Introduzione: La professione infermieristica richiede che la specificità delle proprie conoscenze venga condivisa attraverso l’utilizzo di efficienti strumenti di misurazione, in grado di valutare in maniera peculiare i risultati degli interventi sanitari. Risulta quindi necessario che la documentazione venga prodotta utilizzando un linguaggio universale e standardizzato. L’obiettivo dello studio è di identificare le eventuali differenze e incongruenze tra il linguaggio utilizzato nella pratica quotidiana e la tassonomia di riferimento indicato dalle Direttive Aziendali, evidenziando il livello di accuratezza nella formulazione della diagnosi infermieristica. Materiali e Metodi: Confronto (cross mapping) delle diagnosi infermieristiche formulate in UOGI dell’AOU “Policlinico Umberto I” di Roma con quelle definite dalla tassonomia NANDA-I. L’analisi e la raccolta dei dati è stata effettuata nell’anno 2015 attraverso uno studio di coorte retrospettivo. Il campione preso in esame è di 99 cartelle cliniche e 97 diagnosi infermieristiche. Facendo riferimento al D-Catch, si è tentato di condurre un grading dei termini diagnostici ed esaminare la completezza, l’appropriatezza linguistica, nonché l’accuratezza delle diagnosi formulate, sottoponendo i dati ad analisi statistica descrittiva. Il linguaggio standardizzato a cui si è fatto riferimento è il NANDA-I. Risultati: “Rischio di infezione correlato a sede di possibile invasione di microrganismo secondaria a intervento chirurgico”, “Rischio di caduta correlato a storia di incidenti”, “Sindrome da immobilizzazione” sono le diagnosi che hanno perfettamente risposto ad un full-match e corrispondono al 9,4% del totale, mentre il 38,1% è stato identificato con un close match. Discussione: L’utilizzo di risorse quali un vocabolario standardizzato e concetti diagnostici pre-strutturati possono rendere la documentazione infermieristica sistematica, meno ridondante e in grado di tracciare perfettamente il processo assistenziale. Condurre uno studio che permetta di confrontare il linguaggio adottato con la tassonomia di riferimento consente di individuare le lacune presenti e mettere in atto nuove pratiche volte al miglioramento dell’outcome, promuovendo il corretto passaggio di informazioni.
Mariachiara Figura, L.T. (2019). L'accuratezza delle diagnosi infermieristiche: Cross Mapping in un'unità operativa a gestione infermieristica. NSC NURSING, 3, 18-25 [10.32549/OPI-NSC-28].
L'accuratezza delle diagnosi infermieristiche: Cross Mapping in un'unità operativa a gestione infermieristica
Mariachiara Figura
;
2019-01-01
Abstract
Introduzione: La professione infermieristica richiede che la specificità delle proprie conoscenze venga condivisa attraverso l’utilizzo di efficienti strumenti di misurazione, in grado di valutare in maniera peculiare i risultati degli interventi sanitari. Risulta quindi necessario che la documentazione venga prodotta utilizzando un linguaggio universale e standardizzato. L’obiettivo dello studio è di identificare le eventuali differenze e incongruenze tra il linguaggio utilizzato nella pratica quotidiana e la tassonomia di riferimento indicato dalle Direttive Aziendali, evidenziando il livello di accuratezza nella formulazione della diagnosi infermieristica. Materiali e Metodi: Confronto (cross mapping) delle diagnosi infermieristiche formulate in UOGI dell’AOU “Policlinico Umberto I” di Roma con quelle definite dalla tassonomia NANDA-I. L’analisi e la raccolta dei dati è stata effettuata nell’anno 2015 attraverso uno studio di coorte retrospettivo. Il campione preso in esame è di 99 cartelle cliniche e 97 diagnosi infermieristiche. Facendo riferimento al D-Catch, si è tentato di condurre un grading dei termini diagnostici ed esaminare la completezza, l’appropriatezza linguistica, nonché l’accuratezza delle diagnosi formulate, sottoponendo i dati ad analisi statistica descrittiva. Il linguaggio standardizzato a cui si è fatto riferimento è il NANDA-I. Risultati: “Rischio di infezione correlato a sede di possibile invasione di microrganismo secondaria a intervento chirurgico”, “Rischio di caduta correlato a storia di incidenti”, “Sindrome da immobilizzazione” sono le diagnosi che hanno perfettamente risposto ad un full-match e corrispondono al 9,4% del totale, mentre il 38,1% è stato identificato con un close match. Discussione: L’utilizzo di risorse quali un vocabolario standardizzato e concetti diagnostici pre-strutturati possono rendere la documentazione infermieristica sistematica, meno ridondante e in grado di tracciare perfettamente il processo assistenziale. Condurre uno studio che permetta di confrontare il linguaggio adottato con la tassonomia di riferimento consente di individuare le lacune presenti e mettere in atto nuove pratiche volte al miglioramento dell’outcome, promuovendo il corretto passaggio di informazioni.File | Dimensione | Formato | |
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