Le previsioni delle Nazioni Unite sull’invecchiamen-to della popolazione globale – entro il 2050 gli ultrases-santacinquenni raddoppieranno, raggiungendo nel 2070 i 2,2 miliardi e superando il numero degli individui al di sotto dei 18 anni – confermano che il fenomeno non solo sia quantitativamente rilevante ma, altresì, diffuso spazialmente con una granularità estesa dalle metropoli ultra-connesse alle aree interne sempre più disabitate. Tale distribuzione genera nuovi squilibri demografi-ci e accentua le disparità nei profili di struttura per età, mettendo in luce le profonde differenze nelle dinamiche di invecchiamento tra le diverse realtà geografiche.In risposta a tali sviluppi si rendono necessari approcci multidisciplinari innovativi, capaci di proget-tare politiche place-sensitive che riconoscano e valorizzi-no l’eterogeneità delle esperienze di invecchiamento e il potenziale trasformativo delle silver economies, facendo leva sulle specificità territoriali come strumenti di rige-nerazione locale. L’invecchiamento della popolazione ridefinisce, dun-que, diverse trame relazionali e funzionali e disegna nuove geografie sociali e demografiche che coinvolgono non solo i Paesi del Nord globale ma anche quelli del Sud, ponendo trasversalmente tutte le società di fronte a sfide senza precedenti. In questo scenario, la memoria si fonde con la necessità di elaborare nuovi percorsi che spaziano dall’economia alla società, dalla salute al benes-sere. In tale contesto si impongono, altresì, nuove rifles-sioni e differenti approcci per garantire la sostenibilità sociale e demografica e per tutelare la qualità della vita delle popolazioni anziane, in linea con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030.In risposta a tali sfide, in un’ottica multidisciplinare che vede coinvolti in primo piano geografi e demogra-fi, il fascicolo promuove, attraverso un rigoroso dialogo scientifico, il confronto sul tema delle “Geografie dell’in-vecchiamento: tendenze e prospettive”, portando avanti una riflessione franca e serrata avviata nel 2023 in occa-sione delle Giornate di Studio sulla Popolazione 2023 (PopDays 2023), organizzate dall’Associazione Italiana per gli Studi sulla Popolazione (SIS-AISP) in collabora-zione con la Società Geografica Italiana.I diciannove articoli raccolti in questo numero monografico offrono un’ampia ed esaustiva panorami-ca delle dinamiche tra popolazione e territorio, analiz-zando l’invecchiamento da diverse prospettive, nonchè 4Margherita Azzari et al.da ambiti territoriali e da scale spaziali differenti, con un’analisi che va dal contesto europeo a quello italiano. I contributi, seppur eterogenei per metodologie e temati-che, si intrecciano delineando una trama narrativa calei-doscopica sui problemi e sulle opportunità legati all’in-vecchiamento e alle sue implicazioni territoriali. Le riflessioni si focalizzano su alcuni nuclei temati-ci quali le dinamiche di popolamento, spopolamento e ripopolamento, fenomeni intrinsecamente legati all’in-vecchiamento, che plasmano in maniera profonda le geografie dei territori. Numerosi contributi esplorano il progressivo svuotamento delle aree interne e marginali, in Italia e non solo, cercando di comprenderne le cause e le possibili soluzioni. A queste tematiche risponde il lavoro di Albolino e Cappiello, che ci conducono in Basi-licata, analizzando le nuove dinamiche migratorie alba-nesi nel Metapontino, un fenomeno che, pur inserendosi in un contesto di criticità demografiche locali, mostra come l’immigrazione possa incidere positivamente sul-la qualità della vita e sul mantenimento dei servizi di base. Similmente, Bitonti si focalizza sulle aree interne siciliane, introducendo il concetto di “potenziale demo-grafico della forza lavoro” per mappare le condizioni socioeconomiche e suggerire politiche mirate contro la marginalizzazione e lo spopolamento. Il contributo ana-lizza come emigrazione e difficoltà economiche abbiano aggravato la struttura demografica in Sicilia, acceleran-do l’invecchiamento e il calo delle nascite, evidenzian-do una generale diminuzione degli “anni potenziali di vita” in quasi tutti i comuni siciliani (in particolare nelle regioni montuose nord-orientali dell’Etna e dei Nebrodi, nonché in alcune aree interne del nord-ovest e del sud-est), ma più contenuta nelle aree SNAI rispetto ad altre zone interne siciliane. Entrando nel cuore delle comunità, Casano ci con-duce a Campofelice di Fitalia, in Sicilia, dove, accanto ai processi di spopolamento e invecchiamento, emergono fenomeni di “restanza” e innovative pratiche di costru-zione identitaria territoriale, testimoniando la resilien-za delle comunità rurali. La prospettiva si allarga con Corsale, che analizza il drastico declino della popola-zione in Romania post-ingresso nell’UE, dovuto a flus-si migratori intensi e bassa fecondità, evidenziando le disuguaglianze territoriali e le proiezioni future. Il tema della “de-territorializzazione” è affrontato da Fuschi e Ferrari che, con una metodologia combinata basata su indicatori demografici ed economici applicata ai “picco-li comuni”, descrivono l’agonia demografica delle aree interne abruzzesi e molisane, interrogandosi se sia ora-mai troppo tardi per invertire tali tendenze e restituire slancio a questi tessuti socioeconomici. Iovino e Bagno-li si concentrano sulle aree interne della Campania, in particolare il Cilento, esplorando il declino demografi-co e le geografie dell’invecchiamento, e sottolineando il ruolo degli anziani come “custodi della memoria loca-le” per la costruzione di nuove narrazioni territoriali. Per misurare questi fenomeni in modo sistemico, Lallo, Benassi e Tomassini propongono un “indice delle Aree a Spopolamento Sistemico (SyDAs)” che attraverso l’anali-si delle serie temporali consente di identificare l’esisten-za/assenza di un processo di spopolamento sistemico a livello locale. L’indice, testato sul Molise nel periodo 2002-2021, risulta in grado di catturare le prime inver-sioni nei processi di spopolamento a livello locale, e si presenta come uno strumento utile sia per valutare l’effi-cacia delle politiche sia per individuare le aree più espo-ste al declino sistemico. Reynaud e Miccoli mettono in luce un “circolo vizioso demografico” tra spopolamento e invecchiamento nei comuni italiani dal 1971 al 2021, evi-denziando come i due fenomeni si rafforzino reciproca-mente, in particolare nell’ultimo periodo intercensuario. L’analisi mostra che nelle aree soggette a spopolamento si è registrato un marcato aumento dell’invecchiamento, mentre nei territori già caratterizzati da una popolazio-ne anziana il fenomeno decremento demografico è risul-tato ancora più intenso. Ne emerge un legame stretto tra i due processi, che si influenzano e si amplificano a vicenda, contribuendo a una crisi demografica con pro-fonde conseguenze sociali ed economiche. A chiudere il quadro sul popolamento, Pellicano analizza la dinamica demografica della provincia di Caserta, mostrando come invecchiamento e popolazione siano temi attuali anche in un contesto variegato come quello campano, con par-ticolare attenzione agli immigrati e al loro impatto sulle trasformazioni demografiche. Un secondo filone narrativo si sviluppa attorno all’invecchiamento, alla salute e alla sostenibilità, evi-denziando le sfide e le opportunità legate a una popo-lazione sempre più longeva. Bartolini e Fatichenti ana-lizzano la crisi demografica, l’invecchiamento e la salu-te nell’Umbria sud-orientale, una zona colpita da calo demografico e patologie croniche, suggerendo interventi istituzionali per attenuare gli squilibri socio-territoriali. Epasto e Lucia affrontano l’invecchiamento demografi-co come risorsa, esaminando il caso dell’“Area del Cra-tere” nell’Appennino centrale e la possibilità che misure fiscali attirino flussi di pensionati dall’estero, utilizzando l’intelligenza artificiale per stimare gli andamenti futu-ri dei residenti e pianificare servizi adeguati. Per affina-re la comprensione di questi fenomeni, un terzo nucleo tematico è dedicato all’analisi spaziale e alla misurazione dell’invecchiamento, fornendo gli strumenti per decifra-re le sue geografie. Benassi, Buonomo e Strozza propon-gono un’indagine empirica sull’intensità e la velocità del 5Editorialeprocesso di invecchiamento in Italia a scala comunale, cercando una relazione inversa tra questi due indicatori attraverso misure di autocorrelazione spaziale. Gli auto-ri mostrano che in quasi un quarto dei comuni italiani esiste una relazione inversa e statisticamente significativa tra il grado iniziale di invecchiamento e la sua velocità di progressione, confermando sul piano geografico una forma di diffusione spaziale del processo.Similmente, Reynaud e Mingione analizzano l’evoluzione dell’invec-chiamento nei comuni italiani dal 2002 al 2023, conside-rando caratteristiche geografiche come il grado di urba-nizzazione e l’altitudine, e mostrando una convergenza del fenomeno tra le diverse ripartizioni. Utilizzando un modello spazio-temporale, l’analisi evidenzia come le condizioni socioeconomiche delle ripartizioni e le speci-ficità territoriali influenzino significativamente l’indice di vecchiaia; le aree rurali e montane presentano livelli di invecchiamento più elevati rispetto alle aree urbane, mentre le ripartizioni del Sud e delle Isole, pur parten-do da livelli inizialmente più bassi, registrano una con-vergenza verso i livelli delle altre ripartizioni. La narra-zione prosegue – quarto nucleo tematico – esplorando il ruolo cruciale delle migrazioni e della riscoperta dei luoghi marginali, in particolare attraverso il fenomeno delle “migrazioni di ritiro”. Fenu e Giaccaria ci portano in Sardegna, a Fluminimaggiore, dove il progetto “Happy Village” mira a riattivare le comunità rurali affrontando invecchiamento e spopolamento, trasformando abitazioni abbandonate in residenze per anziani dal Nord Italia ed Europa. Ferrario indaga il rapporto tra invecchiamento e mobilità residenziale degli stranieri nelle aree interne italiane, sottolineando come l’arrivo di migranti in età attiva possa mitigare il calo demografico e rivitalizzare economicamente e socialmente questi territori. Infine, De Felice, Spagnoli e Varasano analizzano le migrazioni internazionali di ritiro (IRM) a scala europea e italiana, un fenomeno in crescita che vede prepensionati e pensio-nati avviare nuove attività principalmente legate al turi-smo e ripopolare, così, territori caratterizzati da “inver-ni demografici”, generando sviluppo territoriale locale e rivitalizzando paesi rurali a rischio abbandono. L’ultimo filone narrativo si concentra sulle politi-che, sui modelli di consumo e sull’innovazione sociale, cercando soluzioni per costruire futuri più sostenibili e inclusivi. D’Alessandro focalizza l’attenzione sul rap-porto tra invecchiamento e territorio alla scala urbana, esplorando la relazione tra dinamiche di consumo e svi-luppo urbano age-friendly in Italia, con un’analisi delle Città Metropolitane come “laboratori” per la popolazio-ne anziana. Labianca esamina le iniziative per la rige-nerazione territoriale sotto il prisma dell’innovazione sociale, comparando l’approccio LEADER nelle Alpujar-ras (Spagna) e nei Monti Dauni (Italia), per compren-dere le dinamiche rigenerative e trasformative di questi progetti. Infine, Lorenti e Busetta affrontano il poten-ziale non sfruttato del genere e delle disparità regionali nell’aspettativa di vita lavorativa nell’Italia che invecchia. Lo studio evidenzia come nel periodo più recente persi-stono forti divari di genere (le donne lavorano dai 3 ai 6 anni in meno degli uomini, con differenze più marcate nel Mezzogiorno). In molte regioni del Sud e delle Isole, infatti, l’aumento della longevità femminile non ha por-tato a più anni di lavoro, ma semplicemente a un’esten-sione degli anni in pensione o inattività. Lo studio evi-denzia come per prolungare realmente la vita lavorativa servano politiche che rimuovano gli ostacoli che obbliga-no le donne del Sud a dover scegliere tra il lavoro di cura e la partecipazione al mercato del lavoro.Dalla lettura integrale di questo numero tematico emerge una riflessione corale, pur da prospettive diver-se, che, partendo dalle sfide dello spopolamento e delle sue implicazioni sulla salute e sulla sostenibilità, passa attraverso l’analisi e la misurazione dei fenomeni demo-grafici, per arrivare a esplorare il potenziale rivitaliz-zante delle migrazioni e a proporre soluzioni innovative attraverso politiche mirate e sviluppo urbano accessibile e inclusivoanche e soprattutto per le persone anziane. Un invito a riflettere su come le geografie dell’invecchia-mento stiano ridisegnando i nostri territori e le nostre società, e su come possiamo agire per costruire un futu-ro più equo e sostenibile per tutte le generazioni.

Busetta, A. (2025). Geographies of Ageing: Trends and Perspectives. BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ GEOGRAFICA ITALIANA, 8(1), 3-5.

Geographies of Ageing: Trends and Perspectives

busetta annalisa
2025-11-06

Abstract

Le previsioni delle Nazioni Unite sull’invecchiamen-to della popolazione globale – entro il 2050 gli ultrases-santacinquenni raddoppieranno, raggiungendo nel 2070 i 2,2 miliardi e superando il numero degli individui al di sotto dei 18 anni – confermano che il fenomeno non solo sia quantitativamente rilevante ma, altresì, diffuso spazialmente con una granularità estesa dalle metropoli ultra-connesse alle aree interne sempre più disabitate. Tale distribuzione genera nuovi squilibri demografi-ci e accentua le disparità nei profili di struttura per età, mettendo in luce le profonde differenze nelle dinamiche di invecchiamento tra le diverse realtà geografiche.In risposta a tali sviluppi si rendono necessari approcci multidisciplinari innovativi, capaci di proget-tare politiche place-sensitive che riconoscano e valorizzi-no l’eterogeneità delle esperienze di invecchiamento e il potenziale trasformativo delle silver economies, facendo leva sulle specificità territoriali come strumenti di rige-nerazione locale. L’invecchiamento della popolazione ridefinisce, dun-que, diverse trame relazionali e funzionali e disegna nuove geografie sociali e demografiche che coinvolgono non solo i Paesi del Nord globale ma anche quelli del Sud, ponendo trasversalmente tutte le società di fronte a sfide senza precedenti. In questo scenario, la memoria si fonde con la necessità di elaborare nuovi percorsi che spaziano dall’economia alla società, dalla salute al benes-sere. In tale contesto si impongono, altresì, nuove rifles-sioni e differenti approcci per garantire la sostenibilità sociale e demografica e per tutelare la qualità della vita delle popolazioni anziane, in linea con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030.In risposta a tali sfide, in un’ottica multidisciplinare che vede coinvolti in primo piano geografi e demogra-fi, il fascicolo promuove, attraverso un rigoroso dialogo scientifico, il confronto sul tema delle “Geografie dell’in-vecchiamento: tendenze e prospettive”, portando avanti una riflessione franca e serrata avviata nel 2023 in occa-sione delle Giornate di Studio sulla Popolazione 2023 (PopDays 2023), organizzate dall’Associazione Italiana per gli Studi sulla Popolazione (SIS-AISP) in collabora-zione con la Società Geografica Italiana.I diciannove articoli raccolti in questo numero monografico offrono un’ampia ed esaustiva panorami-ca delle dinamiche tra popolazione e territorio, analiz-zando l’invecchiamento da diverse prospettive, nonchè 4Margherita Azzari et al.da ambiti territoriali e da scale spaziali differenti, con un’analisi che va dal contesto europeo a quello italiano. I contributi, seppur eterogenei per metodologie e temati-che, si intrecciano delineando una trama narrativa calei-doscopica sui problemi e sulle opportunità legati all’in-vecchiamento e alle sue implicazioni territoriali. Le riflessioni si focalizzano su alcuni nuclei temati-ci quali le dinamiche di popolamento, spopolamento e ripopolamento, fenomeni intrinsecamente legati all’in-vecchiamento, che plasmano in maniera profonda le geografie dei territori. Numerosi contributi esplorano il progressivo svuotamento delle aree interne e marginali, in Italia e non solo, cercando di comprenderne le cause e le possibili soluzioni. A queste tematiche risponde il lavoro di Albolino e Cappiello, che ci conducono in Basi-licata, analizzando le nuove dinamiche migratorie alba-nesi nel Metapontino, un fenomeno che, pur inserendosi in un contesto di criticità demografiche locali, mostra come l’immigrazione possa incidere positivamente sul-la qualità della vita e sul mantenimento dei servizi di base. Similmente, Bitonti si focalizza sulle aree interne siciliane, introducendo il concetto di “potenziale demo-grafico della forza lavoro” per mappare le condizioni socioeconomiche e suggerire politiche mirate contro la marginalizzazione e lo spopolamento. Il contributo ana-lizza come emigrazione e difficoltà economiche abbiano aggravato la struttura demografica in Sicilia, acceleran-do l’invecchiamento e il calo delle nascite, evidenzian-do una generale diminuzione degli “anni potenziali di vita” in quasi tutti i comuni siciliani (in particolare nelle regioni montuose nord-orientali dell’Etna e dei Nebrodi, nonché in alcune aree interne del nord-ovest e del sud-est), ma più contenuta nelle aree SNAI rispetto ad altre zone interne siciliane. Entrando nel cuore delle comunità, Casano ci con-duce a Campofelice di Fitalia, in Sicilia, dove, accanto ai processi di spopolamento e invecchiamento, emergono fenomeni di “restanza” e innovative pratiche di costru-zione identitaria territoriale, testimoniando la resilien-za delle comunità rurali. La prospettiva si allarga con Corsale, che analizza il drastico declino della popola-zione in Romania post-ingresso nell’UE, dovuto a flus-si migratori intensi e bassa fecondità, evidenziando le disuguaglianze territoriali e le proiezioni future. Il tema della “de-territorializzazione” è affrontato da Fuschi e Ferrari che, con una metodologia combinata basata su indicatori demografici ed economici applicata ai “picco-li comuni”, descrivono l’agonia demografica delle aree interne abruzzesi e molisane, interrogandosi se sia ora-mai troppo tardi per invertire tali tendenze e restituire slancio a questi tessuti socioeconomici. Iovino e Bagno-li si concentrano sulle aree interne della Campania, in particolare il Cilento, esplorando il declino demografi-co e le geografie dell’invecchiamento, e sottolineando il ruolo degli anziani come “custodi della memoria loca-le” per la costruzione di nuove narrazioni territoriali. Per misurare questi fenomeni in modo sistemico, Lallo, Benassi e Tomassini propongono un “indice delle Aree a Spopolamento Sistemico (SyDAs)” che attraverso l’anali-si delle serie temporali consente di identificare l’esisten-za/assenza di un processo di spopolamento sistemico a livello locale. L’indice, testato sul Molise nel periodo 2002-2021, risulta in grado di catturare le prime inver-sioni nei processi di spopolamento a livello locale, e si presenta come uno strumento utile sia per valutare l’effi-cacia delle politiche sia per individuare le aree più espo-ste al declino sistemico. Reynaud e Miccoli mettono in luce un “circolo vizioso demografico” tra spopolamento e invecchiamento nei comuni italiani dal 1971 al 2021, evi-denziando come i due fenomeni si rafforzino reciproca-mente, in particolare nell’ultimo periodo intercensuario. L’analisi mostra che nelle aree soggette a spopolamento si è registrato un marcato aumento dell’invecchiamento, mentre nei territori già caratterizzati da una popolazio-ne anziana il fenomeno decremento demografico è risul-tato ancora più intenso. Ne emerge un legame stretto tra i due processi, che si influenzano e si amplificano a vicenda, contribuendo a una crisi demografica con pro-fonde conseguenze sociali ed economiche. A chiudere il quadro sul popolamento, Pellicano analizza la dinamica demografica della provincia di Caserta, mostrando come invecchiamento e popolazione siano temi attuali anche in un contesto variegato come quello campano, con par-ticolare attenzione agli immigrati e al loro impatto sulle trasformazioni demografiche. Un secondo filone narrativo si sviluppa attorno all’invecchiamento, alla salute e alla sostenibilità, evi-denziando le sfide e le opportunità legate a una popo-lazione sempre più longeva. Bartolini e Fatichenti ana-lizzano la crisi demografica, l’invecchiamento e la salu-te nell’Umbria sud-orientale, una zona colpita da calo demografico e patologie croniche, suggerendo interventi istituzionali per attenuare gli squilibri socio-territoriali. Epasto e Lucia affrontano l’invecchiamento demografi-co come risorsa, esaminando il caso dell’“Area del Cra-tere” nell’Appennino centrale e la possibilità che misure fiscali attirino flussi di pensionati dall’estero, utilizzando l’intelligenza artificiale per stimare gli andamenti futu-ri dei residenti e pianificare servizi adeguati. Per affina-re la comprensione di questi fenomeni, un terzo nucleo tematico è dedicato all’analisi spaziale e alla misurazione dell’invecchiamento, fornendo gli strumenti per decifra-re le sue geografie. Benassi, Buonomo e Strozza propon-gono un’indagine empirica sull’intensità e la velocità del 5Editorialeprocesso di invecchiamento in Italia a scala comunale, cercando una relazione inversa tra questi due indicatori attraverso misure di autocorrelazione spaziale. Gli auto-ri mostrano che in quasi un quarto dei comuni italiani esiste una relazione inversa e statisticamente significativa tra il grado iniziale di invecchiamento e la sua velocità di progressione, confermando sul piano geografico una forma di diffusione spaziale del processo.Similmente, Reynaud e Mingione analizzano l’evoluzione dell’invec-chiamento nei comuni italiani dal 2002 al 2023, conside-rando caratteristiche geografiche come il grado di urba-nizzazione e l’altitudine, e mostrando una convergenza del fenomeno tra le diverse ripartizioni. Utilizzando un modello spazio-temporale, l’analisi evidenzia come le condizioni socioeconomiche delle ripartizioni e le speci-ficità territoriali influenzino significativamente l’indice di vecchiaia; le aree rurali e montane presentano livelli di invecchiamento più elevati rispetto alle aree urbane, mentre le ripartizioni del Sud e delle Isole, pur parten-do da livelli inizialmente più bassi, registrano una con-vergenza verso i livelli delle altre ripartizioni. La narra-zione prosegue – quarto nucleo tematico – esplorando il ruolo cruciale delle migrazioni e della riscoperta dei luoghi marginali, in particolare attraverso il fenomeno delle “migrazioni di ritiro”. Fenu e Giaccaria ci portano in Sardegna, a Fluminimaggiore, dove il progetto “Happy Village” mira a riattivare le comunità rurali affrontando invecchiamento e spopolamento, trasformando abitazioni abbandonate in residenze per anziani dal Nord Italia ed Europa. Ferrario indaga il rapporto tra invecchiamento e mobilità residenziale degli stranieri nelle aree interne italiane, sottolineando come l’arrivo di migranti in età attiva possa mitigare il calo demografico e rivitalizzare economicamente e socialmente questi territori. Infine, De Felice, Spagnoli e Varasano analizzano le migrazioni internazionali di ritiro (IRM) a scala europea e italiana, un fenomeno in crescita che vede prepensionati e pensio-nati avviare nuove attività principalmente legate al turi-smo e ripopolare, così, territori caratterizzati da “inver-ni demografici”, generando sviluppo territoriale locale e rivitalizzando paesi rurali a rischio abbandono. L’ultimo filone narrativo si concentra sulle politi-che, sui modelli di consumo e sull’innovazione sociale, cercando soluzioni per costruire futuri più sostenibili e inclusivi. D’Alessandro focalizza l’attenzione sul rap-porto tra invecchiamento e territorio alla scala urbana, esplorando la relazione tra dinamiche di consumo e svi-luppo urbano age-friendly in Italia, con un’analisi delle Città Metropolitane come “laboratori” per la popolazio-ne anziana. Labianca esamina le iniziative per la rige-nerazione territoriale sotto il prisma dell’innovazione sociale, comparando l’approccio LEADER nelle Alpujar-ras (Spagna) e nei Monti Dauni (Italia), per compren-dere le dinamiche rigenerative e trasformative di questi progetti. Infine, Lorenti e Busetta affrontano il poten-ziale non sfruttato del genere e delle disparità regionali nell’aspettativa di vita lavorativa nell’Italia che invecchia. Lo studio evidenzia come nel periodo più recente persi-stono forti divari di genere (le donne lavorano dai 3 ai 6 anni in meno degli uomini, con differenze più marcate nel Mezzogiorno). In molte regioni del Sud e delle Isole, infatti, l’aumento della longevità femminile non ha por-tato a più anni di lavoro, ma semplicemente a un’esten-sione degli anni in pensione o inattività. Lo studio evi-denzia come per prolungare realmente la vita lavorativa servano politiche che rimuovano gli ostacoli che obbliga-no le donne del Sud a dover scegliere tra il lavoro di cura e la partecipazione al mercato del lavoro.Dalla lettura integrale di questo numero tematico emerge una riflessione corale, pur da prospettive diver-se, che, partendo dalle sfide dello spopolamento e delle sue implicazioni sulla salute e sulla sostenibilità, passa attraverso l’analisi e la misurazione dei fenomeni demo-grafici, per arrivare a esplorare il potenziale rivitaliz-zante delle migrazioni e a proporre soluzioni innovative attraverso politiche mirate e sviluppo urbano accessibile e inclusivoanche e soprattutto per le persone anziane. Un invito a riflettere su come le geografie dell’invecchia-mento stiano ridisegnando i nostri territori e le nostre società, e su come possiamo agire per costruire un futu-ro più equo e sostenibile per tutte le generazioni.
6-nov-2025
Busetta, A. (2025). Geographies of Ageing: Trends and Perspectives. BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ GEOGRAFICA ITALIANA, 8(1), 3-5.
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