Al centro di molti dibattiti scientifici odierni e, soprattutto, della svolta teorica dell’Antropocene viene posta la “fragilità” della natura e ciò ha aperto prospettive di ricerca irrinunciabili per comprendere il nostro modo di vivere sul pianeta e consentirci di agire in modo responsabile. Eppure, parallelamente a questa visione, in molti altri contesti (compresi quelli scientifici) della natura si evoca la forza distruttrice: a essere esaltata è il suo rimanere “ostile”, “indomabile”, “selvaggia”. Questo cambiamento di segno è possibile a partire dalle narrazioni (e dalle retoriche) che, soprattutto nel mondo occidentale, articolano il discorso sulla natura e sulle sue spazialità ma che, ovviamente, fanno emergere il nostro posizionamento rispetto ad essa: in questo senso, quindi, si tratta di una più ampia narrazione dell’umano (quest’ultimo inteso anche come produttore e destinatario) che passa per specifiche dinamiche culturali. Nel contesto ora descritto, la letteratura sulla natura “selvaggia” rappresenta un prolifico campo di indagine utile a ricostruire retoriche e processi di testualizzazione che mettono in forma (e non solo rappresentano) spazialità della natura e agentività umana. Questo contributo, utilizzando la prospettiva della geografia culturale, intende analizzare alcuni racconti di Francisco Coloane ambientati in luoghi dove la sopravvivenza umana è messa alla prova, ossia le regioni antartiche. Nei racconti dello scrittore cileno, umano e natura si trovano in un rapporto dialettico costantemente in bilico nello sproporzionato rapporto di forze che costringe gli esseri umani a elaborare strategie di resilienza per sopravvivere ad ambienti estremi, pur nell’evitamento di una esaltazione dell’umano tout court. A partire dallo studio dei testi, questo lavoro si concentra sulle modalità narrative, e dunque culturali, che costruiscono sia l’idea di una natura “selvaggia”, sia quella di un umano che con essa si confronta quando è in gioco la sua stessa esistenza, senza dimenticare che questo approccio consente di riflettere anche sulle responsabilità dell’agire umano sulla natura.
Gaetano Sabato (2024). Narrazioni, "natura selvaggia" e resilienza. Una prospettiva geografica sui racconti di Francisco Coloane. In E. Di Giovanni (a cura di), Interstizi e percorsi narranti. Approcci interdisciplinari nella contemporaneità (pp. 77-94). Milano-Udine : Mimesis.
Narrazioni, "natura selvaggia" e resilienza. Una prospettiva geografica sui racconti di Francisco Coloane
Gaetano Sabato
2024-01-01
Abstract
Al centro di molti dibattiti scientifici odierni e, soprattutto, della svolta teorica dell’Antropocene viene posta la “fragilità” della natura e ciò ha aperto prospettive di ricerca irrinunciabili per comprendere il nostro modo di vivere sul pianeta e consentirci di agire in modo responsabile. Eppure, parallelamente a questa visione, in molti altri contesti (compresi quelli scientifici) della natura si evoca la forza distruttrice: a essere esaltata è il suo rimanere “ostile”, “indomabile”, “selvaggia”. Questo cambiamento di segno è possibile a partire dalle narrazioni (e dalle retoriche) che, soprattutto nel mondo occidentale, articolano il discorso sulla natura e sulle sue spazialità ma che, ovviamente, fanno emergere il nostro posizionamento rispetto ad essa: in questo senso, quindi, si tratta di una più ampia narrazione dell’umano (quest’ultimo inteso anche come produttore e destinatario) che passa per specifiche dinamiche culturali. Nel contesto ora descritto, la letteratura sulla natura “selvaggia” rappresenta un prolifico campo di indagine utile a ricostruire retoriche e processi di testualizzazione che mettono in forma (e non solo rappresentano) spazialità della natura e agentività umana. Questo contributo, utilizzando la prospettiva della geografia culturale, intende analizzare alcuni racconti di Francisco Coloane ambientati in luoghi dove la sopravvivenza umana è messa alla prova, ossia le regioni antartiche. Nei racconti dello scrittore cileno, umano e natura si trovano in un rapporto dialettico costantemente in bilico nello sproporzionato rapporto di forze che costringe gli esseri umani a elaborare strategie di resilienza per sopravvivere ad ambienti estremi, pur nell’evitamento di una esaltazione dell’umano tout court. A partire dallo studio dei testi, questo lavoro si concentra sulle modalità narrative, e dunque culturali, che costruiscono sia l’idea di una natura “selvaggia”, sia quella di un umano che con essa si confronta quando è in gioco la sua stessa esistenza, senza dimenticare che questo approccio consente di riflettere anche sulle responsabilità dell’agire umano sulla natura.File | Dimensione | Formato | |
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