Nel dibattito contemporaneo sul patrimonio culturale, l’architettura storica gode di un riconoscimento consolidato, fondato sulla sua capacità di incarnare valori estetici, simbolici e identitari stratificati nel tempo. L’archeologia e il restauro operano all’interno di quadri metodologici codificati, resi possibili dalla coerenza compositiva e dalla leggibilità delle architetture del passato. Tuttavia, l’architettura moderna e contemporanea, spesso priva di una sedimentazione storica e caratterizzata da linguaggi eterogenei e materiali innovativi, sfugge a queste categorie, ponendo nuove sfide in termini di tutela e valorizzazione. In particolare, l’architettura del Novecento, nonostante la sua rilevanza culturale, rimane ai margini dei processi di patrimonializzazione, anche a causa dell’inadeguatezza degli strumenti normativi vigenti. In tale contesto, si afferma con forza il ruolo della comunicazione e della narrazione effimera come vettori di consapevolezza collettiva. L’evento performativo — nello specifico il fashion show — si configura come dispositivo narrativo capace di attivare nuovi sguardi sul patrimonio architettonico, generando una ri- semantizzazione simbolica degli spazi. L’emblematico caso della sfilata Jacquemus a Villa Malaparte (1930- 1943) a Capri evidenzia come l’intervento effimero, pur nella sua transitorietà, possa produrre effetti durevoli nella percezione pubblica e nel riconoscimento di un valore culturale condiviso. La moda, intesa quale linguaggio visivo e mediale, si pone così come strumento efficace per la valorizzazione del patrimonio architettonico contemporaneo, superando le barriere dell’inaccessibilità e stimolando una riflessione critica sul rapporto tra memoria, identità e progetto.
Paccagnella, E. (2025). Il patrimonio contemporaneo e l'effimero. Le immagini di Villa Malaparte come veicolo di memoria nello show di Jacquemus. 4A JOURNAL, 3(1), 69-77.
Il patrimonio contemporaneo e l'effimero. Le immagini di Villa Malaparte come veicolo di memoria nello show di Jacquemus
Paccagnella, Elena
2025-09-01
Abstract
Nel dibattito contemporaneo sul patrimonio culturale, l’architettura storica gode di un riconoscimento consolidato, fondato sulla sua capacità di incarnare valori estetici, simbolici e identitari stratificati nel tempo. L’archeologia e il restauro operano all’interno di quadri metodologici codificati, resi possibili dalla coerenza compositiva e dalla leggibilità delle architetture del passato. Tuttavia, l’architettura moderna e contemporanea, spesso priva di una sedimentazione storica e caratterizzata da linguaggi eterogenei e materiali innovativi, sfugge a queste categorie, ponendo nuove sfide in termini di tutela e valorizzazione. In particolare, l’architettura del Novecento, nonostante la sua rilevanza culturale, rimane ai margini dei processi di patrimonializzazione, anche a causa dell’inadeguatezza degli strumenti normativi vigenti. In tale contesto, si afferma con forza il ruolo della comunicazione e della narrazione effimera come vettori di consapevolezza collettiva. L’evento performativo — nello specifico il fashion show — si configura come dispositivo narrativo capace di attivare nuovi sguardi sul patrimonio architettonico, generando una ri- semantizzazione simbolica degli spazi. L’emblematico caso della sfilata Jacquemus a Villa Malaparte (1930- 1943) a Capri evidenzia come l’intervento effimero, pur nella sua transitorietà, possa produrre effetti durevoli nella percezione pubblica e nel riconoscimento di un valore culturale condiviso. La moda, intesa quale linguaggio visivo e mediale, si pone così come strumento efficace per la valorizzazione del patrimonio architettonico contemporaneo, superando le barriere dell’inaccessibilità e stimolando una riflessione critica sul rapporto tra memoria, identità e progetto.| File | Dimensione | Formato | |
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