MONTEVAGO (Mazil Sindi) Comune della Valle del Belice ricostruito secondo le linee stabilite dal Piano Comprensoriale n.4 elaborato nel gennaio 1973 dall’Istituto per lo Sviluppo dell’Edilizia Sociale (I.S.E.S.) che ne prevedeva il Trasferimento Totale secondo un piano di massima redatto da Massimo Bilò e Maurizio Gizzi e, quindi, tradotto in progetto esecutivo da Giampaolo Rotondi. Rifondato in Contrada Mastro Agostino, a metri 394 s.l.m., il nuovo centro urbano insiste nello stesso altipiano dove sorgeva il paese originario, a metri 360 s.l.m., distrutto dal terremoto della notte fra 14 e il 15 gennaio 1968 (con 90 morti, 120 feriti e l'intero patrimonio edilizio diruto o gravemente danneggiato). Il piano di ricostruzione della cittadina, redatto nell’ambito del più ampio Piano Territoriale di Coordinamento n. 8 della Sicilia Occidentale, consiste in un impianto ortogonale frazionato in isolati, di forme quadrangolari regolari, riservati alle residenze e attestati ai lati di un settore urbano mediano con funzione di centro con servizi e abitazioni. Relativamente agli alloggi il piano (il cui progetto definitivo è del 28 novembre 1969) ne prevedeva 91 a totale carico delle stato e 1.008 soggetti a solo contributo dello stato (rispetto ai 2.268 della prima categoria e ai 12.634 della seconda categoria previsti per l'intera ricostruzione del Belice); Gli isolati, incasellati in una trama viaria con sistema stradale secondario ad assialità segmentate e sfalsate, sono contenuti in un perimetro mistilineo e ordinati per comparti compiuti, diversificati in base ad una limitata gamma di variazioni compositive (prevalentemente aggregazioni ad U di case a schiera con orti di pertinenza delle singole unità abitative). Delle opere pubbliche per edifici di sevizio o d'uso collettivo nel decennio di rifondazione della città furono realizzati il Teatro all’Aperto (di S. Abbate e G. Rotondi, 1975 e succ.), l'Unità Sanitaria e Centro sociale (di S. Abbate e G. Rotondi, 1975 e succ.), il Centro Civico (di S. Abbate e G. Rotondi, 1975 e succ.), la Scuola Elementare (di G. Rotondi e N. Sanfelice, 1975), la Scuola Materna (do G. Fiori e G. Rotondi, 1975), l'Asilo Nido (di G. Fiori e G. Rotondi, 1975) e la Chiesa Madre (di Vito Messina e Giò Pomodoro, 1976-1978).
Sessa, E. (2013). Montevago. In A. Casamento (a cura di), Atlante delle città fondate in Italia dal Tardomedioevo al Novecento. Italia centro-meridionale e insulare. Roma : Edizioni Kappa.
Montevago
SESSA, Ettore
2013-01-01
Abstract
MONTEVAGO (Mazil Sindi) Comune della Valle del Belice ricostruito secondo le linee stabilite dal Piano Comprensoriale n.4 elaborato nel gennaio 1973 dall’Istituto per lo Sviluppo dell’Edilizia Sociale (I.S.E.S.) che ne prevedeva il Trasferimento Totale secondo un piano di massima redatto da Massimo Bilò e Maurizio Gizzi e, quindi, tradotto in progetto esecutivo da Giampaolo Rotondi. Rifondato in Contrada Mastro Agostino, a metri 394 s.l.m., il nuovo centro urbano insiste nello stesso altipiano dove sorgeva il paese originario, a metri 360 s.l.m., distrutto dal terremoto della notte fra 14 e il 15 gennaio 1968 (con 90 morti, 120 feriti e l'intero patrimonio edilizio diruto o gravemente danneggiato). Il piano di ricostruzione della cittadina, redatto nell’ambito del più ampio Piano Territoriale di Coordinamento n. 8 della Sicilia Occidentale, consiste in un impianto ortogonale frazionato in isolati, di forme quadrangolari regolari, riservati alle residenze e attestati ai lati di un settore urbano mediano con funzione di centro con servizi e abitazioni. Relativamente agli alloggi il piano (il cui progetto definitivo è del 28 novembre 1969) ne prevedeva 91 a totale carico delle stato e 1.008 soggetti a solo contributo dello stato (rispetto ai 2.268 della prima categoria e ai 12.634 della seconda categoria previsti per l'intera ricostruzione del Belice); Gli isolati, incasellati in una trama viaria con sistema stradale secondario ad assialità segmentate e sfalsate, sono contenuti in un perimetro mistilineo e ordinati per comparti compiuti, diversificati in base ad una limitata gamma di variazioni compositive (prevalentemente aggregazioni ad U di case a schiera con orti di pertinenza delle singole unità abitative). Delle opere pubbliche per edifici di sevizio o d'uso collettivo nel decennio di rifondazione della città furono realizzati il Teatro all’Aperto (di S. Abbate e G. Rotondi, 1975 e succ.), l'Unità Sanitaria e Centro sociale (di S. Abbate e G. Rotondi, 1975 e succ.), il Centro Civico (di S. Abbate e G. Rotondi, 1975 e succ.), la Scuola Elementare (di G. Rotondi e N. Sanfelice, 1975), la Scuola Materna (do G. Fiori e G. Rotondi, 1975), l'Asilo Nido (di G. Fiori e G. Rotondi, 1975) e la Chiesa Madre (di Vito Messina e Giò Pomodoro, 1976-1978).File | Dimensione | Formato | |
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