Gli Albanesi (gli Arbëresh) costituiscono la più importante e numerosa “minoranza” etnico-linguistica della Sicilia. La comunità è composta da circa 20.000 persone, dislocate in 5 paesi, tutti in provincia di Palermo: Piana degli Albanesi, Contessa Entellina, Mezzojuso, Palazzo Adriano e Santa Cristina Gela. Insieme alla lingua (in tre di questi cinque paesi l’arbëresh viene tuttora usato come lingua prevalente per l’uso quotidiano), il canto bizantino costituisce un elemento fondamentale della loro identità culturale. L’origine di questa tradizione musicale risale al periodo immediatamente successivo alla caduta di Costantinopoli nelle mani dei Turchi nel 1453, e al conseguente massiccio esodo di popolazioni albanesi e greche dell’Albania e della Morea verso le coste e le terre dell’Italia meridionale. Da allora fino ad oggi il canto bizantino degli Arbëresh di Sicilia è stato tramandato oralmente. Nella Diocesi (con termine greco Eparchia) degli Arbëresh di Sicilia, che ha sede a Piana degli Albanesi, questo antico repertorio musicale tradizionale è molto ben conservato. Esso accompagna le Liturgie e gli Uffici (Mattutini, Vespri, Ore) dell’intero anno liturgico. Nel corso del Novecento questa tradizione musicale è stato oggetto dell’attenzione di diversi studiosi: a partire dai primi studi condotti dal Benedettino Hugues-Athanase Gaisser, fino a quelli di Padre Lorenzo Tardo e Padre Bartolomeo di Salvo (entrambi monaci dell’Abbazia Greca di Grottaferrata) nella prima metà del secolo passato. Di particolare rilievo è l’ampia documentazione sonora raccolta fra il 1952 il 1953 da Ottavio Tiby a Piana degli Albanesi, con l’ausilio dei tecnici Rai, per conto del Cnsmp (Centro Nazionale Studi di Musica Popolare), che costituisce la raccolta 20 degli odierni Archivi di Etnomusicologia dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. In questo saggio, dopo un’ampia introduzione generale sulle caratteristiche innografiche e musicali del repertorio bizantino degli Albanesi di Sicilia, l’autore descrive il contenuto della raccolta 20 di Ottavio Tiby, mettendo a confronto diversi documenti sonori raccolti nel 1952-53 con l’odierna tradizione: questo esame comparato viene illustrato sia attraverso trascrizioni musicali sia attraverso tavole e schemi analitici cui corrispondono diversi esempi sonori contenuti nel cd-rom allegato al volume. Una speciale attenzione viene riservata a un particolare tipo di Oktoìchos (i cosiddetti Otto toni “a forma mista”) che rappresenta una caratteristica esclusiva e peculiare della tradizione bizantina degli Arbëresh di Sicilia. Il saggio è integrato da un ricco apparato di note critiche e fornisce la più estesa e aggiornata bibliografia disponibile a tutt’oggi sull’argomento.

GAROFALO G (2006). I canti bizantini degli Arbëresh di Sicilia. Le registrazioni di Ottavio Tiby (Piana degli Albanesi 1952-'53). EM, 2, anno II, 11-65.

I canti bizantini degli Arbëresh di Sicilia. Le registrazioni di Ottavio Tiby (Piana degli Albanesi 1952-'53)

GAROFALO, Girolamo
2006-01-01

Abstract

Gli Albanesi (gli Arbëresh) costituiscono la più importante e numerosa “minoranza” etnico-linguistica della Sicilia. La comunità è composta da circa 20.000 persone, dislocate in 5 paesi, tutti in provincia di Palermo: Piana degli Albanesi, Contessa Entellina, Mezzojuso, Palazzo Adriano e Santa Cristina Gela. Insieme alla lingua (in tre di questi cinque paesi l’arbëresh viene tuttora usato come lingua prevalente per l’uso quotidiano), il canto bizantino costituisce un elemento fondamentale della loro identità culturale. L’origine di questa tradizione musicale risale al periodo immediatamente successivo alla caduta di Costantinopoli nelle mani dei Turchi nel 1453, e al conseguente massiccio esodo di popolazioni albanesi e greche dell’Albania e della Morea verso le coste e le terre dell’Italia meridionale. Da allora fino ad oggi il canto bizantino degli Arbëresh di Sicilia è stato tramandato oralmente. Nella Diocesi (con termine greco Eparchia) degli Arbëresh di Sicilia, che ha sede a Piana degli Albanesi, questo antico repertorio musicale tradizionale è molto ben conservato. Esso accompagna le Liturgie e gli Uffici (Mattutini, Vespri, Ore) dell’intero anno liturgico. Nel corso del Novecento questa tradizione musicale è stato oggetto dell’attenzione di diversi studiosi: a partire dai primi studi condotti dal Benedettino Hugues-Athanase Gaisser, fino a quelli di Padre Lorenzo Tardo e Padre Bartolomeo di Salvo (entrambi monaci dell’Abbazia Greca di Grottaferrata) nella prima metà del secolo passato. Di particolare rilievo è l’ampia documentazione sonora raccolta fra il 1952 il 1953 da Ottavio Tiby a Piana degli Albanesi, con l’ausilio dei tecnici Rai, per conto del Cnsmp (Centro Nazionale Studi di Musica Popolare), che costituisce la raccolta 20 degli odierni Archivi di Etnomusicologia dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. In questo saggio, dopo un’ampia introduzione generale sulle caratteristiche innografiche e musicali del repertorio bizantino degli Albanesi di Sicilia, l’autore descrive il contenuto della raccolta 20 di Ottavio Tiby, mettendo a confronto diversi documenti sonori raccolti nel 1952-53 con l’odierna tradizione: questo esame comparato viene illustrato sia attraverso trascrizioni musicali sia attraverso tavole e schemi analitici cui corrispondono diversi esempi sonori contenuti nel cd-rom allegato al volume. Una speciale attenzione viene riservata a un particolare tipo di Oktoìchos (i cosiddetti Otto toni “a forma mista”) che rappresenta una caratteristica esclusiva e peculiare della tradizione bizantina degli Arbëresh di Sicilia. Il saggio è integrato da un ricco apparato di note critiche e fornisce la più estesa e aggiornata bibliografia disponibile a tutt’oggi sull’argomento.
2006
EM
GAROFALO G (2006). I canti bizantini degli Arbëresh di Sicilia. Le registrazioni di Ottavio Tiby (Piana degli Albanesi 1952-'53). EM, 2, anno II, 11-65.
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10447/8734
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact