La nozione di identità, nelle sue molteplici declinazioni in senso culturale, storico e nazionale, rappresenta uno dei temi cardine al centro del dibattito dei Cultural Studies.molto solida come quella irlandese; è proprio questo tentativo complesso e ambizioso di ridefinizione che cercheremo di indagare nel corso di questo studio. Grazie alle analisi di Stuart Hall (1980), Paul Gilroy (1993)2, Iain Chambers (2003)3, Helene Cixous (2008)4, dovrebbe essere ormai assodato che parlare di identità fisse, rigide, essenziali, impermeabili ad ogni tipo di contaminazione sia una tesi difficile da sostenere e come sarebbe meglio parlare piuttosto di “formazioni identitarie”, costruzioni flessibili, posizionamenti e riposizionamenti continui.Si tratta di visioni dell’identità meno familiari, probabilmente destabilizzanti, ma che permettono di definire l’identità come pratica della differenza, attraverso una costante negoziazione con l’Altro che conduce alla continua modificazione del sé. È stata messa in discussione inoltre la presunta naturalità dell’identità nazionale: ne è stata svelata la struttura artificiale, da un lato mostrando come essa sia fondata sull’ ideazione di “comunità immaginate” (Anderson, 1983), sulla costruzione di un lessico specifico e sull’ “invenzione della tradizione” (Hobsbawm, 1997); dall’altro, decostruendo il forte nesso - solo apparentemente inscindibile - tra nascita e nazione che, dalla seconda metà dell’Ottocento, viene posto a fondamento dei diversi Stati-Nazione che fioriscono in tutta Europa. In questo, un ruolo determinante è stato svolto dalle teorie post-coloniali portate con forza sulla scena culturale globale da pensatori quali Edward Said (1978), Homi Bhabha (1994), Gayatri Spivak (1999) e riguardanti aree tematiche quali la critica al nazionalismo e al colonialismo, le condizioni di subalternità legate alla razza e al genere, le modalità di rappresentazione dell’Altro, la dialettica identità/differenza5. Tali contributi, che intaccano definitivamente l’essenzialismo identitario e le presunte “leggi dell’origine” su cui si fondano le identità nazionali, verranno presi in esame più dettagliatamente nel corso del lavoro di ricerca sia in quanto specifiche teorie a cui ricondurre le argomentazioni proposte, sia come strumenti concreti per interpretare i fenomeni che saranno descritti nel corso dell’analisi. Più o meno negli stessi anni in cui gli autori citati propongono le loro considerazioni a proposito del concetto e delle pratiche di identità, in Irlanda un gruppo di artisti e intellettuali - riunitosi sotto il nome di Field Day Theatre Company - si occupa di scomporre e riformulare una costruzione identitaria

Bernardini, . (2014). IRISHNESS. RAPPRESENTAZIONI DELL'IDENTITA' NAZIONALE NELL'OPERA DELLA FIELD DAY THEATRE COMPANY.

IRISHNESS. RAPPRESENTAZIONI DELL'IDENTITA' NAZIONALE NELL'OPERA DELLA FIELD DAY THEATRE COMPANY

Bernardini, Manfredi
2014-04-14

Abstract

La nozione di identità, nelle sue molteplici declinazioni in senso culturale, storico e nazionale, rappresenta uno dei temi cardine al centro del dibattito dei Cultural Studies.molto solida come quella irlandese; è proprio questo tentativo complesso e ambizioso di ridefinizione che cercheremo di indagare nel corso di questo studio. Grazie alle analisi di Stuart Hall (1980), Paul Gilroy (1993)2, Iain Chambers (2003)3, Helene Cixous (2008)4, dovrebbe essere ormai assodato che parlare di identità fisse, rigide, essenziali, impermeabili ad ogni tipo di contaminazione sia una tesi difficile da sostenere e come sarebbe meglio parlare piuttosto di “formazioni identitarie”, costruzioni flessibili, posizionamenti e riposizionamenti continui.Si tratta di visioni dell’identità meno familiari, probabilmente destabilizzanti, ma che permettono di definire l’identità come pratica della differenza, attraverso una costante negoziazione con l’Altro che conduce alla continua modificazione del sé. È stata messa in discussione inoltre la presunta naturalità dell’identità nazionale: ne è stata svelata la struttura artificiale, da un lato mostrando come essa sia fondata sull’ ideazione di “comunità immaginate” (Anderson, 1983), sulla costruzione di un lessico specifico e sull’ “invenzione della tradizione” (Hobsbawm, 1997); dall’altro, decostruendo il forte nesso - solo apparentemente inscindibile - tra nascita e nazione che, dalla seconda metà dell’Ottocento, viene posto a fondamento dei diversi Stati-Nazione che fioriscono in tutta Europa. In questo, un ruolo determinante è stato svolto dalle teorie post-coloniali portate con forza sulla scena culturale globale da pensatori quali Edward Said (1978), Homi Bhabha (1994), Gayatri Spivak (1999) e riguardanti aree tematiche quali la critica al nazionalismo e al colonialismo, le condizioni di subalternità legate alla razza e al genere, le modalità di rappresentazione dell’Altro, la dialettica identità/differenza5. Tali contributi, che intaccano definitivamente l’essenzialismo identitario e le presunte “leggi dell’origine” su cui si fondano le identità nazionali, verranno presi in esame più dettagliatamente nel corso del lavoro di ricerca sia in quanto specifiche teorie a cui ricondurre le argomentazioni proposte, sia come strumenti concreti per interpretare i fenomeni che saranno descritti nel corso dell’analisi. Più o meno negli stessi anni in cui gli autori citati propongono le loro considerazioni a proposito del concetto e delle pratiche di identità, in Irlanda un gruppo di artisti e intellettuali - riunitosi sotto il nome di Field Day Theatre Company - si occupa di scomporre e riformulare una costruzione identitaria
14-apr-2014
IRLANDESITA'
Bernardini, . (2014). IRISHNESS. RAPPRESENTAZIONI DELL'IDENTITA' NAZIONALE NELL'OPERA DELLA FIELD DAY THEATRE COMPANY.
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