La questione della lingua è un nodo centrale del dibattito umanistico del Quattrocento, che si articola principalmente nel «duplice problema dei rapporti fra latino e volgare, e del livello e dei modelli stilistici e lessicali cui la lingua letteraria latina doveva adeguarsi» (Pittaluga, 1995). Il presente saggio affronta la questione ripercorrendo la vivace discussione sollevata nel 1426 dalla pubblicazione dell’irriverente opera del Panormita. In un momento estremamente ricettivo e dinamico dell’umanesimo italiano, gli epigrammi impudichi dell’Hermaphroditus sollevavano la questione dell’imitazione della poesia giocosa e dei generi minori della letteratura antica – oscurati durante il Medioevo e che, riscoperti dal lavoro dei filologi, offrivano un ritratto diverso, più complesso e sfaccettato, della cultura dei maiores – mettendo al centro della polemica il tema della licentia consentita nella scrittura letteraria. La posizione di Poggio – affidata a una serie di epistole del 1426 – risulta estremamente interessante, proprio perché non si limita a una superficiale condanna morale, ma imposta una più generale riflessione sul rapporto fra moderatio verborum e licentia iocandi, tanto più interessante se la si ricollega alle future posizioni espresse nella Prefatio al libro di facezie.
Barbaro, M. (2013). La lascivia delle parole. Beccadelli, Bracciolini e il dibattito sull’Hermaphroditus. GRISELDAONLINE, 13, 2013(13, 2013).
La lascivia delle parole. Beccadelli, Bracciolini e il dibattito sull’Hermaphroditus
BARBARO, Marta
2013-01-01
Abstract
La questione della lingua è un nodo centrale del dibattito umanistico del Quattrocento, che si articola principalmente nel «duplice problema dei rapporti fra latino e volgare, e del livello e dei modelli stilistici e lessicali cui la lingua letteraria latina doveva adeguarsi» (Pittaluga, 1995). Il presente saggio affronta la questione ripercorrendo la vivace discussione sollevata nel 1426 dalla pubblicazione dell’irriverente opera del Panormita. In un momento estremamente ricettivo e dinamico dell’umanesimo italiano, gli epigrammi impudichi dell’Hermaphroditus sollevavano la questione dell’imitazione della poesia giocosa e dei generi minori della letteratura antica – oscurati durante il Medioevo e che, riscoperti dal lavoro dei filologi, offrivano un ritratto diverso, più complesso e sfaccettato, della cultura dei maiores – mettendo al centro della polemica il tema della licentia consentita nella scrittura letteraria. La posizione di Poggio – affidata a una serie di epistole del 1426 – risulta estremamente interessante, proprio perché non si limita a una superficiale condanna morale, ma imposta una più generale riflessione sul rapporto fra moderatio verborum e licentia iocandi, tanto più interessante se la si ricollega alle future posizioni espresse nella Prefatio al libro di facezie.File | Dimensione | Formato | |
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