La crusca, sottoprodotto dell’industria molitoria del frumento, è un ingrediente utilizzato per la formulazione di mangimi zootecnici. Per la sua composizione chimica, che evidenzia una discreta dotazione di carboidrati strutturali, risulta più conveniente l’impiego per le specie ruminanti, soprattutto nel sud Italia, dove risulta facilmente reperibile a prezzi contenuti. L’uso della crusca potrebbe risultare conveniente anche perché contiene acido ferulico, composto polifenolico dotato di caratteristiche nutrizionali positive in grado di migliorare il bilancio antiossidante degli animali e garantire la produzione di alimenti destinati al consumo umano dotati di caratteristiche nutraceutiche. L’impiego di questo sottoprodotto nelle razioni degli animali, potrebbe risultare utile anche per motivi connessi alla sostenibilità delle produzioni zootecniche, sempre più accusate di utilizzare granaglie che potrebbero essere impiegate direttamente per l’alimentazione umana. Prendendo spunto da tutti questi presupposti sono state condotte due prove sperimentali con l’obiettivo di valorizzare la crusca, inserendola come componente delle diete di bovine da latte e di agnelli da carne. Gli effetti sulle lattifere sono stati valutati in relazione all’efficienza di utilizzazione dei nutrienti, alla protezione ossidativa negli animali, al valore nutrizionale e salutistico del latte e dei formaggi prodotti ed al livello di sostenibilità socio-economica della produzione. L’alimentazione delle bovine con mangimi contenenti il 20% di crusca sembra aver permesso di raggiungere diversi vantaggi, quali il miglioramento dello stato ossidativo e dell’efficienza del sistema immunitario delle bovine; il miglioramento della qualità del latte, dovuto all’aumento dei tenori in proteina e caseina; il miglioramento delle caratteristiche di conservabilità e della composizione nutraceutica del formaggio, attribuibile all’attività antiossidante dei polifenoli trasferiti nel latte; la diminuzione dei costi di alimentazione, peraltro ottenuta con produzioni di latte sovrapponibili a quelle delle bovine del gruppo controllo ed infine il miglioramento degli indici dell’efficienza di conversione degli alimenti utilizzabili dall’uomo in latte, che denotano una minore competizione alimentare tra uomo e animali. La seconda prova sperimentale ha riguardato gli agnelli da carne ed ha avuto come obiettivo quello di aumentare il peso della carcassa degli animali e produrre carne a basso contenuto in grasso aumentando l'età alla macellazione mettendo in atto strategie alimentari che prevedono la riduzione del livello nutritivo e l'impiego di sottoprodotti reperibili a basso costo come la crusca di frumento duro. L’effetto della presenza della crusca nella dieta è stata valutata anche in termini di economicità, in base al suo contributo alla riduzione dei costi di alimentazione, e per i riflessi sulle proprietà antiossidanti della carne degli agnelli. Quanto emerso nella prova ha dimostrato come sia possibile produrre carne ovina con maggiore efficienza economica aumentando a 120 giorni l’età di macellazione degli agnelli delle razze da latte, puntando all’ottenimento di carcasse più pesanti e di migliore qualità con riguardo alla maggiore tenerezza, alla maggiore ritenzione idrica e, soprattutto, al moderato aumento del contenuto in grasso. In merito al più conveniente ed efficace regime alimentare da adottare per ottenere un contenimento dei costi, una favorevole conversione alimentare ed una apprezzabile qualità della carcassa e della carne, l’impiego della crusca di frumento duro ha determinato un peggioramento delle prestazioni produttive solo quando è stata associata alla restrizione alimentare ma, indipendentemente dal livello nutritivo adottato, ha contribuito a migliorare le proprietà antiossidanti della carne di agnello. In definitiva, i risultati di entrambe le sperimentazioni dimostrano che la crusca di frumento duro, derivato dell'industria molitoria, possa essere proficuamente inserita nella formulazione di mangimi destinati all'alimentazione delle bovine da latte e degli agnelli da carne, con vantaggi in termini economici, ambientali e nutrizionali. La crusca, infatti, gode di facile reperibilità locale ed il suo uso consente di smaltire un sottoprodotto che, in quanto tale, non entra in competizione con l’alimentazione umana e contribuisce a ridurre il costo della razione, senza interferire negativamente sullo stato di benessere degli animali, sulle loro prestazioni produttive o sulla qualità complessiva dei loro prodotti, ma contribuendo anzi a migliorarne le proprietà antiossidanti.

Di Grigoli Antonino, Vitale Francesca, Bonanno Adriana (2017). Introdurre la crusca di frumento duro nelle razioni alimentari dei ruminanti. AGRISICILIA(12/2017), 47-55.

Introdurre la crusca di frumento duro nelle razioni alimentari dei ruminanti

Di Grigoli Antonino;Vitale Francesca;Bonanno Adriana
2017-01-01

Abstract

La crusca, sottoprodotto dell’industria molitoria del frumento, è un ingrediente utilizzato per la formulazione di mangimi zootecnici. Per la sua composizione chimica, che evidenzia una discreta dotazione di carboidrati strutturali, risulta più conveniente l’impiego per le specie ruminanti, soprattutto nel sud Italia, dove risulta facilmente reperibile a prezzi contenuti. L’uso della crusca potrebbe risultare conveniente anche perché contiene acido ferulico, composto polifenolico dotato di caratteristiche nutrizionali positive in grado di migliorare il bilancio antiossidante degli animali e garantire la produzione di alimenti destinati al consumo umano dotati di caratteristiche nutraceutiche. L’impiego di questo sottoprodotto nelle razioni degli animali, potrebbe risultare utile anche per motivi connessi alla sostenibilità delle produzioni zootecniche, sempre più accusate di utilizzare granaglie che potrebbero essere impiegate direttamente per l’alimentazione umana. Prendendo spunto da tutti questi presupposti sono state condotte due prove sperimentali con l’obiettivo di valorizzare la crusca, inserendola come componente delle diete di bovine da latte e di agnelli da carne. Gli effetti sulle lattifere sono stati valutati in relazione all’efficienza di utilizzazione dei nutrienti, alla protezione ossidativa negli animali, al valore nutrizionale e salutistico del latte e dei formaggi prodotti ed al livello di sostenibilità socio-economica della produzione. L’alimentazione delle bovine con mangimi contenenti il 20% di crusca sembra aver permesso di raggiungere diversi vantaggi, quali il miglioramento dello stato ossidativo e dell’efficienza del sistema immunitario delle bovine; il miglioramento della qualità del latte, dovuto all’aumento dei tenori in proteina e caseina; il miglioramento delle caratteristiche di conservabilità e della composizione nutraceutica del formaggio, attribuibile all’attività antiossidante dei polifenoli trasferiti nel latte; la diminuzione dei costi di alimentazione, peraltro ottenuta con produzioni di latte sovrapponibili a quelle delle bovine del gruppo controllo ed infine il miglioramento degli indici dell’efficienza di conversione degli alimenti utilizzabili dall’uomo in latte, che denotano una minore competizione alimentare tra uomo e animali. La seconda prova sperimentale ha riguardato gli agnelli da carne ed ha avuto come obiettivo quello di aumentare il peso della carcassa degli animali e produrre carne a basso contenuto in grasso aumentando l'età alla macellazione mettendo in atto strategie alimentari che prevedono la riduzione del livello nutritivo e l'impiego di sottoprodotti reperibili a basso costo come la crusca di frumento duro. L’effetto della presenza della crusca nella dieta è stata valutata anche in termini di economicità, in base al suo contributo alla riduzione dei costi di alimentazione, e per i riflessi sulle proprietà antiossidanti della carne degli agnelli. Quanto emerso nella prova ha dimostrato come sia possibile produrre carne ovina con maggiore efficienza economica aumentando a 120 giorni l’età di macellazione degli agnelli delle razze da latte, puntando all’ottenimento di carcasse più pesanti e di migliore qualità con riguardo alla maggiore tenerezza, alla maggiore ritenzione idrica e, soprattutto, al moderato aumento del contenuto in grasso. In merito al più conveniente ed efficace regime alimentare da adottare per ottenere un contenimento dei costi, una favorevole conversione alimentare ed una apprezzabile qualità della carcassa e della carne, l’impiego della crusca di frumento duro ha determinato un peggioramento delle prestazioni produttive solo quando è stata associata alla restrizione alimentare ma, indipendentemente dal livello nutritivo adottato, ha contribuito a migliorare le proprietà antiossidanti della carne di agnello. In definitiva, i risultati di entrambe le sperimentazioni dimostrano che la crusca di frumento duro, derivato dell'industria molitoria, possa essere proficuamente inserita nella formulazione di mangimi destinati all'alimentazione delle bovine da latte e degli agnelli da carne, con vantaggi in termini economici, ambientali e nutrizionali. La crusca, infatti, gode di facile reperibilità locale ed il suo uso consente di smaltire un sottoprodotto che, in quanto tale, non entra in competizione con l’alimentazione umana e contribuisce a ridurre il costo della razione, senza interferire negativamente sullo stato di benessere degli animali, sulle loro prestazioni produttive o sulla qualità complessiva dei loro prodotti, ma contribuendo anzi a migliorarne le proprietà antiossidanti.
2017
Di Grigoli Antonino, Vitale Francesca, Bonanno Adriana (2017). Introdurre la crusca di frumento duro nelle razioni alimentari dei ruminanti. AGRISICILIA(12/2017), 47-55.
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