La lettura di un paesaggio inizia sempre con la percezione degli elementi emergenti, la cui presenza, nel condizionare più o meno profondamente l’organizzazione della struttura territoriale, ha concorso a costituire l’identità dei luoghi. Nel caso dei paesaggi del nostro Paese, la percezione degli elementi naturali, quali la conformazione fisica, l’idrografia, la flora, tranne rare eccezioni, risulta inscindibilmente legata a quella dei molteplici elementi antropici introdotti nelle diverse epoche storiche che hanno permeato e plasmato le configurazioni originarie dei luoghi, rendendoli densi di memoria e di storia. La dimensione culturale del paesaggio, nel senso che tutto il paesaggio, anche quello da noi percepito come naturale, è in realtà un paesaggio interamente plasmato dall’uomo, trova riscontro nella Convenzione europea del paesaggio, siglata a Firenze nel 2000, in cui la nozione di paesaggio, superando l’accezione puramente vedutistica e vincolistica, viene estesa a tutto l’insieme territoriale. Anche nel più organico testo di legge relativo alla tutela, il Codice dei beni culturali e del paesaggio, varato nel 2004 e successivamente modificato nel 2006 e nel 2008, il concetto di paesaggio, definito come “territorio espressivo di identità” si lega “alle caratteristiche storiche, culturali, naturali, morfologiche ed estetiche proprie degli immobili o delle aree che abbiano significato e valore identitario del territorio in cui ricadono o che siano percepite come tali dalle popolazioni”. Riconoscere il paesaggio come espressione di identità culturale, significa ampliarne enormemente il significato e intenderlo come una grande narrazione dove si trova tutto di una società. In tal senso il paesaggio diventa inclusivo non soltanto dei tanti e diversi elementi materiali (naturali e antropici), percepibili nel momento in cui ci immergiamo in esso, ma anche delle memorie storiche, delle testimonianze letterarie e iconografiche che in maniera più o meno incisiva hanno contribuito alla costruzione della sua identità. Quanto affermato appare particolarmente evidente nel caso dei paesaggi “eccezionali” come quello del territorio di Agrigento, in cui la magnificenza della Valle dei templi, lungamente celebrata nelle descrizioni letterarie e figurative dei viaggiatori del Grand Tour, ha di fatto messo in ombra il centro urbano adagiato sulla collina di Girgenti.

Abbate, G. (2017). Immagini del paesaggio di Agrigento nelle descrizioni letterarie e figurative tra XVI e XIX secolo. In G. Belli, F. Capano, M.I. Pascariello (a cura di), La città, il viaggio, il turismo : percezione, produzione e trasformazione – The city, the travel, the tourism : perception, production and processing (pp. 2931-2936). Napoli : CIRICE.

Immagini del paesaggio di Agrigento nelle descrizioni letterarie e figurative tra XVI e XIX secolo

ABBATE, Giuseppe
2017-01-01

Abstract

La lettura di un paesaggio inizia sempre con la percezione degli elementi emergenti, la cui presenza, nel condizionare più o meno profondamente l’organizzazione della struttura territoriale, ha concorso a costituire l’identità dei luoghi. Nel caso dei paesaggi del nostro Paese, la percezione degli elementi naturali, quali la conformazione fisica, l’idrografia, la flora, tranne rare eccezioni, risulta inscindibilmente legata a quella dei molteplici elementi antropici introdotti nelle diverse epoche storiche che hanno permeato e plasmato le configurazioni originarie dei luoghi, rendendoli densi di memoria e di storia. La dimensione culturale del paesaggio, nel senso che tutto il paesaggio, anche quello da noi percepito come naturale, è in realtà un paesaggio interamente plasmato dall’uomo, trova riscontro nella Convenzione europea del paesaggio, siglata a Firenze nel 2000, in cui la nozione di paesaggio, superando l’accezione puramente vedutistica e vincolistica, viene estesa a tutto l’insieme territoriale. Anche nel più organico testo di legge relativo alla tutela, il Codice dei beni culturali e del paesaggio, varato nel 2004 e successivamente modificato nel 2006 e nel 2008, il concetto di paesaggio, definito come “territorio espressivo di identità” si lega “alle caratteristiche storiche, culturali, naturali, morfologiche ed estetiche proprie degli immobili o delle aree che abbiano significato e valore identitario del territorio in cui ricadono o che siano percepite come tali dalle popolazioni”. Riconoscere il paesaggio come espressione di identità culturale, significa ampliarne enormemente il significato e intenderlo come una grande narrazione dove si trova tutto di una società. In tal senso il paesaggio diventa inclusivo non soltanto dei tanti e diversi elementi materiali (naturali e antropici), percepibili nel momento in cui ci immergiamo in esso, ma anche delle memorie storiche, delle testimonianze letterarie e iconografiche che in maniera più o meno incisiva hanno contribuito alla costruzione della sua identità. Quanto affermato appare particolarmente evidente nel caso dei paesaggi “eccezionali” come quello del territorio di Agrigento, in cui la magnificenza della Valle dei templi, lungamente celebrata nelle descrizioni letterarie e figurative dei viaggiatori del Grand Tour, ha di fatto messo in ombra il centro urbano adagiato sulla collina di Girgenti.
2017
978-88-99930-02-8
Abbate, G. (2017). Immagini del paesaggio di Agrigento nelle descrizioni letterarie e figurative tra XVI e XIX secolo. In G. Belli, F. Capano, M.I. Pascariello (a cura di), La città, il viaggio, il turismo : percezione, produzione e trasformazione – The city, the travel, the tourism : perception, production and processing (pp. 2931-2936). Napoli : CIRICE.
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