Un dato diffuso vuole che il maggior numero di persone mobbizzate sia donna. Le statistiche ufficiali sono spesso poco chiare al riguardo; infatti, a seconda della fonte e dei metodi di rilevazione gli indici variano sensibilmente. Le ricerche che riportano la donna come più mobbizzata degli uomini assumono una comprensibile quanto discutibile indignazione che deriverebbe dal concepire l’azione di mobbing sulla donna come una riedizione della discriminazione di genere nel mondo del lavoro, naturalmente a scapito del genere femminile. Nel contributo si esamina come qualsiasi pregiudizio in tal senso non aiuti ad attuare la parità dei generi soprattutto se la rappresentazione sociale di una donna più mobbizzata dell’uomo risulta poco ancorata a dati di realtà e ancor più se finisce per escludere, a priori, l’esistenza di donne a loro volta mobber (cioè in grado di esercitare mobbing su altri/e). La nostra ipotesi è che la donna nel conflitto di ruolo (ora subito ora agito) troverebbe un riscatto a uno svantaggio di genere ancora culturalmente (se non politicamente) serpeggiante. Una violenza al femminile sul lavoro non è quindi da escludere e trova qui riscontro a partire dai quesiti: esistono donne che mobbizzano? Se sì, con quali motivazioni? E con quali modalità agiscono?

Novara, C., Romano, F., Petralia, V. (2012). Le donne non mobbizzano: l'alibi del "gentil sesso". In A. Salerno, S. Giuliano (a cura di), La violenza indicibile. L'aggressività femminile nelle relazioni interpersonali (pp. 149-174). Milano : FrancoAngeli.

Le donne non mobbizzano: l'alibi del "gentil sesso"

NOVARA, Cinzia;ROMANO, Floriana;PETRALIA, Valentina
2012-01-01

Abstract

Un dato diffuso vuole che il maggior numero di persone mobbizzate sia donna. Le statistiche ufficiali sono spesso poco chiare al riguardo; infatti, a seconda della fonte e dei metodi di rilevazione gli indici variano sensibilmente. Le ricerche che riportano la donna come più mobbizzata degli uomini assumono una comprensibile quanto discutibile indignazione che deriverebbe dal concepire l’azione di mobbing sulla donna come una riedizione della discriminazione di genere nel mondo del lavoro, naturalmente a scapito del genere femminile. Nel contributo si esamina come qualsiasi pregiudizio in tal senso non aiuti ad attuare la parità dei generi soprattutto se la rappresentazione sociale di una donna più mobbizzata dell’uomo risulta poco ancorata a dati di realtà e ancor più se finisce per escludere, a priori, l’esistenza di donne a loro volta mobber (cioè in grado di esercitare mobbing su altri/e). La nostra ipotesi è che la donna nel conflitto di ruolo (ora subito ora agito) troverebbe un riscatto a uno svantaggio di genere ancora culturalmente (se non politicamente) serpeggiante. Una violenza al femminile sul lavoro non è quindi da escludere e trova qui riscontro a partire dai quesiti: esistono donne che mobbizzano? Se sì, con quali motivazioni? E con quali modalità agiscono?
2012
Settore M-PSI/05 - Psicologia Sociale
Novara, C., Romano, F., Petralia, V. (2012). Le donne non mobbizzano: l'alibi del "gentil sesso". In A. Salerno, S. Giuliano (a cura di), La violenza indicibile. L'aggressività femminile nelle relazioni interpersonali (pp. 149-174). Milano : FrancoAngeli.
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