Il saggio è il risultato di una lunga ricerca anche con indagini archivistiche nell’ambito di un PRIN con fondi MIUR 2004-2006, dal titolo Progettare la memoria. Architettura e monumento in Italia tra secondo Settecento e primo Novecento, coordinatore nazionale prof. Fabio Mangone, coordinatore locale prof. Maria Giuffrè. L’incrocio tra le fonti primarie e secondarie, tra le prime un intenso lavoro presso archivi locali, ha consentito di reinquadrare in maniera del tutto innovativa la biografia dell’architetto palermitano Giuseppe Venanzio Marvuglia (1729-1814), uno dei principali interpreti dell’architettura neoclassica in Italia fino ai neostili, e, in particolare, il suo cosiddetto “periodo romano”. Lo studio era teso infatti a focalizzare le premesse culturali e le esperienze pregresse che avrebbe visto Roma divenire il centro per la diffusione del linguaggio neoclassico sulla base di esperienze dirette da parte degli artisti, frutto di apprendistati. Il valore innovativo del saggio, estremamente condensato per motivi editoriali, si riassume nell’aver precisato in maniera analitica e definitiva alcuni dati anagrafici di Marvuglia e della sua famiglia, nell’aver posto in evidenza il probabile determinante ruolo dei Padri Filippini di Palermo come mentori del Marvuglia (forse coloro che lo segnalano a Carlo Marchionni, il suo mentore locale), nella ridefinizione dell’arco temporale di residenza del Marvuglia a Roma, per 40 anni (dal 1967) ritenuto dalla letteratura critica circoscritto dal 1747 al 1759 ed oggi ridotto a circa cinque anni, dal 1755 al 1760. Questa precisazione ha consentito di datare meglio il cospicuo numero di disegni marvugliani presi in esame (circa 170), molti dei quali inediti e mai studiati, e di aprire uno squarcio sull’entourage dell’architetto palermitano a Roma che fa meglio comprendere oggi il portato dell’esperienza marvugliana, eccezionale rispetto, ad esempio, a quello dei suoi pur valenti colleghi palermitani. Come ipotesi di studio da approfondire si è posta in evidenza la compresenza nel “fatidico” 1755 di Giovan Battista Piranesi, Robert Adam, Robert Mylne, Francesco de Lavega e di Nicolas L’Huillier. Con gli ultimi tre Marvuglia ha rapporti certi e diretti, come attestato da fonti e documenti (tra cui i disegni citati). Proprio quest’ultimo è stato individuato quale probabile riferimento per la formazione dell’architetto nell’acquisizione delle tecniche del disegno e, forse, nella scelta di alcuni soggetti. In realtà la questione è ancora aperta perché tramite il materiale grafico (che rispecchia attenzione per le architetture e sculture antiche nonché per l’architettura moderna) è possibile abbozzare un probabile quadro, ancora oggi non noto, della metodologia di apprendistato e formazione praticata dall’Accademia di San Luca presso cui Marvuglia si appoggia e da cui riceverà il secondo premio al Concorso Clementino del 1758, dopo il Mylne. I disegni sono stati tutti presi in esame riuscendo a classificarli secondo la tipologia di approccio al monumento (dai disegni sul campo alla stesura di dettagli a mano libera o da presentazione), identificando molti dei soggetti tra edifici antichi e moderni. Altra ipotesi vagliata del tutto nuova è che il palermitano, come il L’Huillier, possa avere lavorato quale disegnatore per Adam in quanto molto attento alla trascrizione fedele del dato archeologico, segno di una sensibilità molto precoce per i tempi.

Palazzotto, P. (2007). I disegni dall’antico di Giuseppe Venanzio Marvuglia. In A. Cipriani, G.P. Consoli, S. Pasquali (a cura di), Contro il Barocco. Apprendistato a Roma e pratica dell’architettura civile in Italia (1780-1820) (pp. 71-80). ROMA : Campisano editore.

I disegni dall’antico di Giuseppe Venanzio Marvuglia

PALAZZOTTO, Pierfrancesco
2007-01-01

Abstract

Il saggio è il risultato di una lunga ricerca anche con indagini archivistiche nell’ambito di un PRIN con fondi MIUR 2004-2006, dal titolo Progettare la memoria. Architettura e monumento in Italia tra secondo Settecento e primo Novecento, coordinatore nazionale prof. Fabio Mangone, coordinatore locale prof. Maria Giuffrè. L’incrocio tra le fonti primarie e secondarie, tra le prime un intenso lavoro presso archivi locali, ha consentito di reinquadrare in maniera del tutto innovativa la biografia dell’architetto palermitano Giuseppe Venanzio Marvuglia (1729-1814), uno dei principali interpreti dell’architettura neoclassica in Italia fino ai neostili, e, in particolare, il suo cosiddetto “periodo romano”. Lo studio era teso infatti a focalizzare le premesse culturali e le esperienze pregresse che avrebbe visto Roma divenire il centro per la diffusione del linguaggio neoclassico sulla base di esperienze dirette da parte degli artisti, frutto di apprendistati. Il valore innovativo del saggio, estremamente condensato per motivi editoriali, si riassume nell’aver precisato in maniera analitica e definitiva alcuni dati anagrafici di Marvuglia e della sua famiglia, nell’aver posto in evidenza il probabile determinante ruolo dei Padri Filippini di Palermo come mentori del Marvuglia (forse coloro che lo segnalano a Carlo Marchionni, il suo mentore locale), nella ridefinizione dell’arco temporale di residenza del Marvuglia a Roma, per 40 anni (dal 1967) ritenuto dalla letteratura critica circoscritto dal 1747 al 1759 ed oggi ridotto a circa cinque anni, dal 1755 al 1760. Questa precisazione ha consentito di datare meglio il cospicuo numero di disegni marvugliani presi in esame (circa 170), molti dei quali inediti e mai studiati, e di aprire uno squarcio sull’entourage dell’architetto palermitano a Roma che fa meglio comprendere oggi il portato dell’esperienza marvugliana, eccezionale rispetto, ad esempio, a quello dei suoi pur valenti colleghi palermitani. Come ipotesi di studio da approfondire si è posta in evidenza la compresenza nel “fatidico” 1755 di Giovan Battista Piranesi, Robert Adam, Robert Mylne, Francesco de Lavega e di Nicolas L’Huillier. Con gli ultimi tre Marvuglia ha rapporti certi e diretti, come attestato da fonti e documenti (tra cui i disegni citati). Proprio quest’ultimo è stato individuato quale probabile riferimento per la formazione dell’architetto nell’acquisizione delle tecniche del disegno e, forse, nella scelta di alcuni soggetti. In realtà la questione è ancora aperta perché tramite il materiale grafico (che rispecchia attenzione per le architetture e sculture antiche nonché per l’architettura moderna) è possibile abbozzare un probabile quadro, ancora oggi non noto, della metodologia di apprendistato e formazione praticata dall’Accademia di San Luca presso cui Marvuglia si appoggia e da cui riceverà il secondo premio al Concorso Clementino del 1758, dopo il Mylne. I disegni sono stati tutti presi in esame riuscendo a classificarli secondo la tipologia di approccio al monumento (dai disegni sul campo alla stesura di dettagli a mano libera o da presentazione), identificando molti dei soggetti tra edifici antichi e moderni. Altra ipotesi vagliata del tutto nuova è che il palermitano, come il L’Huillier, possa avere lavorato quale disegnatore per Adam in quanto molto attento alla trascrizione fedele del dato archeologico, segno di una sensibilità molto precoce per i tempi.
2007
Settore L-ART/04 - Museologia E Critica Artistica E Del Restauro
Settore L-ART/02 - Storia Dell'Arte Moderna
Palazzotto, P. (2007). I disegni dall’antico di Giuseppe Venanzio Marvuglia. In A. Cipriani, G.P. Consoli, S. Pasquali (a cura di), Contro il Barocco. Apprendistato a Roma e pratica dell’architettura civile in Italia (1780-1820) (pp. 71-80). ROMA : Campisano editore.
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
Marvuglia disegni da Antico.pdf

accesso aperto

Dimensione 6.38 MB
Formato Adobe PDF
6.38 MB Adobe PDF Visualizza/Apri

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10447/23927
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact