Il mito di Galatea aveva ispirato Teocrito nell’Idillio XI ed altre riscritture seguenti ne hanno via via rigenerato il senso, da Ovidio a Luis de Góngora. In pieno Novecento, il mito in tre atti di Salvatore Quasimodo, L’amore di Galatea (1964), appositamente scritto per la musica di Michele Lizzi (1915-1972), rappresenta un traguardo non poco significativo, dopo le pregresse esperienze librettistiche di Orfeo e Billy Budd. L’incrocio fra il mito di Ulisse e Polifemo con quello dell’amore di Aci per Galatea trovano la loro significazione simbolica nello sfondo suggestivo della Sicilia classica per una nuova ripresa del mito nel pieno di uno scientismo dilagante. Quasimodo umanizzerà, attualizzandola, l’immagine di Polifemo, emblema dell’amore sofferto, mai risolto, ma poi compreso in ritardo, da Galatea. L’opera musicale, germinata su questo lavoro mitopoietico, grazie alla sapiente arte compositiva di Lizzi, il musicista-umanista, nasce dal bisogno di “poggiare l’orecchio sulla propria terra” ed auscultare i suoni del mare che accoglie, suoni liberi e nativi, custoditi dal tempo e dai millenni. La fusione simbolica della Parola quasimodiana con il Suono e il melos greco della scrittura lizziana consentì un risultato finalmente completo e multiprospettico di una leggenda che riaffermava la sua forza vitale, al di là di ogni possibile traduzione ermeneutica, davanti al farsi della scena musicale.
Rita Capodicasa (2024). Disamina analitica de L'amore di Galatea, libretto 'mitopoietico' di Salvatore Quasimodo scritto per la musica di Michele Lizzi. SINESTESIEONLINE, 13(44).
Disamina analitica de L'amore di Galatea, libretto 'mitopoietico' di Salvatore Quasimodo scritto per la musica di Michele Lizzi
Rita Capodicasa
2024-01-01
Abstract
Il mito di Galatea aveva ispirato Teocrito nell’Idillio XI ed altre riscritture seguenti ne hanno via via rigenerato il senso, da Ovidio a Luis de Góngora. In pieno Novecento, il mito in tre atti di Salvatore Quasimodo, L’amore di Galatea (1964), appositamente scritto per la musica di Michele Lizzi (1915-1972), rappresenta un traguardo non poco significativo, dopo le pregresse esperienze librettistiche di Orfeo e Billy Budd. L’incrocio fra il mito di Ulisse e Polifemo con quello dell’amore di Aci per Galatea trovano la loro significazione simbolica nello sfondo suggestivo della Sicilia classica per una nuova ripresa del mito nel pieno di uno scientismo dilagante. Quasimodo umanizzerà, attualizzandola, l’immagine di Polifemo, emblema dell’amore sofferto, mai risolto, ma poi compreso in ritardo, da Galatea. L’opera musicale, germinata su questo lavoro mitopoietico, grazie alla sapiente arte compositiva di Lizzi, il musicista-umanista, nasce dal bisogno di “poggiare l’orecchio sulla propria terra” ed auscultare i suoni del mare che accoglie, suoni liberi e nativi, custoditi dal tempo e dai millenni. La fusione simbolica della Parola quasimodiana con il Suono e il melos greco della scrittura lizziana consentì un risultato finalmente completo e multiprospettico di una leggenda che riaffermava la sua forza vitale, al di là di ogni possibile traduzione ermeneutica, davanti al farsi della scena musicale.File | Dimensione | Formato | |
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