Il contributo si propone di esaminare Il ritorno di Don Calandrino, opera buffa in due atti di Giuseppe Petrosellini e Domenico Cimarosa, rappresentata per la prima volta nel 1778, in qualità di testimone del tramonto dell’epoca aurea metastasiana e precorritrice delle parodie napoletane che, negli anni Cinquanta dell’Ottocento, dissacreranno analogamente i capolavori verdiani. L’analisi illustrerà i due distinti livelli parodici operati dal librettista: da un lato, i molteplici affondi riservati al nume tutelare della lirica, delle cui opere si distorcono i nomi e le cui arie, in bocca a personaggi ben lontani dalla statura degli eroi metastasiani, vengono desublimate in un gioco di rimandi del tutto scoperto per gli spettatori dell’epoca. Dall’altro lato, gli strali di Petrosellini sono indirizzati anche alla «metastasiomania» che aveva colpito la maggior parte del pubblico in seguito all’ipertrofico successo delle opere di Metastasio e che è qui impersonata dal personaggio di Livietta, che cita a sproposito i drammi del poeta cesareo con l’accortezza di sbagliarne sempre i riferimenti.
Quasimodo, S. (2025). «La Dirindona, il Ciro sconosciuto, l’Error cinese…». Metastasio e la parodia tardo-settecentesca. In A. Campo, M. De Bartolomeo, L. Fiamingo, S. Luka, S. Volta (a cura di), «PIOVE / NON SULLA FAVOLA BELLA». La parodia tra letteratura e spettacolo (pp. 271-284). libreriauniversitaria.it.
«La Dirindona, il Ciro sconosciuto, l’Error cinese…». Metastasio e la parodia tardo-settecentesca
Silvia Quasimodo
2025-04-01
Abstract
Il contributo si propone di esaminare Il ritorno di Don Calandrino, opera buffa in due atti di Giuseppe Petrosellini e Domenico Cimarosa, rappresentata per la prima volta nel 1778, in qualità di testimone del tramonto dell’epoca aurea metastasiana e precorritrice delle parodie napoletane che, negli anni Cinquanta dell’Ottocento, dissacreranno analogamente i capolavori verdiani. L’analisi illustrerà i due distinti livelli parodici operati dal librettista: da un lato, i molteplici affondi riservati al nume tutelare della lirica, delle cui opere si distorcono i nomi e le cui arie, in bocca a personaggi ben lontani dalla statura degli eroi metastasiani, vengono desublimate in un gioco di rimandi del tutto scoperto per gli spettatori dell’epoca. Dall’altro lato, gli strali di Petrosellini sono indirizzati anche alla «metastasiomania» che aveva colpito la maggior parte del pubblico in seguito all’ipertrofico successo delle opere di Metastasio e che è qui impersonata dal personaggio di Livietta, che cita a sproposito i drammi del poeta cesareo con l’accortezza di sbagliarne sempre i riferimenti.| File | Dimensione | Formato | |
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