Due testi a confronto: A farewell to Arms di Ernest Hemingway e La main coupée di Blaise Cendrars. Questi testi, apparsi a distanza di anni da quell’esperienza - apparsi cioè, dopo una lunga rielaborazione interiore e in cui l’autobiografismo risulta decantato grazie ad un uso consapevole del mezzo letterario adatto a manifestare senza retorica e con un realismo oggettivo la verità dell’incredibile -, costituiscono due testimonianze profonde e incisive sulla Grande Guerra. Due percorsi paralleli attraverso la Grande Guerra, quella seducente ed ingannevole avventura a cui i due Autori – seppur in modo intimamente diverso – offrirono volontariamente il proprio contributo. La prima guerra mondiale segna una svolta radicale nell’immaginario bellico. Attraverso l’esperienza della Guerra, però, i miti caddero. Quella Guerra, per la prima volta così profondamente diversa, palesava un volto nuovo assolutamente anti-eroico in cui il destino del soldato non è più la leggenda ma la morte. Come l’operaio delle catene di montaggio delle fabbriche, anche il soldato di trincea è materiale umano perfettamente sostituibile. La fabbricazione seriale nella catena di montaggio prosegue sotto forma di produzione anonima della morte, nelle battaglie. Questo contributo intende evidenziare affinità e divergenze dell’elaborazione di un’esperienza che, pur nella variegatura dei due percorsi individuali, finisce per palesare una lotta in cui il pensiero umanitario ha la meglio sulla sua negazione e, cioè, sul pensiero eroico. La guerra, ineludibile e irresistibile come la vita, dissolve, attraverso l’esperienza diretta, la sua seduzione e induce entrambi gli scrittori a non rendersi suoi complici. Attraverso lampi, echi, dettagli, frammenti e schegge lancinanti che della Guerra permettono quasi di sentire l’odore, dai due testi emerge, in modo chiaro e nei suoi aspetti più crudi, l’inedito potenziale distruttivo del primo conflitto mondiale. Per questo stabilire il volto della guerra attraverso le figure di combattenti, di coloro che rischiano la vita per dare la morte, rappresenta un passaggio difficile quanto necessario per non adagiarsi sull’uso di luoghi comuni sfruttati incessantemente che danno sempre e comunque per evidente il significato di “guerra”.

Restuccia, L. (2011). «Ouvriers de la destruction». Hemingway et Cendrars, deux témoins de la Grande Guerre. In M.T. Russo (a cura di), Blaise Cendrars et ses contemporains entre texte(s) et contexte(s) (pp. 225-236). Palermo : Flaccovio Editore.

«Ouvriers de la destruction». Hemingway et Cendrars, deux témoins de la Grande Guerre

RESTUCCIA, Laura
2011-01-01

Abstract

Due testi a confronto: A farewell to Arms di Ernest Hemingway e La main coupée di Blaise Cendrars. Questi testi, apparsi a distanza di anni da quell’esperienza - apparsi cioè, dopo una lunga rielaborazione interiore e in cui l’autobiografismo risulta decantato grazie ad un uso consapevole del mezzo letterario adatto a manifestare senza retorica e con un realismo oggettivo la verità dell’incredibile -, costituiscono due testimonianze profonde e incisive sulla Grande Guerra. Due percorsi paralleli attraverso la Grande Guerra, quella seducente ed ingannevole avventura a cui i due Autori – seppur in modo intimamente diverso – offrirono volontariamente il proprio contributo. La prima guerra mondiale segna una svolta radicale nell’immaginario bellico. Attraverso l’esperienza della Guerra, però, i miti caddero. Quella Guerra, per la prima volta così profondamente diversa, palesava un volto nuovo assolutamente anti-eroico in cui il destino del soldato non è più la leggenda ma la morte. Come l’operaio delle catene di montaggio delle fabbriche, anche il soldato di trincea è materiale umano perfettamente sostituibile. La fabbricazione seriale nella catena di montaggio prosegue sotto forma di produzione anonima della morte, nelle battaglie. Questo contributo intende evidenziare affinità e divergenze dell’elaborazione di un’esperienza che, pur nella variegatura dei due percorsi individuali, finisce per palesare una lotta in cui il pensiero umanitario ha la meglio sulla sua negazione e, cioè, sul pensiero eroico. La guerra, ineludibile e irresistibile come la vita, dissolve, attraverso l’esperienza diretta, la sua seduzione e induce entrambi gli scrittori a non rendersi suoi complici. Attraverso lampi, echi, dettagli, frammenti e schegge lancinanti che della Guerra permettono quasi di sentire l’odore, dai due testi emerge, in modo chiaro e nei suoi aspetti più crudi, l’inedito potenziale distruttivo del primo conflitto mondiale. Per questo stabilire il volto della guerra attraverso le figure di combattenti, di coloro che rischiano la vita per dare la morte, rappresenta un passaggio difficile quanto necessario per non adagiarsi sull’uso di luoghi comuni sfruttati incessantemente che danno sempre e comunque per evidente il significato di “guerra”.
2011
Settore L-FIL-LET/14 - Critica Letteraria E Letterature Comparate
Restuccia, L. (2011). «Ouvriers de la destruction». Hemingway et Cendrars, deux témoins de la Grande Guerre. In M.T. Russo (a cura di), Blaise Cendrars et ses contemporains entre texte(s) et contexte(s) (pp. 225-236). Palermo : Flaccovio Editore.
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