Estesa in una fascia peninsulare che va da Gioia Tauro a Melito Porto Salvo, sul versante calabrese, e da Milazzo a Giardini Naxos sul versante siciliano, l’Area dello Stretto individua nel massiccio dell’Aspromonte e nella catena montuosa dei Peloritani il fronteggiarsi di due quinte territoriali delineanti nel vuoto verticale dello Stretto i caratteri di una piazza d’acqua attraversabile, vero spazio pubblico di riferimento di una limitata stanza paesaggistica (secondo un’argomentazione cara a Franco Purini) rinsaldata e conclusa dai puntuali avamposti dell’Etna, sul versante siciliano, e della Rocca di Scilla, su quello calabrese. Descritto nelle rappresentazioni dei viaggiatori del Grand Tour che ne hanno rappresentato i contorni in una (ancora attuale) immagine di paesaggio, ripercorso nelle memorie di viaggio di Wolfgang Goethe, in quelle di Norman Douglas, nelle restituzioni storiche di Piero Bevilacqua e Augusto Placanica, in quelle letterarie di Stefano D’Arrigo, di Franco Costabile, di Matteo Collura, di Bartolo Cattafi, nelle letture geografiche di Lucio Gambi, nelle ricerche degli studiosi che ogni giorno fanno del suo scenario il loro centro di interesse, l’abisso profondo dello Stretto, ponendosi al centro della scena, ribadisce nel vuoto il centro nevralgico di ogni luogo che intenda definirsi tale. Una lettura zenitale dell’invaso geografico restituisce nel braccio di mare posto tra i due versanti i caratteri di uno spazio allungato, esteso longitudinalmente nella direzione nord-sud, cui fa da contraltare l’iterazione della trasversalità della maglia insediativa degli urbani costieri. Descritta nelle proposte di piano da Giuseppe e Alberto Samonà, Ludovico Quaroni, Antonio Quistelli, Sergio Musmeci, Paolo d’Orsi Villani, Leonardo Urbani, la conurbazione dello Stretto delinea nei capoluoghi di Reggio Calabria e Messina la prevalenza di una ortogonalità cartesiana iterata nella metrica seriale del passo misuratore dell’isolato disegnato nei piani della ricostruzione post terremoto dei primi decenni del Novecento. La lettura dall’alto dell’intero sistema riconosce nella dimensione infrastrutturale la costituzione di una serie di linee di forza disposte dallo sviluppo parallelo dei nastri ferroviario e autostradale che definiscono, con i loro filamenti, le barriere insediative dei centri compresi tra la linea di costa e l’ergersi dei rilievi caratterizzando ampie aree di frangia irrisolte, prive di una chiara gerarchia insediativa.
Russo, A. (2025). TRA TERRITORIO E PAESAGGIO: L’AREA DELLO STRETTO E IL SUO INFORMALE COSTIERO. In M. Mannino (a cura di), PAESAGGI COSTIERI (pp. 166-167). Potenza : Libria.
TRA TERRITORIO E PAESAGGIO: L’AREA DELLO STRETTO E IL SUO INFORMALE COSTIERO
Russo, Antonello
2025-01-01
Abstract
Estesa in una fascia peninsulare che va da Gioia Tauro a Melito Porto Salvo, sul versante calabrese, e da Milazzo a Giardini Naxos sul versante siciliano, l’Area dello Stretto individua nel massiccio dell’Aspromonte e nella catena montuosa dei Peloritani il fronteggiarsi di due quinte territoriali delineanti nel vuoto verticale dello Stretto i caratteri di una piazza d’acqua attraversabile, vero spazio pubblico di riferimento di una limitata stanza paesaggistica (secondo un’argomentazione cara a Franco Purini) rinsaldata e conclusa dai puntuali avamposti dell’Etna, sul versante siciliano, e della Rocca di Scilla, su quello calabrese. Descritto nelle rappresentazioni dei viaggiatori del Grand Tour che ne hanno rappresentato i contorni in una (ancora attuale) immagine di paesaggio, ripercorso nelle memorie di viaggio di Wolfgang Goethe, in quelle di Norman Douglas, nelle restituzioni storiche di Piero Bevilacqua e Augusto Placanica, in quelle letterarie di Stefano D’Arrigo, di Franco Costabile, di Matteo Collura, di Bartolo Cattafi, nelle letture geografiche di Lucio Gambi, nelle ricerche degli studiosi che ogni giorno fanno del suo scenario il loro centro di interesse, l’abisso profondo dello Stretto, ponendosi al centro della scena, ribadisce nel vuoto il centro nevralgico di ogni luogo che intenda definirsi tale. Una lettura zenitale dell’invaso geografico restituisce nel braccio di mare posto tra i due versanti i caratteri di uno spazio allungato, esteso longitudinalmente nella direzione nord-sud, cui fa da contraltare l’iterazione della trasversalità della maglia insediativa degli urbani costieri. Descritta nelle proposte di piano da Giuseppe e Alberto Samonà, Ludovico Quaroni, Antonio Quistelli, Sergio Musmeci, Paolo d’Orsi Villani, Leonardo Urbani, la conurbazione dello Stretto delinea nei capoluoghi di Reggio Calabria e Messina la prevalenza di una ortogonalità cartesiana iterata nella metrica seriale del passo misuratore dell’isolato disegnato nei piani della ricostruzione post terremoto dei primi decenni del Novecento. La lettura dall’alto dell’intero sistema riconosce nella dimensione infrastrutturale la costituzione di una serie di linee di forza disposte dallo sviluppo parallelo dei nastri ferroviario e autostradale che definiscono, con i loro filamenti, le barriere insediative dei centri compresi tra la linea di costa e l’ergersi dei rilievi caratterizzando ampie aree di frangia irrisolte, prive di una chiara gerarchia insediativa.| File | Dimensione | Formato | |
|---|---|---|---|
|
ARUSSO compressed.pdf
Solo gestori archvio
Tipologia:
Versione Editoriale
Dimensione
1 MB
Formato
Adobe PDF
|
1 MB | Adobe PDF | Visualizza/Apri Richiedi una copia |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


