L’autoproduzione rappresenta oggi un nuovo modo di fare design e, talvolta, di fare impresa. È un fenomeno in espansione, fin dagli anni ottanta, ma più precisamente cos’è? Proviamo a dare una definizione. In senso letterale, indica tutto ciò che si produce da sé. In quest’accezione, quindi, l’autoproduzione esisterebbe dall’era della pietra e si riferirebbe anche all’industria, con i suoi sistemi automatizzati e la sua grande serie. In senso stretto, tuttavia – ed è questo ciò di cui stiamo parlando – negli anni ottanta alcuni designer cominciano a realizzare oggetti in proprio, e cioè ad auto-produrre indipendentemente o parallelamente all’industria, con tecniche artigianali piuttosto evolute, anche digitalizzate. Qui, non bisogna intendere l’artigianato come una pratica obsoleta che recupera gli stilemi del passato, ma una maniera, da parte del designer, di produrre direttamente quel che progetta, curando la realizzazione fattuale dell’idea, con tecniche tradizionali oppure molto sofisticate, senza i vincoli produttivi, organizzati, distributivi… dell’industria. Nella fase attuale, infatti, diversi (giovani) designer, singolarmente o in gruppo, cercano di ottenere visibilità sulle riviste specializzate, quando si presentano alle importanti fiere internazionali (come il Salone Satellite di Milano) con prototipi e oggetti funzionati o anche pezzi unici nella speranza d’intercettare qualche azienda con cui avviare un rapporto di collaborazione; oppure accarezzano il sogno di fondare una propria impresa personale, come vedremo, quale primo step di un’organizzazione (corporation) più complessa che tende ad assumere un’articolazione aziendale.

Russo, D. (2013). Autoproduzione. Dalla Proposta per un’autoprogettazione all’impresa personale. In Open Design. Pratiche di progetto e processi di conoscenza (pp. 52-59). Siracusa : LetteraVentidue Edizioni S.r.l..

Autoproduzione. Dalla Proposta per un’autoprogettazione all’impresa personale

RUSSO, Dario
2013-01-01

Abstract

L’autoproduzione rappresenta oggi un nuovo modo di fare design e, talvolta, di fare impresa. È un fenomeno in espansione, fin dagli anni ottanta, ma più precisamente cos’è? Proviamo a dare una definizione. In senso letterale, indica tutto ciò che si produce da sé. In quest’accezione, quindi, l’autoproduzione esisterebbe dall’era della pietra e si riferirebbe anche all’industria, con i suoi sistemi automatizzati e la sua grande serie. In senso stretto, tuttavia – ed è questo ciò di cui stiamo parlando – negli anni ottanta alcuni designer cominciano a realizzare oggetti in proprio, e cioè ad auto-produrre indipendentemente o parallelamente all’industria, con tecniche artigianali piuttosto evolute, anche digitalizzate. Qui, non bisogna intendere l’artigianato come una pratica obsoleta che recupera gli stilemi del passato, ma una maniera, da parte del designer, di produrre direttamente quel che progetta, curando la realizzazione fattuale dell’idea, con tecniche tradizionali oppure molto sofisticate, senza i vincoli produttivi, organizzati, distributivi… dell’industria. Nella fase attuale, infatti, diversi (giovani) designer, singolarmente o in gruppo, cercano di ottenere visibilità sulle riviste specializzate, quando si presentano alle importanti fiere internazionali (come il Salone Satellite di Milano) con prototipi e oggetti funzionati o anche pezzi unici nella speranza d’intercettare qualche azienda con cui avviare un rapporto di collaborazione; oppure accarezzano il sogno di fondare una propria impresa personale, come vedremo, quale primo step di un’organizzazione (corporation) più complessa che tende ad assumere un’articolazione aziendale.
2013
Settore ICAR/13 - Disegno Industriale
Russo, D. (2013). Autoproduzione. Dalla Proposta per un’autoprogettazione all’impresa personale. In Open Design. Pratiche di progetto e processi di conoscenza (pp. 52-59). Siracusa : LetteraVentidue Edizioni S.r.l..
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