Giosuè Calaciura esordiva nel 1998 con Malacarne, romanzo già segnato dallo stile magmatico e debordante, dalla deformazione allucinatoria della realtà più cruda e brutale che avrebbero caratterizzato la sua produzione successiva. Pur innominata, Palermo è oggetto e quasi soggetto stesso delle sue narrazioni, corpo macilento che si trasfigura in metafora del mondo e della condizione umana, spazio in cui «è più facile vedere e raccontare le contraddizioni». In Borgo vecchio (2017), Calaciura stringe il fuoco su un quartiere popolare della città, accentuando gli elementi lirici in funzione antimimetica: il romanzo diviene così una sorta di poema dei reietti, nel quale, ancora, il racconto cupo di una umanità disfatta vira in una partitura creaturale e quasi astratta. Il contributo si propone di analizzare alcuni passi descrittivi del romanzo che, nel loro andamento visionario, sembrano accogliere la voce degli ultimi, restituendole finalmente un suono: il lamento di chi non conosce redenzione.
Negri, A., Romano, G.M. (2025). «S'illuminava a disegni intermittenti». Il paradosso del reale in Borgo Vecchio di Giosuè Calaciura. In G. Ferrara, S. Iacona, M. Mulone, F. Piccolo, S. Quasimodo (a cura di), Parole, cose e simboli. Tra antiche e nuove rappresentazioni del reale (pp. 265-275). Palermo : Palermo university press.
«S'illuminava a disegni intermittenti». Il paradosso del reale in Borgo Vecchio di Giosuè Calaciura
Anna Negri;Giulia Maria Romano
2025-09-01
Abstract
Giosuè Calaciura esordiva nel 1998 con Malacarne, romanzo già segnato dallo stile magmatico e debordante, dalla deformazione allucinatoria della realtà più cruda e brutale che avrebbero caratterizzato la sua produzione successiva. Pur innominata, Palermo è oggetto e quasi soggetto stesso delle sue narrazioni, corpo macilento che si trasfigura in metafora del mondo e della condizione umana, spazio in cui «è più facile vedere e raccontare le contraddizioni». In Borgo vecchio (2017), Calaciura stringe il fuoco su un quartiere popolare della città, accentuando gli elementi lirici in funzione antimimetica: il romanzo diviene così una sorta di poema dei reietti, nel quale, ancora, il racconto cupo di una umanità disfatta vira in una partitura creaturale e quasi astratta. Il contributo si propone di analizzare alcuni passi descrittivi del romanzo che, nel loro andamento visionario, sembrano accogliere la voce degli ultimi, restituendole finalmente un suono: il lamento di chi non conosce redenzione.| File | Dimensione | Formato | |
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