Un’ipotesi principale, condivisa fra i docenti che hanno condotto la sperimentazione di ricerca definita Laboratorio 34, fa da sfondo alle questioni affrontate in questo saggio. Essa consiste nell’orientare ogni ulteriore trasformazione nelle aree alle pendici del Monte Pellgrino di Palermo alla riconquista di tali luoghi urbani da parte della vegetazione. Tale quadro di fondo contiene in sé una premessa sui caratteri architettonici che in essa assume l’idea di parco. Il termine, polisemico come tutti gli operatori spaziali, mostra una rilevante mutazione di significato alla fine del Novecento, quando, in alcuni progetti fondativi della rigenerazione urbana, opera nuovi modi di relazione architettonica fra parti di sistemi che il progetto recupera e cui dà nuovo senso. In questi casi, però, il ruolo della vegetazione si indebolisce, non comparendo fra gli elementi determinanti delle scelte progettuali. L’ipotesi esplorata nella ricerca condotta e qui discussa si fonda invece sull’inversione di quest’accezione e sulla riappropriazione letterale del termine parco come grande estensione urbana in cui la vegetazione (erbacea, arbustiva, arborea) è protagonista degli indirizzi di trasformazione e principale interlocutrice di principi, caratteri e regole del progetto, in un forte e concreto rapporto con la geografia dei luoghi e il loro clima. Il testo evocherà dapprima i principali elementi distintivi del parco inteso come “il più grande edificio mai costruito”, in relazione alle proposte progettuali del 1982 di Bernard Tschumi e di OMA per il concorso dell’area de La Villette a Parigi, con cui si rifonda l’idea di parco nella disciplina alla fine del Novecento, per procedere poi ad alcune riflessioni relative al diverso approccio progettuale proposto, che ritorna ad un’idea più ampia e flessibile di parco. Qui, l’elaborazione architettonica è fondata sull’idea di estensione degli elementi naturali del sito e della sua vegetazione in particolare : una hortografia. Essa procede da un rapporto con la vegetazione che non è sfondo cromatico, elemento narrativo di interazione retorica o di contrappunto nella costruzione dei valori percettivi del luogo, ma sistema di viventi che interviene animando le scelte compositive.

Tesoriere, Z. (2024). Hortographia. In A. Sciascia (a cura di), Natura Architettura Città : riscrivere il "sacco di Palermo" (pp. 74-85). Melfi : Libria.

Hortographia

Tesoriere, Zeila
2024-01-01

Abstract

Un’ipotesi principale, condivisa fra i docenti che hanno condotto la sperimentazione di ricerca definita Laboratorio 34, fa da sfondo alle questioni affrontate in questo saggio. Essa consiste nell’orientare ogni ulteriore trasformazione nelle aree alle pendici del Monte Pellgrino di Palermo alla riconquista di tali luoghi urbani da parte della vegetazione. Tale quadro di fondo contiene in sé una premessa sui caratteri architettonici che in essa assume l’idea di parco. Il termine, polisemico come tutti gli operatori spaziali, mostra una rilevante mutazione di significato alla fine del Novecento, quando, in alcuni progetti fondativi della rigenerazione urbana, opera nuovi modi di relazione architettonica fra parti di sistemi che il progetto recupera e cui dà nuovo senso. In questi casi, però, il ruolo della vegetazione si indebolisce, non comparendo fra gli elementi determinanti delle scelte progettuali. L’ipotesi esplorata nella ricerca condotta e qui discussa si fonda invece sull’inversione di quest’accezione e sulla riappropriazione letterale del termine parco come grande estensione urbana in cui la vegetazione (erbacea, arbustiva, arborea) è protagonista degli indirizzi di trasformazione e principale interlocutrice di principi, caratteri e regole del progetto, in un forte e concreto rapporto con la geografia dei luoghi e il loro clima. Il testo evocherà dapprima i principali elementi distintivi del parco inteso come “il più grande edificio mai costruito”, in relazione alle proposte progettuali del 1982 di Bernard Tschumi e di OMA per il concorso dell’area de La Villette a Parigi, con cui si rifonda l’idea di parco nella disciplina alla fine del Novecento, per procedere poi ad alcune riflessioni relative al diverso approccio progettuale proposto, che ritorna ad un’idea più ampia e flessibile di parco. Qui, l’elaborazione architettonica è fondata sull’idea di estensione degli elementi naturali del sito e della sua vegetazione in particolare : una hortografia. Essa procede da un rapporto con la vegetazione che non è sfondo cromatico, elemento narrativo di interazione retorica o di contrappunto nella costruzione dei valori percettivi del luogo, ma sistema di viventi che interviene animando le scelte compositive.
2024
Settore CEAR-09/A - Composizione architettonica e urbana
Tesoriere, Z. (2024). Hortographia. In A. Sciascia (a cura di), Natura Architettura Città : riscrivere il "sacco di Palermo" (pp. 74-85). Melfi : Libria.
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