Il Mediterraneo è una estensione geografica fatta di culture e patrimoni molteplici che mantengono, comunque, una matrice comune. Questo testo riguarda l’architettura intesa non come edilizia, ma come costruzione di una società, come risultato di processi aggregativi e di scambio che generano paesaggi unici e comunicazioni aperte. La finalità del contributo riguarda il recupero di una coscienza per la valorizza-zione di ciò che la memoria urbana rappresenta e racconta attraverso i mercati storici, ovvero i luoghi che storicamente si sono costituiti per lo scambio. Il caso di Palermo e del mercato storico della Vucciria è un paradigma applicabile a molti altri mercati, secondo uno spartito teatrale fatto di quinte urbane e palcoscenici stradali entro cui si muovono attori e spettatori: le persone, la gente comune. Così come avviene per tante altre piazze e luoghi di mercato, da Genova a Napoli, da Marsiglia a Siviglia, da Tunisi a Marrakech. Il luogo dello scambio, la Vucciria, inteso come quello spazio in cui si intrecciano soprattutto i legami sociali di una città, è il pretesto per la costruzione di una nuova rappresentazione di un luogo che muta radicalmente la sua immagine durante il giorno e la notte risentendo gli effetti della globalizzazione. Una Vucciria dicotomica e dai due volti, viene immaginata, nei disegni di accompagnamento al testo, quasi parafrasando il celebre quadro di Renato Guttuso del 1974, “Vucciria di Palermo”, che rappresenta la vita del mercato caratterizzato da un’allegra baraonda di bancarelle trasformata dal pittore bagherese in una fantasmagorica tappezzeria di odori e di colori. La “nuova” Vucciria, quella immaginata, è il teatro di molteplici e diversi episodi artistici, sociali e culturali che, pur contenendo i caratteri della tradizione, manifesta il cuore di una città estremamente complessa di cui la Vucciria stessa rimane baluardo resistente. Il disegno, in cui il colore è essenziale per esprimere il carattere del luogo, parafrasando la celebre affermazione di Vittorio Gregotti, è il modo con cui tentiamo di mettere in atto la soddisfazione di un nostro desiderio. Questo studio, infatti, tende a una prefigurazione di una nuova immagine della città e pertanto esso si muove sul doppio registro disegno/ progetto.
FATTA, F., MAGGIO, F. (2017). Mercato Mediterraneo: il luogo degli scambi. In M. Gausa, C. Andriani, R. Fagnoni (a cura di), MED.NET3 RESILI(G)ENCE: Intelligent Cities / Resilient Landscapes (pp. 77-81). Barcelona : PAPERSDOC.
Mercato Mediterraneo: il luogo degli scambi
MAGGIO, Francesco
2017-01-01
Abstract
Il Mediterraneo è una estensione geografica fatta di culture e patrimoni molteplici che mantengono, comunque, una matrice comune. Questo testo riguarda l’architettura intesa non come edilizia, ma come costruzione di una società, come risultato di processi aggregativi e di scambio che generano paesaggi unici e comunicazioni aperte. La finalità del contributo riguarda il recupero di una coscienza per la valorizza-zione di ciò che la memoria urbana rappresenta e racconta attraverso i mercati storici, ovvero i luoghi che storicamente si sono costituiti per lo scambio. Il caso di Palermo e del mercato storico della Vucciria è un paradigma applicabile a molti altri mercati, secondo uno spartito teatrale fatto di quinte urbane e palcoscenici stradali entro cui si muovono attori e spettatori: le persone, la gente comune. Così come avviene per tante altre piazze e luoghi di mercato, da Genova a Napoli, da Marsiglia a Siviglia, da Tunisi a Marrakech. Il luogo dello scambio, la Vucciria, inteso come quello spazio in cui si intrecciano soprattutto i legami sociali di una città, è il pretesto per la costruzione di una nuova rappresentazione di un luogo che muta radicalmente la sua immagine durante il giorno e la notte risentendo gli effetti della globalizzazione. Una Vucciria dicotomica e dai due volti, viene immaginata, nei disegni di accompagnamento al testo, quasi parafrasando il celebre quadro di Renato Guttuso del 1974, “Vucciria di Palermo”, che rappresenta la vita del mercato caratterizzato da un’allegra baraonda di bancarelle trasformata dal pittore bagherese in una fantasmagorica tappezzeria di odori e di colori. La “nuova” Vucciria, quella immaginata, è il teatro di molteplici e diversi episodi artistici, sociali e culturali che, pur contenendo i caratteri della tradizione, manifesta il cuore di una città estremamente complessa di cui la Vucciria stessa rimane baluardo resistente. Il disegno, in cui il colore è essenziale per esprimere il carattere del luogo, parafrasando la celebre affermazione di Vittorio Gregotti, è il modo con cui tentiamo di mettere in atto la soddisfazione di un nostro desiderio. Questo studio, infatti, tende a una prefigurazione di una nuova immagine della città e pertanto esso si muove sul doppio registro disegno/ progetto.File | Dimensione | Formato | |
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