In Sicilia, come del resto in gran parte del Mediterraneo, l’impatto millenario delle attività antropiche ha profondamente modificato la struttura e la funzione degli ecosistemi naturali, con evidenti ripercussioni sulla stabilità dei suoli e sull’andamento diffuso dei processi erosivi. L’accresciuta consapevolezza di que-sto rapporto causa-effetto ha posto sempre più in risalto la necessità di mettere in atto adeguati interventi di recupero e di ripristino ambientale, in particolare a favo-re di ecosistemi più esposti e vulnerabili, perlopiù concentrati in corrispondenza delle aree costiere e umide, spesso profondamente trasformati a seguito dell'azione combinata di diversi tipi di disturbo antropico. Gli interventi di ricostituzione degli habitat e di rinaturalizzazione sono complessi dal punto di vista tecnico, in quanto non possono prescindere da un’analisi dettagliata di tutti gli aspetti biotici, abiotici ed antropici che caratterizzano il territorio coinvolto. In funzione dei caratteri eda-fo-climatici stazionali è di fondamentale importanza individuare le specie idonee per il ripristino della struttura e della funzione delle comunità locali. Tale scelta condiziona tutte le operazioni successive, in quanto deve favorire meccanismi in grado di costituire sistemi naturali complessi e stabili nel tempo. Non è sufficiente individuare le specie chiave, che caratterizzano strutturalmente e fisio-nomicamente le comunità vegetali, ma occorre prestare particolare attenzione all’origine del materiale vegetale di propagazione da utilizzare negli interventi. Utilizzando specie autoctone, soprattutto ecotipi autoctoni e pertanto meglio adat-tati alle condizioni pedo-climatiche locali, è possibile contribuire alla conservazione delle risorse genetiche del territorio, aspetto spesso trascurato o comunque sottovalutato nelle attività di ripristino ambientale. Le modalità, le tecniche ed anche la durata degli interventi previsti devono essere opportunamente modulati in funzione del grado di alterazione del sistema e quindi degli input necessari. Lo scopo principale dell’intervento non è quello di riportare un ecosistema allo stato originale, quanto piuttosto di ripristinare le dinamiche evolutive naturali, eliminando le cause che hanno determinato la situazione attuale, e cercando di ristabilire le relazioni funzionali tra le componenti biotiche ed abiotiche del sistema, fino al raggiungimento di una nuova condizione di equilibrio dinamico. Su questi principi si basa la restoration ecology, una branca ormai autonoma dell’ecologia che si occupa del recupero e del ripristino degli ecosistemi danneggiati, semplificati o distrutti dall’azione antropica (Young, 2000). Questa filosofia di intervento ha guidato le azioni compiute nell’ambito del progetto LIFE04 NAT/IT/000182 “MacaLife, Conservazione degli habitat delle Macalube di Aragona”.

La Mantia, T., Gristina, L., Badalamenti, E., Novara, A., Pasta, S., Tirrito, S., et al. (2014). Azioni di contenimento dei fenomeni erosivi, di salvaguardia e restauro degli habitat nell’ambito del Progetto LIFE “MACALIFE - Preservation and extension of priority habitats damaged from agriculture activity”: un modello per le zone aride della Sicilia. In V. Scavone (a cura di), Consumo di suolo – un approccio multidisciplinare ad un tema trasversale (pp. 199-209). Franco Angeli.

Azioni di contenimento dei fenomeni erosivi, di salvaguardia e restauro degli habitat nell’ambito del Progetto LIFE “MACALIFE - Preservation and extension of priority habitats damaged from agriculture activity”: un modello per le zone aride della Sicilia

LA MANTIA, Tommaso;GRISTINA, Luciano;BADALAMENTI, Emilio;NOVARA, Agata;
2014-01-01

Abstract

In Sicilia, come del resto in gran parte del Mediterraneo, l’impatto millenario delle attività antropiche ha profondamente modificato la struttura e la funzione degli ecosistemi naturali, con evidenti ripercussioni sulla stabilità dei suoli e sull’andamento diffuso dei processi erosivi. L’accresciuta consapevolezza di que-sto rapporto causa-effetto ha posto sempre più in risalto la necessità di mettere in atto adeguati interventi di recupero e di ripristino ambientale, in particolare a favo-re di ecosistemi più esposti e vulnerabili, perlopiù concentrati in corrispondenza delle aree costiere e umide, spesso profondamente trasformati a seguito dell'azione combinata di diversi tipi di disturbo antropico. Gli interventi di ricostituzione degli habitat e di rinaturalizzazione sono complessi dal punto di vista tecnico, in quanto non possono prescindere da un’analisi dettagliata di tutti gli aspetti biotici, abiotici ed antropici che caratterizzano il territorio coinvolto. In funzione dei caratteri eda-fo-climatici stazionali è di fondamentale importanza individuare le specie idonee per il ripristino della struttura e della funzione delle comunità locali. Tale scelta condiziona tutte le operazioni successive, in quanto deve favorire meccanismi in grado di costituire sistemi naturali complessi e stabili nel tempo. Non è sufficiente individuare le specie chiave, che caratterizzano strutturalmente e fisio-nomicamente le comunità vegetali, ma occorre prestare particolare attenzione all’origine del materiale vegetale di propagazione da utilizzare negli interventi. Utilizzando specie autoctone, soprattutto ecotipi autoctoni e pertanto meglio adat-tati alle condizioni pedo-climatiche locali, è possibile contribuire alla conservazione delle risorse genetiche del territorio, aspetto spesso trascurato o comunque sottovalutato nelle attività di ripristino ambientale. Le modalità, le tecniche ed anche la durata degli interventi previsti devono essere opportunamente modulati in funzione del grado di alterazione del sistema e quindi degli input necessari. Lo scopo principale dell’intervento non è quello di riportare un ecosistema allo stato originale, quanto piuttosto di ripristinare le dinamiche evolutive naturali, eliminando le cause che hanno determinato la situazione attuale, e cercando di ristabilire le relazioni funzionali tra le componenti biotiche ed abiotiche del sistema, fino al raggiungimento di una nuova condizione di equilibrio dinamico. Su questi principi si basa la restoration ecology, una branca ormai autonoma dell’ecologia che si occupa del recupero e del ripristino degli ecosistemi danneggiati, semplificati o distrutti dall’azione antropica (Young, 2000). Questa filosofia di intervento ha guidato le azioni compiute nell’ambito del progetto LIFE04 NAT/IT/000182 “MacaLife, Conservazione degli habitat delle Macalube di Aragona”.
2014
Settore AGR/02 - Agronomia E Coltivazioni Erbacee
Settore AGR/05 - Assestamento Forestale E Selvicoltura
La Mantia, T., Gristina, L., Badalamenti, E., Novara, A., Pasta, S., Tirrito, S., et al. (2014). Azioni di contenimento dei fenomeni erosivi, di salvaguardia e restauro degli habitat nell’ambito del Progetto LIFE “MACALIFE - Preservation and extension of priority habitats damaged from agriculture activity”: un modello per le zone aride della Sicilia. In V. Scavone (a cura di), Consumo di suolo – un approccio multidisciplinare ad un tema trasversale (pp. 199-209). Franco Angeli.
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