Negli anni della «Ricostruzione» e del «Miracolo Economico» al ritrovato status di Palermo quale “capitale” amministrativa e politica della Sicilia, sia pure in relazione all’Autonomia Regionale, corrisponde anche la diffusa volontà di ripresa di quel ruolo propositivo relativamente alla cultura dell’arredo e delle sistemazioni d’interni che si era manifestato eccellente massimamente durante la Belle Époque. Il rilancio aziendale dello storico mobilificio Ducrot fu uno degli aspetti più eclatanti di questo orientamento: esso riguardò, infatti, la riaffermazione dell’impresa anche nel settore degli incarichi per gli arredi di sedi istituzionali pubbliche e private, di strutture alberghiere e di locali pubblici. Un settore, questo, per il quale le scelte dei progettisti dell’Ufficio Tecnico dell’impresa sono orientate ad una cauta modernità, sovente con richiami novecentisti. Già nel periodo fra il 1944 e il 1955 il mobilificio riafferma la propria propositività produttiva realizzando grandi incarichi e riattivando la rete di vendita (con magazzini a Roma in piazza Mignanelli, a Palermo in via Generale Magliocco, a Genova in via Petrarca e a Napoli in via Immacolatella Nuova). Fra gli incarichi navali di questo periodo, oltre alla trasformazione completa delle cabine e dei saloni delle navi di importanti società di navigazione (quali l’Italia, l’Adriatica e la Tirrenia), hanno particolare rilevanza gli arredi progettati dall’Ufficio Tecnico della ditta fra il 1951 e il 1956 per le motonavi Città di Tunisi, Città di Napoli, Campania Felix, Franca Costa, Lipari e Sardegna, per la turbonave Andrea Doria (1951-1953) e poi per il transatlantico Leonardo da Vinci, ultimo grande incarico assunto già in condizioni critiche d’impresa (1958-1960) ma sull’onda del formidabile successo riscosso con gli arredi del transatlantico Cristoforo Colombo (1953). L’impresa, sebbene ormai solita avvalersi del contributo anche di qualificati progettisti esterni (fra i quali, oltre ai nomi di Luigi Ciarlini e di Amedeo Luccichenti con Vincenzo Monaco, ricorrono i nomi di Bruno Munari, Gustavo Puitzer-Finali, Guglielmo Ulrich e, in ambito palermitano, di Michele Collura e Antonio Santamaura) e della collaborazione di artisti di primo piano (fra cui Edoardo Alfieri, Alberto Burri, Corrado Cagli, Giuseppe Capogrossi, Antonio Corpora, Emanuele Luzzatti, Mario Mafai, Edgardo Mannucci, Marcello Mascherini, Fausto Pirandello, Mimmo Rotella, Giuseppe Santomaso, Giulio Turcato, Emilio Vedova e Giovanni Zoncada), non perseguirà più un’originale politica culturale come nei primi tre decenni del XX secolo, limitandosi a registrare, con garbato gusto interpretativo e dosate proposte originali, gli esiti dei nuovi orientamenti della cultura della progettazione industriale. Svanito il miraggio del «Miracolo Economico» italiano inizia per la fabbrica un lungo periodo di crisi, durante il quale si tenta ancora la carta dei grossi incarichi; ma il collasso della sua struttura produttiva e ancor più di quella distributiva, ormai inadeguata ad assumere appalti considerevoli (anche per il venir meno del supporto degli istituti di credito), avrebbe progressivamente vanificano ogni tentativo di ripresa.
Sessa, E. (2024). FUNZIONALITÀ, ELEGANZA E COMFORT: IL MOBILIFICIO DUCROT E LA PRODUZIONE DI ARREDI A PALERMO NEL PERIODO DEL MIRACOLO ECONOMICO, FRA MODERNITÀ RELAZIONALE E RIAFFERMAZIONE DEL LUSSO. CERAMICA E ARTI DECORATIVE DEL NOVECENTO, 15(15), 77-104.
FUNZIONALITÀ, ELEGANZA E COMFORT: IL MOBILIFICIO DUCROT E LA PRODUZIONE DI ARREDI A PALERMO NEL PERIODO DEL MIRACOLO ECONOMICO, FRA MODERNITÀ RELAZIONALE E RIAFFERMAZIONE DEL LUSSO
Sessa, Ettore
2024-12-01
Abstract
Negli anni della «Ricostruzione» e del «Miracolo Economico» al ritrovato status di Palermo quale “capitale” amministrativa e politica della Sicilia, sia pure in relazione all’Autonomia Regionale, corrisponde anche la diffusa volontà di ripresa di quel ruolo propositivo relativamente alla cultura dell’arredo e delle sistemazioni d’interni che si era manifestato eccellente massimamente durante la Belle Époque. Il rilancio aziendale dello storico mobilificio Ducrot fu uno degli aspetti più eclatanti di questo orientamento: esso riguardò, infatti, la riaffermazione dell’impresa anche nel settore degli incarichi per gli arredi di sedi istituzionali pubbliche e private, di strutture alberghiere e di locali pubblici. Un settore, questo, per il quale le scelte dei progettisti dell’Ufficio Tecnico dell’impresa sono orientate ad una cauta modernità, sovente con richiami novecentisti. Già nel periodo fra il 1944 e il 1955 il mobilificio riafferma la propria propositività produttiva realizzando grandi incarichi e riattivando la rete di vendita (con magazzini a Roma in piazza Mignanelli, a Palermo in via Generale Magliocco, a Genova in via Petrarca e a Napoli in via Immacolatella Nuova). Fra gli incarichi navali di questo periodo, oltre alla trasformazione completa delle cabine e dei saloni delle navi di importanti società di navigazione (quali l’Italia, l’Adriatica e la Tirrenia), hanno particolare rilevanza gli arredi progettati dall’Ufficio Tecnico della ditta fra il 1951 e il 1956 per le motonavi Città di Tunisi, Città di Napoli, Campania Felix, Franca Costa, Lipari e Sardegna, per la turbonave Andrea Doria (1951-1953) e poi per il transatlantico Leonardo da Vinci, ultimo grande incarico assunto già in condizioni critiche d’impresa (1958-1960) ma sull’onda del formidabile successo riscosso con gli arredi del transatlantico Cristoforo Colombo (1953). L’impresa, sebbene ormai solita avvalersi del contributo anche di qualificati progettisti esterni (fra i quali, oltre ai nomi di Luigi Ciarlini e di Amedeo Luccichenti con Vincenzo Monaco, ricorrono i nomi di Bruno Munari, Gustavo Puitzer-Finali, Guglielmo Ulrich e, in ambito palermitano, di Michele Collura e Antonio Santamaura) e della collaborazione di artisti di primo piano (fra cui Edoardo Alfieri, Alberto Burri, Corrado Cagli, Giuseppe Capogrossi, Antonio Corpora, Emanuele Luzzatti, Mario Mafai, Edgardo Mannucci, Marcello Mascherini, Fausto Pirandello, Mimmo Rotella, Giuseppe Santomaso, Giulio Turcato, Emilio Vedova e Giovanni Zoncada), non perseguirà più un’originale politica culturale come nei primi tre decenni del XX secolo, limitandosi a registrare, con garbato gusto interpretativo e dosate proposte originali, gli esiti dei nuovi orientamenti della cultura della progettazione industriale. Svanito il miraggio del «Miracolo Economico» italiano inizia per la fabbrica un lungo periodo di crisi, durante il quale si tenta ancora la carta dei grossi incarichi; ma il collasso della sua struttura produttiva e ancor più di quella distributiva, ormai inadeguata ad assumere appalti considerevoli (anche per il venir meno del supporto degli istituti di credito), avrebbe progressivamente vanificano ogni tentativo di ripresa.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Sessa_estratto DUCROT per Ceramica e Arti Dec. - n. 15, dic. 2024.pdf
Solo gestori archvio
Tipologia:
Versione Editoriale
Dimensione
5.49 MB
Formato
Adobe PDF
|
5.49 MB | Adobe PDF | Visualizza/Apri Richiedi una copia |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.