Riciclo degli scarti di lavorazione di materiali lapidei in ottica circolare in Sicilia: barriere, limiti, sperimentazioni

In the wake of the general theme of ‘Sicilian Lithics’ between built heritage and contemporaneity, the essay proposes some reflections on the increasingly compelling need to reduce the impact of raw materials for construction, which account for 8% of the entire global system's CO2 production. Contemporary technical and technological possibilities offer a varied range of possible experiences, starting with some experimental practices that see the reuse of stone waste in recompositions of derivative materials and geocomposites, whose performance is fully comparable to the mechanical characteristics of stone building materials obtained from raw materials directly taken from nature. The widespread use of cement, due to the prevalence of reinforced concrete structures, places this material in second place among the most used materials in the world after water; this trend is destined to grow dramatically by 2050, since a halt or a drastic decrease in its use must necessarily be found with materials that can partly compensate for it, if not replace it in the future. Our continent, through some financial support including the New European Bauhaus Facility, is ready to formulate entrepreneurial bets in this sense, but it is up to us to seize the opportunity of testing and experimentation and not least the applications for urban regeneration and local economic reactivation. Through the use of innovative technologies and increasingly sustainable ecological transitions, CO2 relief for system supply chains would be achieved. With this in mind, some research and experiments show that stone waste (conspicuous in the Sicilian territory), crushed or pulverised, with the addition of appropriate binders, makes it possible to obtain good composite mixtures, whose mechanical characteristics are very satisfactory. Through an analysis of the ‘cycle of the 8Rs’, the intention was to mend the path in local and territorial terms, imagining new practices and production processes for possible support economies. Specifically in the Sicilian territory, where waste and quarry residues are very important and where the strong presence of dust and residues of volcanic paroxysms (always understood as waste) is continuous, a different use of the waste itself could be outlined and recognised as a ‘resource’, i.e. understood as generative wealth for various industrial and production processes, which could constitute a flywheel for an economically depressed territory. In conclusion, the contribution, through reference to a number of experiences, intends to contribute to promoting a line of experimental research to determine the importance of the reuse of stone waste in Sicily, which can generate products with suitable mechanical, physical and thermal characteristics in compliance with an active and proactive circular economy.

Nel solco del tema generale ‘Sicilian Lithics’ tra patrimonio costruito e contemporaneità, il saggio propone alcune riflessioni sulla scorta della sempre più cogente necessità di diminuire l’impatto nel reperimento delle materie prime per l’edilizia, che incidono sulla produzione di CO2 per l’8% dell’intero sistema globale. Le possibilità tecniche e tecnologiche contemporanee offrono un variegato ventaglio di esperienze possibili, a partire da alcune pratiche sperimentali che vedono il riuso degli scarti lapidei in ricomposizioni di materiali derivati e geocompositi, le cui prestazioni sono del tutto paragonabili alle caratteristiche meccaniche dei materiali lapidei da costruzione ricavati da materie prime direttamente sottratte alla natura. Il diffusissimo uso del cemento dovuto alla prevalenza di strutture in calcestruzzo di cemento armato, pone il questo materiale al secondo posto fra quelli più usati al mondo dopo l’acqua; tale trend è destinato a crescere vertiginosamente entro il 2050, dal momento che si deve necessariamente trovare una battuta di arresto o una diminuzione drastica nel suo uso con materiali che possano in parte compensarlo, se non sostituirlo in futuro. Il nostro continente, attraverso alcuni sostegni finanziari fra cui le New European Bauhaus Facility, è pronto a formulare scommesse imprenditoriali in tal senso, ma a sta noi coglierne l’opportunità delle verifiche e delle sperimentazioni e non ultime delle applicazioni per le rigenerazioni urbane e le riattivazioni economiche locali. Attraverso l’uso di tecnologie innovative e di transizione ecologica sempre più sostenibili si otterrebbe uno sgravio di CO2 per le filiere di sistema. In questa ottica, alcune ricerche e sperimentazioni dimostrano che gli scarti lapidei (cospicui nel territorio siciliano), frantumati o polverizzati, con l’aggiunta di opportuni leganti, consentono di ottenere buone miscele composite, le cui caratteristiche meccaniche sono assai soddisfacenti. Attraverso un’analisi del “ciclo delle 8R”, si è inteso ricucire il percorso in termini locali e territoriali, immaginando nuove pratiche e processi produttivi per economie di sostegno possibili. Nello specifico del territorio siciliano, dove i rifiuti e residui di cava sono molto importanti e dove la forte presenza di polveri e residui di parossismi vulcanici (sempre intesi come scarti) è continua, si potrebbe delineare un diverso uso degli scarti stessi e riconoscerli come ‘risorsa’, ovvero intenderli come ricchezza generativa di diversi processi industriali e produttivi, che potrebbero costituire un volano per un territorio economicamente depresso. In conclusione il contributo, attraverso il riferimento ad alcune esperienze, intende contribuire a promuovere una linea di ricerche sperimentali che addivengano alla determinazione dell’importanza del riuso degli scarti lapidei presenti in Sicilia, che, possano generare prodotti dalle adeguate caratteristiche meccaniche, fisiche e termiche nel rispetto di una economia circolare attiva e propositiva.