizzare attività educative rivolte a tutte le età, attraverso un processo partecipativo faticoso ma che ha mostrato i primi segni di consapevolezza. La sfida è quella di avviare il processo e, non senza un continuo monitoraggio anche su possibili criticità, farlo diventare prassi operativa.File | Dimensione | Formato | |
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