Questa intervista è stata effettuata in due pomeriggi, quelli di giovedì 6 e venerdì 7 giugno 2024, ed è stata rivista giovedì 12 settembre 2024. Mai avrei pensato che queste sarebbero state tra le ultime occasioni di vedere in vita Bianca. Mentre scrivo questa introduzione, la mia mente viaggia indietro nel tempo a quando, da studente del terzo anno di Scienze politiche alla «Statale» di Milano, per il corso di Sociologia del lavoro conobbi Bianca Beccalli. Era il 2010 e ricordo ancora la prima lezione, interamente dedicata a The Corrosion of Character di Richard Sennett. La passione con la quale raccontava il libro, le conseguenze nel mondo del lavoro e nella vita privata, che il nuovo capitalismo comportava, mi fecero molto presto innamorare di lei e della sociologia. Infatti, fino a quel momento, nonostante avessi già dato diversi esami di sociologia, questa materia non aveva mai lasciato il segno. Senza questo incontro con Bianca, mai sarei diventato sociologo. Dopo la laurea triennale, ho proseguito il mio percorso di magistrale, e uno dei primi esami fu quello di Sociologia del lavoro e delle pari opportunità. Naturalmente, Bianca era la docente anche di questo corso. Qui, ci fu il mio primo approccio agli studi di genere. Era il 2011, e da allora non ho più abbandonato né la sociologia né i gender studies. Grazie a Daniela Falcinelli, la sua collaboratrice di quegli anni, sono entrato a far parte del gruppo di ricerca di Bianca Beccalli in «Statale», occupandomi da subito di sessualità e studi LGBT+. Ma lavorare con Bianca significava abbattere tutte le barriere e i formalismi accademici. Il «tu» era di derivazione inglese, ma un obbligo. E collaborare con Bianca voleva dire anche frequentare casa sua e le sue amicizie. Sono stato coinvolto nella sua vita così velocemente da non essermene quasi reso conto. Oggi, a distanza di dodici anni (dal mio primo giorno a casa Beccalli-Salvati, rigorosamente in questo ordine, era il 5 dicembre 2012) fatico a credere che Bianca non sia più tra noi. E allora, questa intervista, suggerita da Biagio Aragona, che ringrazio infinitamente, acquista tutto un altro significato. Non posso e non voglio definirla come un «testamento», sarebbe troppo banale, e Bianca non me lo avrebbe mai permesso. Invece, credo che questa intervista rappresenti un viaggio, che non è stato solo il viaggio di Bianca nella sociologia, italiana e internazionale, ma rappresenta il viaggio di una generazione di sociologhe e sociologi che hanno istituzionalizzato la sociologia nel nostro paese. Innanzitutto, a livello accademico, ma anche all’interno della nostra società. Senza questa generazione, dirsi sociologhe e sociologi non sarebbe possibile, né per me né per le mie colleghe e i miei colleghi. Dunque, questa intervista, che ripercorre il percorso accademico di Bianca Beccalli, serve come «pezzetto» di storia per ricostruire la nascita della sociologia in Italia. Allo stesso tempo, Bianca ha giocato un ruolo fondamentale anche nella nascita della nostra Associazione: Bianca e AIS hanno infatti un legame profondo e duraturo nel tempo. L’intervista che segue coprirà anche questo aspetto della sua vita. Nel corso degli anni, Bianca ha rilasciato diverse interviste, accademiche e «di costume», ripercorrendo così già in altre occasioni aspetti del suo percorso di vita privata e professionale. Allora, qui, ho deciso di concentrarmi su quello che era «rimasto fuori» ma che «valeva la pena» di raccontare. Quindi, questa intervista vuole essere complementare alle altre e non vuole sostituirsi a esse, anche se, giocoforza, resterà l’ultima rilasciata da Bianca. Ma chi era Bianca Beccalli? Per me Bianca è stata «maestra» tanto quanto amica. Ho già scritto che senza di lei non mi troverei nella posizione in cui sono ora, ma dal punto di vista personale, se possibile, Bianca mi ha dato molto di più. Ha rappresentato saggezza, sicurezza e conforto. Quando avevo bisogno di lei, lei c’era. E quando lei aveva bisogno di me, io c’ero. Proprio per questo, in me, e in tutte quelle e tutti quelli che l’hanno conosciuta, ammirata, e amata resterà indelebile il ricordo della sua forza, gentilezza e passione per la vita e la sociologia.

Bacio, M. (2024). Una vita per le pari opportunità. Intervista a Bianca Beccalli (Pavia, 26 ottobre 1938 – Milano, 17 ottobre 2024). SOCIOLOGIA ITALIANA(26), 243-254 [10.1485/2281-2652-202426-13].

Una vita per le pari opportunità. Intervista a Bianca Beccalli (Pavia, 26 ottobre 1938 – Milano, 17 ottobre 2024)

Bacio, Marco
2024-12-01

Abstract

Questa intervista è stata effettuata in due pomeriggi, quelli di giovedì 6 e venerdì 7 giugno 2024, ed è stata rivista giovedì 12 settembre 2024. Mai avrei pensato che queste sarebbero state tra le ultime occasioni di vedere in vita Bianca. Mentre scrivo questa introduzione, la mia mente viaggia indietro nel tempo a quando, da studente del terzo anno di Scienze politiche alla «Statale» di Milano, per il corso di Sociologia del lavoro conobbi Bianca Beccalli. Era il 2010 e ricordo ancora la prima lezione, interamente dedicata a The Corrosion of Character di Richard Sennett. La passione con la quale raccontava il libro, le conseguenze nel mondo del lavoro e nella vita privata, che il nuovo capitalismo comportava, mi fecero molto presto innamorare di lei e della sociologia. Infatti, fino a quel momento, nonostante avessi già dato diversi esami di sociologia, questa materia non aveva mai lasciato il segno. Senza questo incontro con Bianca, mai sarei diventato sociologo. Dopo la laurea triennale, ho proseguito il mio percorso di magistrale, e uno dei primi esami fu quello di Sociologia del lavoro e delle pari opportunità. Naturalmente, Bianca era la docente anche di questo corso. Qui, ci fu il mio primo approccio agli studi di genere. Era il 2011, e da allora non ho più abbandonato né la sociologia né i gender studies. Grazie a Daniela Falcinelli, la sua collaboratrice di quegli anni, sono entrato a far parte del gruppo di ricerca di Bianca Beccalli in «Statale», occupandomi da subito di sessualità e studi LGBT+. Ma lavorare con Bianca significava abbattere tutte le barriere e i formalismi accademici. Il «tu» era di derivazione inglese, ma un obbligo. E collaborare con Bianca voleva dire anche frequentare casa sua e le sue amicizie. Sono stato coinvolto nella sua vita così velocemente da non essermene quasi reso conto. Oggi, a distanza di dodici anni (dal mio primo giorno a casa Beccalli-Salvati, rigorosamente in questo ordine, era il 5 dicembre 2012) fatico a credere che Bianca non sia più tra noi. E allora, questa intervista, suggerita da Biagio Aragona, che ringrazio infinitamente, acquista tutto un altro significato. Non posso e non voglio definirla come un «testamento», sarebbe troppo banale, e Bianca non me lo avrebbe mai permesso. Invece, credo che questa intervista rappresenti un viaggio, che non è stato solo il viaggio di Bianca nella sociologia, italiana e internazionale, ma rappresenta il viaggio di una generazione di sociologhe e sociologi che hanno istituzionalizzato la sociologia nel nostro paese. Innanzitutto, a livello accademico, ma anche all’interno della nostra società. Senza questa generazione, dirsi sociologhe e sociologi non sarebbe possibile, né per me né per le mie colleghe e i miei colleghi. Dunque, questa intervista, che ripercorre il percorso accademico di Bianca Beccalli, serve come «pezzetto» di storia per ricostruire la nascita della sociologia in Italia. Allo stesso tempo, Bianca ha giocato un ruolo fondamentale anche nella nascita della nostra Associazione: Bianca e AIS hanno infatti un legame profondo e duraturo nel tempo. L’intervista che segue coprirà anche questo aspetto della sua vita. Nel corso degli anni, Bianca ha rilasciato diverse interviste, accademiche e «di costume», ripercorrendo così già in altre occasioni aspetti del suo percorso di vita privata e professionale. Allora, qui, ho deciso di concentrarmi su quello che era «rimasto fuori» ma che «valeva la pena» di raccontare. Quindi, questa intervista vuole essere complementare alle altre e non vuole sostituirsi a esse, anche se, giocoforza, resterà l’ultima rilasciata da Bianca. Ma chi era Bianca Beccalli? Per me Bianca è stata «maestra» tanto quanto amica. Ho già scritto che senza di lei non mi troverei nella posizione in cui sono ora, ma dal punto di vista personale, se possibile, Bianca mi ha dato molto di più. Ha rappresentato saggezza, sicurezza e conforto. Quando avevo bisogno di lei, lei c’era. E quando lei aveva bisogno di me, io c’ero. Proprio per questo, in me, e in tutte quelle e tutti quelli che l’hanno conosciuta, ammirata, e amata resterà indelebile il ricordo della sua forza, gentilezza e passione per la vita e la sociologia.
dic-2024
Bacio, M. (2024). Una vita per le pari opportunità. Intervista a Bianca Beccalli (Pavia, 26 ottobre 1938 – Milano, 17 ottobre 2024). SOCIOLOGIA ITALIANA(26), 243-254 [10.1485/2281-2652-202426-13].
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