SECONDO CONCORSO PER IL PALAZZO DEL PARLAMENTO, ROMA 1888-1889, ERNESTO BASILE Redatto tra la fine del 1888 e il 1889, in parte presso lo studio palermitano del padre e prevalentemente nel suo studio di Roma, il progetto presentato al II Concorso per il Palazzo del Parlamento del Regno d’Italia constava di sedici tavole di grandi dimensioni. Il corpus dei disegni (a matita, inchiostro di china e acquerello monocromo, con presenza di inchiostri colorati solamente per le indicazioni distributive e per le percorrenze veicolari) elencati e descritti nella memoria autografa allegata al progetto, e datata “Roma, 31 ottobre 1889”, comprendeva: una planimetria generale “con le adiacenze” in scala 1/1000; cinque planimetrie in scala 1/200 (del piano “in parte sotterraneo”, del piano terreno, del piano ammezzato, del primo e del secondo piano); tre piante parziali in scala 1/100 (rispettivamente per le sedute dei senatori, per le sedute dei deputati e per le sedute congiunte alla presenza del re); quattro alzati dei fronti (il principale è in scala 1/100, mentre il posteriore, con la sezione trasversale sull’aula delle Sedute Reali, e i due laterali sono in una stessa tavola in scala 1/200); sei sezioni longitudinali e trasversali in scala 1/200; un alzato parziale del prospetto principale in scala 1/20; un alzato del “Capitello dell’ordine principale” in scala 1/4. Di questo progetto, oltre ad alcuni documenti, si conservano prevalentemente le tavole presentate al concorso e una serie di schizzi e studi (nell’Archivio Disegni della Dotazione Basile-Ducrot della Facoltà di Architettura di Palermo e nell’Archivio della famiglia Basile). Vincitore del Premio di Primo Grado (di £ 5000) assegnatogli dalla Commissione Esaminatrice con parere unanime, come soli altri due dei cinque premiati, il progetto di Basile non avrà alcun seguito, nonostante la positiva eco registrata presso la critica nazionale e l’interesse suscitato presso l’ambiente professionale e accademico dalla pubblicazione della sua relazione di accompagnamento. La crisi politica che il 31 gennaio 1891 porterà alla caduta del primo governo presieduto da Francesco Crispi e la successiva congiuntura politico-economica italiana causeranno il definitivo abbandono dell’idea di un grande Palazzo del Parlamento comprendente un’aula per le sedute del Senato, un’aula per la Camera dei Deputati e quella per le “adunanze” comuni presiedute dal sovrano. Il tema del concorso, sostanzialmente analogo a quello della precedente edizione del 1883, rifletteva, nel programma del bando di invito (Gazzetta Ufficiale n. 256 del 30 ottobre 1888), orientamenti affini a quelli perseguiti dalla commissione parlamentare nominata dal governo dell’Impero di Germania il 9 gennaio 1882 (e presieduta direttamente dal ministro von Böttischer) per redigere il programma del secondo concorso internazionale (bandito l’uno febbraio 1882), per il Palazzo del Parlamento Tedesco da erigersi a Berlino. Su questo concorso Basile pubblica, proprio nel 1888, uno studio analitico relativo alle premesse e alle modalità di svolgimento dell’evento stesso; ma principalmente lo studio è una relazione scientifica sul progetto vincitore di Paul Wallot, del quale analizza il “carattere artistico”, l’assetto distributivo e l’iter ideativo, le vicende costruttive e gli aspetti tecnici e amministrativi delle sue fasi realizzative (stampato a Roma nel 1889, dalla Tipografia Centenari, il fascicolo di Basile, intitolato Il Palazzo del Parlamento di Berlino, è estratto da «Annali degli Ingegneri e Architetti Italiani», III, II, 1888). Nella proposta di Basile il parlamento era pensato come complesso architettonico risultante dall’aggregazione, attorno ad un gigantesco cortile d’onore, di quattro compiuti comparti edilizi: un corpo di fabbrica monumentale con valenze di segno urbano, sia per la presenza del grande loggiato bilanciato rispetto all’avancorpo centrale (con frontone) sia per la rilevanza della grande torre loggiata; due complessi speculari, ognuno dei quali sviluppato su pianta di forma rettangolare e caratterizzati da una forte impronta palazziale, con due cortili rettangolari ai lati di un nucleo interno di base quadrangolare con inscritte le rispettive aule emicicliche per le sedute dei Senatori e dei Deputati; un ulteriore complesso, anch’esso con pianta di forma rettangolare (di uguale ampiezza, rispetto ai precedenti, ma di maggiore profondità) e analogo impianto planimetrico che presenta, incasellato in un sistema di corridoi e separato dalle ali minori laterali tramite due cortili rettangolari, un nucleo con monumentale aula, dalla pianta di forma rettangolare, per le sedute congiunte alla presenza del sovrano. Lo schema compositivo planimetrico, dunque, presenta un impianto distributivo ordinato su un sistema di corridoi-gallerie, con sviluppo a T, risultante dalla intersezione ortogonale di due rettangoli. Al cortile d’onore risultante sono raccordati, tramite l’ordito di corridoi-gallerie, i tre complessi architettonici che contengono le tre aule, disposte in corrispondenza degli assi mediani del cortile d’onore e individuate in esso da altrettanti avancorpi (di tre tipi, essendo uguali i due avancorpi affrontati dell’aula del Senato e della Camera dei Deputati, e diversi quello corrispondente all’aula delle Sedute Reali e il prospiciente partito centrale aggettante rispetto al retroprospetto del corpo di fabbrica monumentale sulla via Nazionale). Per le tre aule, su una riconoscibile base comune classicista (in una distillata edizione eclettica), agiscono altrettante dominanze stilistiche diversificate, ma compatibili e omologate da uno stesso tenore fisiognomico: di tipo neoellenistico per l’aula del Senato e neoromano per la Camera dei Deputati, entrambe pensate in forma emiciclica (e con soffitto a velario) esplicitamente esemplate sul modello dei teatri dell’antichità o dei bouleuteria (ma fra di loro diversificate anche nei rapporti dimensionali, oltre che sul piano formale e dell’ordinamento architettonico); neorinascimentale per la monumentale aula con pianta di forma rettangolare destinata alle adunanze comuni alla presenza del re (con palese richiamo stilistico ai valori dell’ideale politico unitario del nuovo “rinascimento” italiano).
Sessa, E. (2014). Secondo Concorso per il Palazzo del Parlamento a Roma, area dei Mercati Traianei, 1888, Ernesto Basile. In E. Mauro, E. Sessa (a cura di), Collezioni Basile e Ducrot. Mostra documentaria degli archivi (pp. 214-218). Palermo : Edizioni Plumelia.
Secondo Concorso per il Palazzo del Parlamento a Roma, area dei Mercati Traianei, 1888, Ernesto Basile
SESSA, Ettore
2014-01-01
Abstract
SECONDO CONCORSO PER IL PALAZZO DEL PARLAMENTO, ROMA 1888-1889, ERNESTO BASILE Redatto tra la fine del 1888 e il 1889, in parte presso lo studio palermitano del padre e prevalentemente nel suo studio di Roma, il progetto presentato al II Concorso per il Palazzo del Parlamento del Regno d’Italia constava di sedici tavole di grandi dimensioni. Il corpus dei disegni (a matita, inchiostro di china e acquerello monocromo, con presenza di inchiostri colorati solamente per le indicazioni distributive e per le percorrenze veicolari) elencati e descritti nella memoria autografa allegata al progetto, e datata “Roma, 31 ottobre 1889”, comprendeva: una planimetria generale “con le adiacenze” in scala 1/1000; cinque planimetrie in scala 1/200 (del piano “in parte sotterraneo”, del piano terreno, del piano ammezzato, del primo e del secondo piano); tre piante parziali in scala 1/100 (rispettivamente per le sedute dei senatori, per le sedute dei deputati e per le sedute congiunte alla presenza del re); quattro alzati dei fronti (il principale è in scala 1/100, mentre il posteriore, con la sezione trasversale sull’aula delle Sedute Reali, e i due laterali sono in una stessa tavola in scala 1/200); sei sezioni longitudinali e trasversali in scala 1/200; un alzato parziale del prospetto principale in scala 1/20; un alzato del “Capitello dell’ordine principale” in scala 1/4. Di questo progetto, oltre ad alcuni documenti, si conservano prevalentemente le tavole presentate al concorso e una serie di schizzi e studi (nell’Archivio Disegni della Dotazione Basile-Ducrot della Facoltà di Architettura di Palermo e nell’Archivio della famiglia Basile). Vincitore del Premio di Primo Grado (di £ 5000) assegnatogli dalla Commissione Esaminatrice con parere unanime, come soli altri due dei cinque premiati, il progetto di Basile non avrà alcun seguito, nonostante la positiva eco registrata presso la critica nazionale e l’interesse suscitato presso l’ambiente professionale e accademico dalla pubblicazione della sua relazione di accompagnamento. La crisi politica che il 31 gennaio 1891 porterà alla caduta del primo governo presieduto da Francesco Crispi e la successiva congiuntura politico-economica italiana causeranno il definitivo abbandono dell’idea di un grande Palazzo del Parlamento comprendente un’aula per le sedute del Senato, un’aula per la Camera dei Deputati e quella per le “adunanze” comuni presiedute dal sovrano. Il tema del concorso, sostanzialmente analogo a quello della precedente edizione del 1883, rifletteva, nel programma del bando di invito (Gazzetta Ufficiale n. 256 del 30 ottobre 1888), orientamenti affini a quelli perseguiti dalla commissione parlamentare nominata dal governo dell’Impero di Germania il 9 gennaio 1882 (e presieduta direttamente dal ministro von Böttischer) per redigere il programma del secondo concorso internazionale (bandito l’uno febbraio 1882), per il Palazzo del Parlamento Tedesco da erigersi a Berlino. Su questo concorso Basile pubblica, proprio nel 1888, uno studio analitico relativo alle premesse e alle modalità di svolgimento dell’evento stesso; ma principalmente lo studio è una relazione scientifica sul progetto vincitore di Paul Wallot, del quale analizza il “carattere artistico”, l’assetto distributivo e l’iter ideativo, le vicende costruttive e gli aspetti tecnici e amministrativi delle sue fasi realizzative (stampato a Roma nel 1889, dalla Tipografia Centenari, il fascicolo di Basile, intitolato Il Palazzo del Parlamento di Berlino, è estratto da «Annali degli Ingegneri e Architetti Italiani», III, II, 1888). Nella proposta di Basile il parlamento era pensato come complesso architettonico risultante dall’aggregazione, attorno ad un gigantesco cortile d’onore, di quattro compiuti comparti edilizi: un corpo di fabbrica monumentale con valenze di segno urbano, sia per la presenza del grande loggiato bilanciato rispetto all’avancorpo centrale (con frontone) sia per la rilevanza della grande torre loggiata; due complessi speculari, ognuno dei quali sviluppato su pianta di forma rettangolare e caratterizzati da una forte impronta palazziale, con due cortili rettangolari ai lati di un nucleo interno di base quadrangolare con inscritte le rispettive aule emicicliche per le sedute dei Senatori e dei Deputati; un ulteriore complesso, anch’esso con pianta di forma rettangolare (di uguale ampiezza, rispetto ai precedenti, ma di maggiore profondità) e analogo impianto planimetrico che presenta, incasellato in un sistema di corridoi e separato dalle ali minori laterali tramite due cortili rettangolari, un nucleo con monumentale aula, dalla pianta di forma rettangolare, per le sedute congiunte alla presenza del sovrano. Lo schema compositivo planimetrico, dunque, presenta un impianto distributivo ordinato su un sistema di corridoi-gallerie, con sviluppo a T, risultante dalla intersezione ortogonale di due rettangoli. Al cortile d’onore risultante sono raccordati, tramite l’ordito di corridoi-gallerie, i tre complessi architettonici che contengono le tre aule, disposte in corrispondenza degli assi mediani del cortile d’onore e individuate in esso da altrettanti avancorpi (di tre tipi, essendo uguali i due avancorpi affrontati dell’aula del Senato e della Camera dei Deputati, e diversi quello corrispondente all’aula delle Sedute Reali e il prospiciente partito centrale aggettante rispetto al retroprospetto del corpo di fabbrica monumentale sulla via Nazionale). Per le tre aule, su una riconoscibile base comune classicista (in una distillata edizione eclettica), agiscono altrettante dominanze stilistiche diversificate, ma compatibili e omologate da uno stesso tenore fisiognomico: di tipo neoellenistico per l’aula del Senato e neoromano per la Camera dei Deputati, entrambe pensate in forma emiciclica (e con soffitto a velario) esplicitamente esemplate sul modello dei teatri dell’antichità o dei bouleuteria (ma fra di loro diversificate anche nei rapporti dimensionali, oltre che sul piano formale e dell’ordinamento architettonico); neorinascimentale per la monumentale aula con pianta di forma rettangolare destinata alle adunanze comuni alla presenza del re (con palese richiamo stilistico ai valori dell’ideale politico unitario del nuovo “rinascimento” italiano).File | Dimensione | Formato | |
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