Una delle questioni cardinali dell'urbanistica è quella relativa alla conoscenza per il piano. Cosa conoscere per agire? Come acquisire conoscenza vera, legittimata e utile? Come possiamo essere sicuri di sfuggire alle aporie cognitive per non produrre effetti nefasti sulla città e per la comunità? L’assertività prodotta dalla conoscenza scientifica e l’incertezza generata del dubbio si rincorrono in una eterna e fertile gara epistemologica che risale all'alba della filosofia e che ha sempre stimolato la Planning Theory (M. Carta, Teorie della pianificazione, 2003). Il dubbio ha alimentato come un fiume rigoglioso la storia del pensiero filosofico, la maturazione del pensiero scientifico e ha forgiato i paradigmi più solidi e gli strumenti cognitivi più efficaci delle scienze sociali.L’urbanistica, come le altre scienze sociali con cui condivide una parte dei paradigmi, metodi analitici e strumenti cognitivi, si è scontrata spesso con il dubbio come metodo di conoscenza di quella verità plurale che sta alla base dei suoi sillogismi progettuali. Una costante interrogazione attraversa l’urbanistica: quale conoscenza è necessaria? Chi la produce? chi la verifica? L’approccio cognitivo dell’urbanista non si limita a usare un metodo razionale e analitico, ma mette in campo anche elementi di apparente irrazionalità – la componente creativa – utili a produrre una conoscenza capace di mettere in discussione costantemente le valutazioni sistemiche alla complessità delle relazioni territoriali, ma anche capace di uscire dal circolo vizioso dell’incertezza e concorrere a progettare nuove complessità.

Carta, M. (2014). L’arte del dubbio. Critica della razionalità urbanistica. LE NUOVE FRONTIERE DELLA SCUOLA, 34, 64-73.

L’arte del dubbio. Critica della razionalità urbanistica

CARTA, Maurizio
2014-01-01

Abstract

Una delle questioni cardinali dell'urbanistica è quella relativa alla conoscenza per il piano. Cosa conoscere per agire? Come acquisire conoscenza vera, legittimata e utile? Come possiamo essere sicuri di sfuggire alle aporie cognitive per non produrre effetti nefasti sulla città e per la comunità? L’assertività prodotta dalla conoscenza scientifica e l’incertezza generata del dubbio si rincorrono in una eterna e fertile gara epistemologica che risale all'alba della filosofia e che ha sempre stimolato la Planning Theory (M. Carta, Teorie della pianificazione, 2003). Il dubbio ha alimentato come un fiume rigoglioso la storia del pensiero filosofico, la maturazione del pensiero scientifico e ha forgiato i paradigmi più solidi e gli strumenti cognitivi più efficaci delle scienze sociali.L’urbanistica, come le altre scienze sociali con cui condivide una parte dei paradigmi, metodi analitici e strumenti cognitivi, si è scontrata spesso con il dubbio come metodo di conoscenza di quella verità plurale che sta alla base dei suoi sillogismi progettuali. Una costante interrogazione attraversa l’urbanistica: quale conoscenza è necessaria? Chi la produce? chi la verifica? L’approccio cognitivo dell’urbanista non si limita a usare un metodo razionale e analitico, ma mette in campo anche elementi di apparente irrazionalità – la componente creativa – utili a produrre una conoscenza capace di mettere in discussione costantemente le valutazioni sistemiche alla complessità delle relazioni territoriali, ma anche capace di uscire dal circolo vizioso dell’incertezza e concorrere a progettare nuove complessità.
2014
Carta, M. (2014). L’arte del dubbio. Critica della razionalità urbanistica. LE NUOVE FRONTIERE DELLA SCUOLA, 34, 64-73.
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