Nella percezione cognitiva umana l'ascolto di un brano musicale o l'esperienza spaziale dell'architettura hanno la stessa capacita di divenire immagini, idee, ricordi o memoria. La questione sulla quale sovente ci si interroga è se questa appurata "conseguenza comune" discerne da una verificata "causa comune" o se, in altri termini, esiste un'istanza che lega così strettamente la percezione di un suono e di un'architettura. Architettura e musica trovano entrambe la loro genesi nel medesimo, sublime, atto: il "comporre". Atto di "creazione" di opere nuove, certo, ma anche atto di "indagine" del complesso sistema di relazioni che strutturano i rapporti sia tra gli oggetti semplici dell’opera che tra quest’ultima e i suoi fruitori finali. Dal punto di vista teorico, i numeri e le leggi delle proporzioni armoniche sono sempre stati considerati l’elemento comune e unificante tutte le arti. Questa visione unitaria, però, non si mantiene costante nel tempo: la differente considerazione delle capacità sensoriali dell’uomo o la scissione dei saperi "scientifici" da quelli "artistici" mutano di volta in volta i rapporti tra le parti, allontanando di fatto l'idea che possa esistere un arché comune a tutte le arti. Al pari delle composizioni seriali nell'impianto compositivo delle opere più rappresentative del decostruttivismo architettonico si evince chiaramente come ogni volume acquisti una ben determinata valenza e unicità all'interno di una più o meno complessa stratificazione dinamica d'insieme. Musica e architettura sono, dunque, due forme di comunicazione che hanno molto in comune. Il substrato culturale che permette la genesi e lo sviluppo delle teorie seriali parte dalla sempre più forte consapevolezza del legame tra lo spazio, istanza fortemente radicata nella cultura architettonica, ed il tempo, concetto chiave di ogni composizione musicale. La genesi e le modificazioni delle forme dello spazio architettonico ed urbano si fondano in genere sul connubio tra regole meramente geometriche ed istanze di tipo sociale ed economico che, seguendo stadi di approfondimento successivo, ne "disegnano" la composizione. Le teorie seriali, in seno all’architettura, nascono e si sviluppano dalla consapevolezza che la variabile temporale possa essere percepita anche all’interno di uno spazio geometrico classicamente inteso: il tempo in architettura genera ibridazioni continue, spesso nella forma di percezioni diverse dello spazio progettato. Lo stesso tempo, però, in quanto variabile immateriale ha bisogno di espedienti di fisicità per essere compreso: esso si trasforma quindi in tutti quegli accidenti che "nel tempo" subiscono le modificazioni da esso stesso causate. Il progetto di architettura ha bisogno di integrare in se differenti parametri sensoriali, di significato o tecnico-funzionali. La percezione della mutevolezza del tempo, facilmente percepita nell’ascolto della musica, assume diverse accezioni che consentono la percezione del ritmo in termini spaziali. Se dunque il tempo diviene una dimensione comparabile a quella dello spazio, dalla loro vicendevole “composizione” è possibile generare nuovi (e mutevoli) spazi … Spazi di Architettura.

Failla, L. (2013). Una ricerca tra architettura e musica. La composizione nelle teorie seriali. In A. Margagliotta, L. Failla (a cura di), Composizione Musica Architettura (pp. 150-161). Melfi (PZ) : Libria.

Una ricerca tra architettura e musica. La composizione nelle teorie seriali

FAILLA, Luigi
2013-01-01

Abstract

Nella percezione cognitiva umana l'ascolto di un brano musicale o l'esperienza spaziale dell'architettura hanno la stessa capacita di divenire immagini, idee, ricordi o memoria. La questione sulla quale sovente ci si interroga è se questa appurata "conseguenza comune" discerne da una verificata "causa comune" o se, in altri termini, esiste un'istanza che lega così strettamente la percezione di un suono e di un'architettura. Architettura e musica trovano entrambe la loro genesi nel medesimo, sublime, atto: il "comporre". Atto di "creazione" di opere nuove, certo, ma anche atto di "indagine" del complesso sistema di relazioni che strutturano i rapporti sia tra gli oggetti semplici dell’opera che tra quest’ultima e i suoi fruitori finali. Dal punto di vista teorico, i numeri e le leggi delle proporzioni armoniche sono sempre stati considerati l’elemento comune e unificante tutte le arti. Questa visione unitaria, però, non si mantiene costante nel tempo: la differente considerazione delle capacità sensoriali dell’uomo o la scissione dei saperi "scientifici" da quelli "artistici" mutano di volta in volta i rapporti tra le parti, allontanando di fatto l'idea che possa esistere un arché comune a tutte le arti. Al pari delle composizioni seriali nell'impianto compositivo delle opere più rappresentative del decostruttivismo architettonico si evince chiaramente come ogni volume acquisti una ben determinata valenza e unicità all'interno di una più o meno complessa stratificazione dinamica d'insieme. Musica e architettura sono, dunque, due forme di comunicazione che hanno molto in comune. Il substrato culturale che permette la genesi e lo sviluppo delle teorie seriali parte dalla sempre più forte consapevolezza del legame tra lo spazio, istanza fortemente radicata nella cultura architettonica, ed il tempo, concetto chiave di ogni composizione musicale. La genesi e le modificazioni delle forme dello spazio architettonico ed urbano si fondano in genere sul connubio tra regole meramente geometriche ed istanze di tipo sociale ed economico che, seguendo stadi di approfondimento successivo, ne "disegnano" la composizione. Le teorie seriali, in seno all’architettura, nascono e si sviluppano dalla consapevolezza che la variabile temporale possa essere percepita anche all’interno di uno spazio geometrico classicamente inteso: il tempo in architettura genera ibridazioni continue, spesso nella forma di percezioni diverse dello spazio progettato. Lo stesso tempo, però, in quanto variabile immateriale ha bisogno di espedienti di fisicità per essere compreso: esso si trasforma quindi in tutti quegli accidenti che "nel tempo" subiscono le modificazioni da esso stesso causate. Il progetto di architettura ha bisogno di integrare in se differenti parametri sensoriali, di significato o tecnico-funzionali. La percezione della mutevolezza del tempo, facilmente percepita nell’ascolto della musica, assume diverse accezioni che consentono la percezione del ritmo in termini spaziali. Se dunque il tempo diviene una dimensione comparabile a quella dello spazio, dalla loro vicendevole “composizione” è possibile generare nuovi (e mutevoli) spazi … Spazi di Architettura.
2013
Failla, L. (2013). Una ricerca tra architettura e musica. La composizione nelle teorie seriali. In A. Margagliotta, L. Failla (a cura di), Composizione Musica Architettura (pp. 150-161). Melfi (PZ) : Libria.
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