Identità riflesse: corpo e sacro tatuato

Body decoration has always been one of the most ancient and universal forms of symbolic communication, connecting the individual and the community through the visual language of ritual and transformation. This study explores the phenomenon of the sacred tattoo as a contemporary practice of identity and spiritual expression, analyzing its anthropological and sociological implications. Based on the premise that, in the aftermath of the COVID-19 pandemic, the body has become a mediator between the earthly and spiritual dimensions, the research questions the boundary between authentic faith and the aesthetic appropriation of the sacred. The investigation employs a qualitative and ethnographic methodology, developed within the context of the “Tattoo Conventions” (2019–2022) and enriched by interviews and questionnaires conducted with tattoo artists and tattooed individuals. The analysis, carried out using NVivo software, reveals how the sacred tattoo functions as a symbolic marker of passage and as a tool for the construction of both personal and collective identity. Through a theoretical dialogue with authors such as Durkheim, Eliade, and Bateson, the research proposes a reinterpretation of the concept of the sacred as a dynamic, embodied experience that manifests in and through the body. In a context marked by the commodification of religious symbols and the pervasive influence of social media, the sacred tattoo emerges as an act of symbolic resistance and a visual language of transcendence. This study contributes to redefining the understanding of the sacred in the contemporary world, interpreting the skin as a narrative surface where spirituality, aesthetics, and identity intertwine in a continuous process of reinterpretation and cultural belonging.

La decorazione del corpo rappresenta da sempre una delle più antiche e universali forme di comunicazione simbolica, capace di connettere individuo e collettività attraverso il linguaggio visivo del rito e della trasformazione. Il presente studio esplora il fenomeno del tatuaggio sacro come pratica contemporanea di espressione identitaria e spirituale, analizzandone le implicazioni antropologiche e sociologiche. Partendo dal presupposto che, nel periodo successivo alla pandemia da COVID-19, il corpo sia divenuto un luogo di mediazione tra la dimensione terrena e quella spirituale, la ricerca interroga il confine tra fede autentica e appropriazione estetica del sacro. L’indagine si fonda su una metodologia etnografica e qualitativa, sviluppata nel contesto delle “Tattoo Convention” (2019-2022) e arricchita da interviste e questionari rivolti a tatuatori e tatuati. L’analisi, condotta tramite il software NVivo, ha evidenziato come il tatuaggio sacro operi come marcatore simbolico di passaggio e come strumento di costruzione dell’identità personale e collettiva. Attraverso un dialogo teorico con autori come Durkheim, Eliade e Bateson, Cipriani, Abbruzzese - la ricerca propone una rilettura del concetto di sacro come esperienza dinamica e incorporata, che si manifesta nel corpo e attraverso il corpo. In un contesto segnato dalla mercificazione dei simboli religiosi e dall’espansione dei social media, il tatuaggio sacro si configura come un atto di resistenza simbolica e come un linguaggio visivo della trascendenza. Lo studio contribuisce a ridefinire la comprensione del sacro nel mondo contemporaneo, interpretando la pelle come superficie narrativa su cui si intrecciano spiritualità, estetica e identità, in un continuo processo di reinterpretazione e appartenenza culturale.