La relazione muove da una ricerca che si sta attualmente conducendo in Sicilia sul rilevamento dei blasoni popolari (epiteti o soprannomi popolari, come proposto da Migliorini 1948) ancora in uso. La regione possiede, infatti, già a partire dalla preziosa opera di Giuseppe Pitrè una ricca documentazione di pubblicazioni sull’argomento, rinvenibile sulla rivista da lui diretta , su alcuni numeri della Biblioteca delle Tradizioni popolari e su un discreto numero di lavori di studiosi siciliani . Dall’inizio del secolo, però, la tradizione di studi si è interrotta e scarne informazioni sono presenti in testi di autori locali. Il lavoro di cui questo contributo costituisce uno dei primi prodotti della ricerca è il Dizionario Atlante dei Soprannomi Etnici in Sicilia (DASES) e si colloca all’interno di una ricognizione dell’antroponomastica popolare più ampia, attualmente condotta da Giovanni Ruffino e che recupera da un lato la motivazione dei parlanti e dall’altro il dato areale attraverso la localizzazione dei diversi elementi onomastici, arrivando persino ad una loro cartografazione. Infatti, in un’ottica di microgeolinguistica, crediamo sia ancora possibile rilevare la reciprocità che sta alla base delle mutue percezioni che tendono a estrapolare dei tratti denotativi per renderli connotativi attraverso un percorso di significazione secondaria. La compattezza areale è peraltro spesso definita da serie di blasoni assonanzati o rimati che hanno come base il toponimo o l’etnico, come nel caso di una filastrocca rilevata di recente (ma di tradizione certa) in area madonita. I primi elementi di questo studio ci dicono che i blasoni sopravvivono e che è ancora possibile trovare parlanti in grado di risalire ai moventi, veri, presunti o fantasiosi, che li hanno generati. Il campo entro cui il ricercatore è stimolato a muoversi è diacronicamente, oltre che diatopicamente, vasto: a partire dalla semplice curiosità popolare, non di rado si impongono incursioni nell’etimologia o nella storia locale. Il corpus è già abbastanza distribuito per consentirci, inoltre, di valutare come moventi uguali abbiano originato blasoni diversi e come blasoni identici siano il frutto di cause diverse.
Castiglione, M., Burgio, M. (2013). Poligenesi e polimorfia dei blasoni popolari. Una ricerca sul campo in Sicilia a partire dai moventi. In E. Casanova, C. Calvo (a cura di), Actas del XXVI Congreso Internacional de Lingüística y Filología Románica (pp. 61-74). De Gruyter.
Poligenesi e polimorfia dei blasoni popolari. Una ricerca sul campo in Sicilia a partire dai moventi
Castiglione, M;Burgio, M
2013-01-01
Abstract
La relazione muove da una ricerca che si sta attualmente conducendo in Sicilia sul rilevamento dei blasoni popolari (epiteti o soprannomi popolari, come proposto da Migliorini 1948) ancora in uso. La regione possiede, infatti, già a partire dalla preziosa opera di Giuseppe Pitrè una ricca documentazione di pubblicazioni sull’argomento, rinvenibile sulla rivista da lui diretta , su alcuni numeri della Biblioteca delle Tradizioni popolari e su un discreto numero di lavori di studiosi siciliani . Dall’inizio del secolo, però, la tradizione di studi si è interrotta e scarne informazioni sono presenti in testi di autori locali. Il lavoro di cui questo contributo costituisce uno dei primi prodotti della ricerca è il Dizionario Atlante dei Soprannomi Etnici in Sicilia (DASES) e si colloca all’interno di una ricognizione dell’antroponomastica popolare più ampia, attualmente condotta da Giovanni Ruffino e che recupera da un lato la motivazione dei parlanti e dall’altro il dato areale attraverso la localizzazione dei diversi elementi onomastici, arrivando persino ad una loro cartografazione. Infatti, in un’ottica di microgeolinguistica, crediamo sia ancora possibile rilevare la reciprocità che sta alla base delle mutue percezioni che tendono a estrapolare dei tratti denotativi per renderli connotativi attraverso un percorso di significazione secondaria. La compattezza areale è peraltro spesso definita da serie di blasoni assonanzati o rimati che hanno come base il toponimo o l’etnico, come nel caso di una filastrocca rilevata di recente (ma di tradizione certa) in area madonita. I primi elementi di questo studio ci dicono che i blasoni sopravvivono e che è ancora possibile trovare parlanti in grado di risalire ai moventi, veri, presunti o fantasiosi, che li hanno generati. Il campo entro cui il ricercatore è stimolato a muoversi è diacronicamente, oltre che diatopicamente, vasto: a partire dalla semplice curiosità popolare, non di rado si impongono incursioni nell’etimologia o nella storia locale. Il corpus è già abbastanza distribuito per consentirci, inoltre, di valutare come moventi uguali abbiano originato blasoni diversi e come blasoni identici siano il frutto di cause diverse.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.