In ottemperanza a un ordine di Dio, Noè disegna l’Arca come un’imbarcazione utile a preservare la vita. Descritta nella Genesi come una cassa di enormi dimensioni munita di tetto, di porta laterale d’ingresso, di aperture per aerare i suoi interni, essa si rivela al mondo come un contenitore di destini. Solida nei materiali, stabile nelle sue forme, l’Arca riconduce a sé l’idea di una proiezione in avanti. Come un diedro descritto dalla luce, essa allinea la sua immagine a una sequenza di pieghe le quali, protendendosi verso l’osservatore, tratteggiano un orizzonte prossimo, ravvicinato, materializzazione plastica di scienze autoproclamate esatte, proficue alla sostenibilità di un sapere terreno. Cambiando il punto di vista, la prospettiva sembra ritrarsi. Una nuova distanza ribadisce l’idea di un sapere selettivo, profondo, progettante, utile all’affermazione di un pensiero sull’origine. Sospesa tra archetipo e metamorfosi, tra permanenza e mutazione, l’Arca naviga lenta in acque stagnanti. Una deriva, la sua, utile a palesare il peso della sua assenza nel tempo corrente. Silenziosa e possente, essa ribadisce l’urgenza di una teoria operante. In equilibrio tra carichi e sostegni, l’espressività di una monumentalità debole ricompone lo spazio di un riparo nuovamente civile. Servono occhi in grado di vedere, per scegliersi una strada
Russo, A. (2025). L'ARCA. In V. Radi, A. Gaiani (a cura di), Ereditarietà Italiana Archetipo e Metamorfosi EIAM | 25 (pp. 178-179). Napoli : Clean.
L'ARCA
Russo, Antonello
2025-01-01
Abstract
In ottemperanza a un ordine di Dio, Noè disegna l’Arca come un’imbarcazione utile a preservare la vita. Descritta nella Genesi come una cassa di enormi dimensioni munita di tetto, di porta laterale d’ingresso, di aperture per aerare i suoi interni, essa si rivela al mondo come un contenitore di destini. Solida nei materiali, stabile nelle sue forme, l’Arca riconduce a sé l’idea di una proiezione in avanti. Come un diedro descritto dalla luce, essa allinea la sua immagine a una sequenza di pieghe le quali, protendendosi verso l’osservatore, tratteggiano un orizzonte prossimo, ravvicinato, materializzazione plastica di scienze autoproclamate esatte, proficue alla sostenibilità di un sapere terreno. Cambiando il punto di vista, la prospettiva sembra ritrarsi. Una nuova distanza ribadisce l’idea di un sapere selettivo, profondo, progettante, utile all’affermazione di un pensiero sull’origine. Sospesa tra archetipo e metamorfosi, tra permanenza e mutazione, l’Arca naviga lenta in acque stagnanti. Una deriva, la sua, utile a palesare il peso della sua assenza nel tempo corrente. Silenziosa e possente, essa ribadisce l’urgenza di una teoria operante. In equilibrio tra carichi e sostegni, l’espressività di una monumentalità debole ricompone lo spazio di un riparo nuovamente civile. Servono occhi in grado di vedere, per scegliersi una strada| File | Dimensione | Formato | |
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