Il contributo riesamina tre vasi attici rinvenuti ad Agrigento, già appartenuti alla collezione Panitteri e oggi a Monaco, che si segnalano per l’originalità e la rarità dei temi iconografici, oltre che per il pregio della forma: lo psykter del Pittore di Pan (480-470 a.C.), il vaso kalathoide del Pittore di Brygos (480-470 a.C.) e il cratere a volute del Pittore di Geras (490-480 a.C.). Si tratta, almeno in due dei tre casi, di vasi-cinerari che si legano ad un rituale sviluppatosi, se non nato, in seno alla tirannide emmenide e all’affermarsi all’interno della corte teroniana di credenze escatologiche connesse alla sfera del culto dionisiaco. L’uso ad Akragas, proprio tra il primo e il secondo quarto del V sec. a.C., di preziosi cinerari attici, decorati con complesse scene mitiche sapientemente sviluppate sulla superficie del vaso, ricorda il ruolo fondamentale del mito nell’Akragas dei tiranni, ai cui circoli colti e al cui entourage dobbiamo immaginare che si legassero tali tipi di elitarie sepolture come pure la pratica di raffinati simposi “fuori norma” con l’utilizzo di tali preziosi vasi. Emerge in particolare una fitta trama di intrecci tra imagerie e poesia lirica legata ad una élite colta, che ora raffina, grazie anche ai poeti di corte, il suo modo di autorappresentarsi attraverso l’immaginario mitico.
De Cesare, M. (2025). Su alcuni vasi fuori serie della Collezione Panitteri. In Parello MC (a cura di), Da Girgenti a Monaco, da Monaco ad Agrigento. Il ritorno dei vasi del ciantro Panitteri. Catalogo della Mostra, Agrigento, 18 dicembre 2024 – 18 ottobre 2025 (pp. 53-60). Roma : Edizioni Quasar.
Su alcuni vasi fuori serie della Collezione Panitteri
DE CESARE M
2025-01-01
Abstract
Il contributo riesamina tre vasi attici rinvenuti ad Agrigento, già appartenuti alla collezione Panitteri e oggi a Monaco, che si segnalano per l’originalità e la rarità dei temi iconografici, oltre che per il pregio della forma: lo psykter del Pittore di Pan (480-470 a.C.), il vaso kalathoide del Pittore di Brygos (480-470 a.C.) e il cratere a volute del Pittore di Geras (490-480 a.C.). Si tratta, almeno in due dei tre casi, di vasi-cinerari che si legano ad un rituale sviluppatosi, se non nato, in seno alla tirannide emmenide e all’affermarsi all’interno della corte teroniana di credenze escatologiche connesse alla sfera del culto dionisiaco. L’uso ad Akragas, proprio tra il primo e il secondo quarto del V sec. a.C., di preziosi cinerari attici, decorati con complesse scene mitiche sapientemente sviluppate sulla superficie del vaso, ricorda il ruolo fondamentale del mito nell’Akragas dei tiranni, ai cui circoli colti e al cui entourage dobbiamo immaginare che si legassero tali tipi di elitarie sepolture come pure la pratica di raffinati simposi “fuori norma” con l’utilizzo di tali preziosi vasi. Emerge in particolare una fitta trama di intrecci tra imagerie e poesia lirica legata ad una élite colta, che ora raffina, grazie anche ai poeti di corte, il suo modo di autorappresentarsi attraverso l’immaginario mitico.| File | Dimensione | Formato | |
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