Ripensando la essential facility doctrine nei mercati digitali : spunti dal caso android auto

With the Android Auto judgment, the Court of Justice has once again revisited the “essential facility doctrine” and the “refusal to deal” in the context of digital markets, assuming as decisive the difference between the infrastructure that inspired the Bronner’s test rationale, created by the dominant company for its own exclusive use, and the typical fea-tures of digital platforms, developed precisely with a view to the added value that comes from sharing with third parties. This commentary aims to critically review the evolution of the criteria that allow for the applica-tion of the remedy of the obligation to contract, here defined as the ob-ligation to develop new infrastructure to enable interoperability, the possible developments in case law in the aftermath of the decision, and the uncertain interference with other remedial instruments such as the DMA at the EU level and the NCT at the level of individual Member States

La Corte di Giustizia con la sentenza Android Auto è tornata ancora una volta sulla essential facility doctrine e sul refusal to deal nell’ambito dei mercati digitali, ritenendo decisiva la differenza fra l’infrastruttura che ha ispirato la ratio del test Bronner, creata dall’impresa dominante per il proprio esclusivo utilizzo, e le caratteristiche tipiche delle piatta-forme digitali, sviluppate proprio in vista del valore aggiunto che deriva dalla condivisione con soggetti terzi. Il presente commento si propone di ripercorrere criticamente l’evoluzione dei criteri che consentono l’applicazione del rimedio dell’obbligo a contrarre, qui declinato nelle forme dell’obbligo di sviluppare ex novo una infrastruttura per consenti-re l’interoperabilità, i possibili sviluppi della prassi pretoria nell’aftermaths della decisione e le incerte interferenze con altri stru-menti rimediali quali il DMA a livello unionale e il NCT a livello dei sin-goli Stati membri.