I più recenti fenomeni naturali calamitosi che hanno interessato l’Italia si sono verificati in concomitanza di anomali cambiamenti climatici la cui causa è il riscaldamento globale. Il V rapporto dell’IPCC 2014 afferma che il global warming è determinato dalle attività antropiche. A livello mondiale, l’Italia è realmente minacciato dalla “desertificazione” per circa 1/5 del territorio nazionale, soprattutto al Sud: la Sicilia con una percentuale del 70% risulta, in tal senso, la regione più a rischio (“Convegno sulla siccità”, CNR per Expo 2015). Con l’innalzamento delle temperature si ha una diminuzione delle precipitazioni e un aumento dell’intensità delle stesse con pericolo di dissesto idrogeologico, che diviene “rischio” nei contesti urbani a causa dell’eccessiva impermeabilizzazione del suolo. Si determina, così, un problema comune alla maggior parte delle aree urbane europee che amministrazioni illuminate fronteggiano facendo leva su una pianificazione urbana che gestisca le trasformazioni, perseguendo la riduzione delle superfici impermeabilizzate e una migliore gestione delle acque urbane. A partire da queste riflessioni, il contributo prende in esame il caso di Agrigento, nota alle “cronache” per la terribile frana del 1966 e dove, cinquant’anni dopo, nulla sembra mutato per gli altri eventi calamitosi verificatisi, sempre perlopiù nelle stesse zone della città, in occasione di elevati valori di piogge rispetto alla media. Il territorio del centro abitato di Agrigento, composto da argille, calcari detritici e organogeni, è stato (ed è) oggetto di soil seiling non curante del pericolo rappresentato dalle acque piovane per il delicato contesto geologico costituito da rocce calcarenitiche e argillose. La pianificazione urbana continua ad essere incapace di far fronte a pericoli annunciati, limitandosi alla sovrapposizione di vincoli. Su questo scenario, il contributo mira ad offrire una proposta, al contempo, di indirizzo (per gli strumenti urbanistici vigenti da aggiornare, considerato il loro ruolo proattivo nella lotta alla fragilità del territorio, con gli input provenienti dai piani clima-energia) e operativa, ispirata a quanto accade in contesti urbani europei, che porti all’idea di una “eco-pianificazione urbana”.

SCAVONE, V. (2017). Dissesto idrogeologico e urban eco-planning. Una proposta per contrastare la fragilità del territorio urbano di Agrigento. In Italia sicura: i rischi territoriali e ambientali (pp.627-633). Roma-Milano : planum publicher.

Dissesto idrogeologico e urban eco-planning. Una proposta per contrastare la fragilità del territorio urbano di Agrigento

SCAVONE, Valeria
2017-01-01

Abstract

I più recenti fenomeni naturali calamitosi che hanno interessato l’Italia si sono verificati in concomitanza di anomali cambiamenti climatici la cui causa è il riscaldamento globale. Il V rapporto dell’IPCC 2014 afferma che il global warming è determinato dalle attività antropiche. A livello mondiale, l’Italia è realmente minacciato dalla “desertificazione” per circa 1/5 del territorio nazionale, soprattutto al Sud: la Sicilia con una percentuale del 70% risulta, in tal senso, la regione più a rischio (“Convegno sulla siccità”, CNR per Expo 2015). Con l’innalzamento delle temperature si ha una diminuzione delle precipitazioni e un aumento dell’intensità delle stesse con pericolo di dissesto idrogeologico, che diviene “rischio” nei contesti urbani a causa dell’eccessiva impermeabilizzazione del suolo. Si determina, così, un problema comune alla maggior parte delle aree urbane europee che amministrazioni illuminate fronteggiano facendo leva su una pianificazione urbana che gestisca le trasformazioni, perseguendo la riduzione delle superfici impermeabilizzate e una migliore gestione delle acque urbane. A partire da queste riflessioni, il contributo prende in esame il caso di Agrigento, nota alle “cronache” per la terribile frana del 1966 e dove, cinquant’anni dopo, nulla sembra mutato per gli altri eventi calamitosi verificatisi, sempre perlopiù nelle stesse zone della città, in occasione di elevati valori di piogge rispetto alla media. Il territorio del centro abitato di Agrigento, composto da argille, calcari detritici e organogeni, è stato (ed è) oggetto di soil seiling non curante del pericolo rappresentato dalle acque piovane per il delicato contesto geologico costituito da rocce calcarenitiche e argillose. La pianificazione urbana continua ad essere incapace di far fronte a pericoli annunciati, limitandosi alla sovrapposizione di vincoli. Su questo scenario, il contributo mira ad offrire una proposta, al contempo, di indirizzo (per gli strumenti urbanistici vigenti da aggiornare, considerato il loro ruolo proattivo nella lotta alla fragilità del territorio, con gli input provenienti dai piani clima-energia) e operativa, ispirata a quanto accade in contesti urbani europei, che porti all’idea di una “eco-pianificazione urbana”.
giu-2016
Cambiamenti. Responsabilità e strumenti per l’urbanistica al servizio del paese
Catania
16-18 giugno 2016
XIX Conferenza Nazionale SIU
apr-2016
2017
7
Online
http://www.planum.net/xix-conferenza-siu-2016-pubblicazione-atti
SCAVONE, V. (2017). Dissesto idrogeologico e urban eco-planning. Una proposta per contrastare la fragilità del territorio urbano di Agrigento. In Italia sicura: i rischi territoriali e ambientali (pp.627-633). Roma-Milano : planum publicher.
Proceedings (atti dei congressi)
SCAVONE, V
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